IL PIANO

La sfida di Unilever: 30 milioni per dotare di nuove skill il 100% dei dipendenti

Accordo con i sindacati per un piano biennale che parte da 3 progetti pilota. L’Italia si candida a ottenere il massimo delle risorse. Mariano Corso: “Fabbisogno di almeno 1,1 milioni di lavoratori a cui si andranno a sommare quelli necessari per coprire le nuove professioni che emergeranno”

Pubblicato il 13 Set 2019

oznorCO

30 milioni di euro per avviare un maxi piano europeo per la formazione e il reskill del 100% della forza lavoro, nessuno escluso. Un maxi piano che vede l’Italia in pole position grazie alla firma di un accordo – unico del suo genere – con le sigle sindacali. Questa la sfida di Unilever, colosso che vanta oltre 400 fra i brand più noti nel campo del food & beverage nonché di prodotti per l’igiene e per la casa.

Al Binario F di Roma, la “cittadella” di Facebook che punta alla formare nuove competenze, azienda e sindacati hanno annunciato la firma dell’accordo che dà il via ad un ambizioso progetto di “Umanesimo digitale” che di qui ai prossimi 18-24 mesi punta a dotare di competenze innovative, quelle più in linea con i nuovi trend di mercato, tutti i dipendenti della filiale italiana. “Abbiamo deciso di coinvolgere tutti, perché la sfida digitale non esime nessuno, ed è giusto che ciascuno si doti delle skill più adatte alle proprie esigenze e alla propria funzione”, sottolinea Gianfranco Chimirri, Hr Director di Unilever Italy.

La roadmap prevede una prima fase di analisi, che si concluderà a dicembre 2019, “che mira a individuare ruoli e competenze”, per poi dare il via alla fase operativa, quella della formazione vera e propria attraverso 3 pilot, di cui due nel settore dell’alimentare e uno nel chimico. “I 30 milioni messi a disposizione a livello Europa – puntualizza il manager -saranno distribuiti sulla base dei progetti che saranno avviati nei vari Paesi. E in Italia puntiamo a ottenere tutte le risorse necessarie per dotare i nostri dipendenti di skill innovative”. La formazione sarà portata avanti attraverso percorsi “che non si limiteranno a un tot di ore ma saranno modulati sul principio della formazione continua, un work in progress gestito anche attraverso le piattaforme online o esperienze dirette sul campo”, annuncia Chimirri ricordando che “aziende come ad esempio Amazon potranno essere prese in considerazione per attivare percorsi ad hoc”.

L’accordo vede in campo Cgil-Flai, Fai.Cisl, Uila e Union Food. “Abbiamo accettato questa commessa perché vogliamo essere protagonisti del cambiamento al fianco dell’azienda”, sottolinea Sara Palazzoli, Segretaria nazionale Flai Cgil. “La digitalizzazione non va subita ma cavalcata per superare le diseguaglianze e consentire a tutti i dipendenti di essere adeguatamente formati”. Da parte sua Pietro Pellegrini, Segretario nazionale Uila Uil puntualizza che “con questo accordo diamo inizio a una nuova fase delle relazioni sindacali in cui si anticipano gli eventi”. E Roberto Benaglia, Segretario nazionale di Fai Cisl aggiunge che “si tratta di un accordo apripista che si preoccupa di arrivare in tempo restituendo un valore importante ai sindacati, spesso accusati di arrivare tardi, quando le crisi sono già in atto ed è difficile intervenire”. E Benaglia auspica anche che “questo progetto faccia da avvio a una fase di dibattito politico sulla questione delle nuove competenze nel mondo del lavoro”. Alessandro Glisenti di UnionFood auspica inoltre che “l’accordo possa essere un riferimento a livello nazionale a beneficio di tutte le aziende che si trovano a dover affrontare la sfida del reskill”.

L’avvio dell’accordo è stato anche un’occasione anche e soprattutto per fare il punto proprio sul tema del nuovo lavoro e per sgombrare il campo dagli allarmismi sulle migliaia di posti a rischio per effetto della rivoluzione digitale. “Se si tiene conto anche dei nuovi bisogni legati all’invecchiamento, si può stimare un fabbisogno emergente di lavoro equivalente a 4,7 milioni di nuovi posti di lavoro”, sottolinea Mariano Corso, docente del Politecnico di Milano nonché co-fondatore e direttore scientifico di P4I (Digital360 Group),come emerso anche dalle rilevazioni dell’Osservatorio Industria 4.0 del Politecnico di Milano. “L’aumento di produttività derivante dall’automazione potrà solo in parte colmare questo fabbisogno, con un effetto stimabile equivalente a 3,6 milioni di posti di lavoro. Resta dunque un fabbisogno di almeno 1,1 milioni di lavoratori a cui si andranno a sommare quelli necessari per coprire le nuove professioni che emergeranno”.

“La tecnologia dunque – puntualizza Corso – non rappresenta affatto un problema, ma semmai parte della soluzione. Una parte della soluzione da affiancare con azioni di accompagnamento e reskilling di sistema come quella proposta da Unilever, essenziali per cogliere la grande opportunità che la quarta rivoluzione industriale rappresenta a livello globale”.

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