Sono meno di un terzo (28%) le posizioni di leadership nel settore della tecnologia occupate da donne. Un dato destinato a peggiorare ulteriormente se non verranno messe in atto politiche ad hoc per spingere la presenza femminile nel lavoro, in particolare nelle aziende digitali. La pandemia ha infatti aggravato il gender gap nel mondo del lavoro a partire dagli stipendi: i guadagni delle donne sono diminuiti del 63% più velocemente rispetto a quello degli uomini. Un quadro a tinte fosche quello che emerge da 4 report: Boston Consulting Group, Eurochambres Women Network, Wiko, Accenture e Women20. In particolare, le professioniste chiedono formazione sul digitale, sostegno mirato, attenzione all’occupazione femminile, adeguamento duraturo del business.
Bcg: a rischio la leadership femminile
Sebbene costituiscano quasi metà (47%) della forza lavoro complessiva, le donne occupano meno di un terzo (28%) delle posizioni di leadership nel settore della tecnologia. E considerando l’impatto che il lavoro da remoto ha avuto sugli equilibri tra lavoro e vita privata specialmente per il genere femminile, la presenza di professioniste nel comparto sembra essere sempre più a rischio. Dall’indagine emerge una lezione importante: per le donne del mondo tech sono fondamentali le vittorie all’inizio della carriera.
Per il 44% delle leader del settore tecnologico, infatti, le prime promozioni sono state quelle più importanti nel percorso di carriera, mentre la stessa percentuale di uomini indica come decisive promozioni successive.
Le capacità tecniche avanzate sono fondamentali per la promozione di profili femminili, più che per quelli maschili. Tra le due parti, infatti, c’è uno scarto del 10% in questo ambito, che sottolinea una necessità maggiore per le donne di provare le proprie competenze specifiche nell’avanzamento di carriera.
L’importanza della diversity. La diversity è anche un affare: le aziende con almeno tre dirigenti donne hanno un aumento mediano del Roe superiore di 11 punti percentuali in cinque anni rispetto a quello delle aziende senza dirigenti donne. E le aziende con almeno il 30% dei dirigenti donne hanno un aumento del 15% della redditività rispetto a quelle senza dirigenti donne. Basta una sola donna in più nella leadership per aumentare il rendimento di una azienda da 8 a 13 punti base.
“Il settore tecnologico, culla del progresso, non può permettersi di lasciare indietro un tema importante come la diversity” dice Bcg che raccomanda alle donne di far conoscere le proprie ambizioni, proporsi per opportunità di promozione anche se non si soddisfano pienamente le qualifiche richieste; non smettere mai di ricercare opportunità per ampliare le proprie competenze, mantenere relazioni a lungo termine con i mentori, mettere in evidenza i propri risultati.
Eurochambres Women Network: 4 interventi per spingere l’occupazione
Secondo il coordinamento permanente presso l’associazione delle Camere di commercio europee dedicato all’imprenditoria femminile, le donne imprenditrici chiedono quattro tipologie di intervento: formazione e sostegno per cogliere la sfida del digitale; misure di supporto mirate alle loro esigenze; maggiore attenzione all’occupazione femminile; adozione di misure che non rendano vani gli sforzi compiuti durante la pandemia ma assicurino un trasformazione duratura del business. Al sondaggio ha contribuito Unioncamere con il supporto della rete dei Comitati per l’imprenditorialità femminile delle Camere di commercio, presente a “Women entrepreneurship and the pandemic: challenges and solutions 1 year on”, l’incontro promosso in vista della Giornata internazionale della donna.
Quello che sta cambiando secondo le imprenditrici, è il modello di business, che due terzi delle imprenditrici dichiara di aver adattato alle nuove esigenze, o trasferendo online i propri affari (l’ha fatto un quarto del campione), o riorganizzando i canali di vendita (19%), oppure puntando su nuovi prodotti e servizi (20%), o ancora cercando di acquisire nuovi clienti (13%). Ma la stragrande maggioranza si è trovata impreparata di fronte a questa evoluzione, dichiarando di aver intrapreso questa trasformazione con poca (52%) o addirittura nessuna (25%) competenza specifica. Cosa che ha fatto rilevare a gran voce alle imprenditrici (la segnala il 75% delle risposte) la necessità di una ulteriore formazione sulle nuove tecnologie.
Wiko: multitasking arma a doppio taglio
Il multitasking femminile è una capacità riconosciuta, ma occhio a non abusarne: con lo smart working la divisione dei compiti in casa è sbilanciata al 60% sulle donne. “I dati del nostro sondaggio evidenziano che le donne sono sempre più tech friendly e vicine al mondo della tecnologia – dichiara Morena Porta, Marketing & Communication Director di Wiko South of Europe -. Questo trend però non deve portarci ad abbassare la guardia nei confronti del gender gap in ambito lavorativo, soprattutto in ambito Stem (Science, Tech, Engineering & Math), che rimane ancora una realtà tutt’altro che equa. Secondo il sondaggio del brand franco-cinese di smartphone, effettuato sulla sua Instagram community, l’81% dei rispondenti donna ha dichiarato di sapere utilizzare con facilità i dispositivi tecnologici, smartphone incluso.
Accenture: parità di genere lontana
La pandemia ha allungato di 51 anni il raggiungimento della parità di genere: “Se non si interverrà con politiche di inclusione e valorizzazione delle donne in ambito lavorativo il raggiungimento della parità di genere potrebbe slittare dal 2120 al 2171” si legge nello studio intitolato “Se non ora, quando?” (qui il report completo) e realizzato da Accenture e Quilt.AI insieme a Women20, l’engagement group del G20 che ha l’obiettivo di garantire che il dialogo sul bilanciamento di genere sia integrato nell’agenda del G20 e che questo si traduca nelle azioni dei leader delle principali venti economie mondiali che ne prendono parte.
Dall’analisi emerge inoltre che le donne hanno il 79% di probabilità in più di essere licenziate rispetto ai colleghi maschi: una disparità spesso determinata dal fatto che la popolazione femminile è impiegata maggiormente in settori vulnerabili alla chiusura delle attività e che registra una presenza inferiore a quella maschile nei livelli più alti dei percorsi di carriera.
Per far fronte a questa situazione di grave disparità, il rapporto elenca 10 suggerimenti che, se pienamente accolti dai paesi del G20, potrebbero accelerare il progresso di inclusione di 59 anni. L’invito è stabilire, per esempio, obiettivi per l’assunzione progressive delle donne nelle organizzazioni, riconoscere il lavoro non retribuito svolto dalle donne e offrire maggiore flessibilità per ridurre il peso delle cure familiari, incentivare una formazione che offra all’universo femminile maggiori opportunità occupazionali, applicare equità retributiva, aumentare l’accesso della popolazione femminile alle tecnologie digitali.
“In questo contesto di disuguaglianza di genere le organizzazioni giocano un ruolo cruciale: sono chiamate a sviluppare e far applicare politiche attive di inclusione e di formazione che favoriscano lo sviluppo dell’occupazione femminile in un’ottica di pari opportunità”, ha dichiarato Anna Nozza, Responsabile Risorse Umane di Accenture Italia.
Lo studio rileva anche che la percentuale di posti di lavoro nelle aree del cloud computing svolta da donne è solo del 12% e che il 19% delle donne ancora oggi ritiene che le carriere Stem siano più adatte agli uomini. È dunque necessario lavorare per costruire infrastrutture tecnologiche che funzionino per le donne, spingere la partecipazione delle donne nello sviluppo di nuove tecnologie e stabilire delle linee guida sensibili alle tematiche di genere per le tecnologie più avanzate.
MotorK: nell’automotive nuove opportunità per le donne grazie alle skill digitali
Pandemia e trasformazione digitale sono i due fattori decisivi per il futuro delle concessionarie auto in Italia. Mentre il comparto della distribuzione continua ad adattarsi all’attuale contesto influenzato dal Covid-19, lo scenario in divenire offre nuove opportunità lavorative, soprattutto nei ruoli digitali emergenti e, in particolare, per le donne. Lo rileva MotorK, azienda specializzata nel digital automotive che, dall’esperienza dei percorsi formativi, annuncia dati incoraggianti: sempre più donne trovano spazio in concessionaria grazie alle competenze digitali.
Un’analisi condotta da MotorK ha rivelato infatti un aumento consistente delle figure femminili per la copertura dei ruoli manageriali correlati all’universo digitale. A confermarlo sono i dati relativi ad alcuni percorsi formativi che l’azienda ha sviluppato dal 2016 a oggi. La selezione e la formazione di donne è ormai una realtà consolidata sia per ruoli trasversali come quelli di Automotive Digital Manager (Adm) che per quello più recente e verticale di Bdc Manager.
Osservatorio Qvc: le imprenditrici italiane spingono sulle-commerce
Secondo una ricerca condotta da Osservatorio Qvc nell’anno della pandemia quasi il 43% delle italiane alla guida di un’impresa ha fatto leva principalmente sulla resilienza e oltre il 56% ha dichiarato di avere intrapreso una o più azioni specifiche per migliorare o avviare l’utilizzo del digitale, portando il proprio business su piattaforme di e-commerce o sviluppando progetti di comunicazione online.
Cinque sono gli ambiti con prevalente gestione femminile, servizi alla persona, sanità e assistenza sociale, tessile e abbigliamento, istruzione, ristorazione e servizi turistici; anche se, tra il 2015 e il 2019, si è assistito a una crescita di imprese guidate da donne nei settori più innovativi come quelli scientifico/tecnici, dell’Informatica e delle telecomunicazioni.
Ibm:serve un’azione coraggiosa sui posti di lavoro
Secondo lo studio Donne, leadership e opportunità mancate dell’Ibm Ibv, Institute Business Value, serve un’azione coraggiosa se si vuole evitare il punto di non ritorno per le donne sul posto di lavoro. Per questo, lo studio suggerisce una tabella di marcia per un progresso sostenibile basato su ciò che le organizzazioni progressiste, denominate First Mover, stanno facendo per colmare il gender gap.
Lo studio Ibm rileva che per il 70% delle aziende, colmare il gender gap non è una priorità: l’ottimismo sulla probabilità di progresso scema sempre di più, sia tra le donne che tra gli uomini; solo il 62% delle donne e il 60% degli uomini intervistati si aspettano che la propria azienda migliorerà in modo significativo il gender gap nei prossimi 5 anni; più programmi non equivalgono a più progressi: le organizzazioni hanno implementato i programmi a sostegno delle donne, ma questi non mirano a cambiare né la mentalità né la cultura aziendale, e soprattutto non colmano le disparità.