Interoperabilità tra enti pubblici titolari del sistema di certificazione delle competenze e fascicolo elettronico unico per il lavoratore: questi i pilastri della strategia del ministero del Lavoro per convalidare gli skill informali in Italia e contribuire a mettere in moto il mercato dell’occupazione. Come dichiarato dalla ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo, in audizione presso la Commissione Lavoro della Camera, “Sull’implementazione dei sistemi di convalida dell’apprendimento non formale e informale, il ministero, assieme al coordinamento delle Regioni, il ministero dell’Istruzione, il ministero dell’Università e della Ricerca, Anpal e Inapp, ha già proceduto alla stesura delle linee guida per l’interoperatività degli enti pubblici titolari del sistema nazionale di certificazione delle competenze“.
Il fascicolo elettronico unico del lavoratore
Le linee guida, ha spiegato Catalfo, permetteranno di attivare le procedure per l’identificazione, la validazione e la certificazione degli apprendimenti acquisiti in contesti non formali e informali, “con evidenti ricadute sull’occupabilità e mobilità dei giovani”.
Inoltre, la certificazione delle competenze, anche di quelle tecnologiche e digitali, avverrà anche attraverso la definizione del fascicolo elettronico unico del lavoratore, progetto presentato nell’ambito del Recovery Plan, “che integrerà in modo interoperabile i dati presenti nelle banche dati di tutti i soggetti coinvolti nella fase di ingresso al mondo del lavoro, permettendo così a imprese e operatori di fruire di informazioni certificate sui vari aspetti che riguardano i singoli cittadini”, ha proseguito la ministra.
“Questo ci permetterà di incidere anche sul preoccupante fenomeno della dispersione scolastica. Migliorando le fasi di mappatura e monitoraggio dei Neet possiamo più agevolmente identificare chi è fuori dal sistema educativo e inserirlo in programmi di istruzione e formazione”, ha detto Catalfo.
Per il lavoro più politiche attive
Nell’audizione del 22 settembre la ministra aveva già sottolineato che l’utilizzo delle risorse del Recovery Fund per rilanciare economia e occupazione è una delle priorità del governo per il potenziamento delle politiche attive, lo sviluppo delle competenze professionali, la tutela del reddito e della qualità del lavoro, il contrasto al caporalato e al sommerso, e la salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.
All’inizio di ottobre Catalfo ha firmato il decreto che istituisce il Fondo nuove competenze, uno strumento da 730 milioni di euro a sostegno delle imprese nei percorsi di riqualificazione professionale dei lavoratori. La misura è stata istituita con il decreto Rilancio e rafforzata in quello di agosto.
“Con questo Fondo ho puntato a introdurre uno strumento alternativo alla Cassa integrazione e di natura attiva, con forti benefici sia per le aziende che per i lavoratori, perché consente alle imprese (di qualunque settore e dimensione) di rimodulare temporaneamente l’orario di lavoro e di utilizzare una parte di esso per far svolgere ai suoi dipendenti attività di formazione e riqualificazione”, ha affermato la ministra. “Ciò avviene senza nessun onere per le aziende perché le ore di formazione sono totalmente a carico dallo Stato: in questo modo, le stesse beneficeranno di una riduzione del costo del lavoro. Al tempo stesso, i lavoratori possono implementare le loro competenze senza alcuna diminuzione della retribuzione, al contrario della cassa integrazione. Ma con un evidente, duplice vantaggio – economico e formativo – rispetto al normale sistema degli ammortizzatori sociali”.
Adeguare le competenze all’era digitale
“Con questa misura prende corpo il primo pilastro del Piano nazionale per le nuove competenze, uno dei progetti cardine per il rilancio del mercato del lavoro che sto predisponendo in vista del Recovery Plan e che vede, fra le sue principali direttrici, proprio le politiche attive e la formazione”, ha detto la ministra. “Occorre adeguare le competenze dei lavoratori alle nuove esigenze delle imprese, soprattutto quelle legate agli investimenti green e nel digitale con i quali intendiamo accompagnare la rigenerazione del sistema produttivo del nostro Paese. L’Italia riparte dal suo capitale umano”.