L’Italia raccoglie le indicazioni che arrivano dalla Comunità europea in tema di lavoratori delle piattaforme digitali: è pronta infatti una proposta di riforma organica che va oltre le norme varate nei mesi scorsi a tutela dei rider. Una normativa in linea con la direttiva Ue, ancora in corso di negoziato, che ha già avuto il pare positivo di tutti i ministeri italiani competenti e attende ora un passaggio in Consiglio dei ministri. Lo ha annunciato il ministro del Lavoro, Andrea Orlando nel corso dell’incontro del “Transnational aspects of platform work” promosso dall’Autorità Europea del Lavoro con il ministero del Lavoro e la Spagna, alla presenza della ministra spagnola del Lavoro Yolanda Diaz, del Commissario europeo per il Lavoro, Nicolas Schmit, e del direttore esecutivo Ela, Cosmin Boiangiu. Orlando ha spiegato l’impegno con cui l’Italia cerca di far fronte alle grandi trasformazioni tecnologiche, piattaforme digitali, intelligenza Artificiale e algoritmi predittivi che stanno trasformando radicalmente non soltanto gli strumenti di lavoro, ma finiscono con il ridefinire i processi produttivi e l’organizzazione delle imprese e del lavoro.
Se da un lato infatti, ha avvertito Orlando, “le piattaforme digitali ed algoritmi creano opportunità e possono facilitare l’ingresso nel mercato del lavoro, soprattutto per alcuni gruppi più vulnerabili dai disoccupati di lungo periodo, donne, persone con disabilità, ai neet, allo stesso tempo sollevano una serie di quesiti legati all’informalità del rapporto che espone i lavoratori digitali a maggiori problemi di continuità lavorativa e reddituale e di accesso a strumenti di protezione sociale e di contrattazione collettiva”.
L’ultimo monitoraggio effettuato sulle comunicazioni obbligatorie previsto dalle nome sui rider, infatti, segnalano nel solo mese di maggio, riferisce ancora il ministro, oltre 3 milioni di segnalazioni di prestazioni di lavoro tramite piattaforma, che corrispondono ad oltre 30mila lavoratori, dalla subordinazione alla prestazione occasionale.
La proposta di disegno di legge stabilisce dunque “un quadro giuridico chiaro finalizzato a facilitare l’accertamento della corretta qualificazione dei lavoratori intermediati dalle piattaforme ed estende ai lavoratori autonomi in condizioni di vulnerabilità una serie di tutele, già previste per i riders in materia di disciplina antidiscriminatoria, salute e sicurezza sul lavoro e copertura assicurativa contro gli infortuni e le malattie professionali”, ha chiarito il ministro.
Il provvedimento del governo italiano ,inoltre, prevede la designazione di una persona responsabile del monitoraggio delle decisioni automatizzate, introducendo l’approccio cosiddetto ”human-in-command” obbligando la piattaforma a modificare i parametri dei sistemi algoritmici se fosse accertata una violazione dei diritti dei lavoratori.
“La tutela del lavoro e dei lavoratori è la misura della partecipazione democratica e della capacità di inclusione sociale di un Paese. Le grandi trasformazioni tecnologiche e il progresso hanno una portata in grado di sovvertire gli equilibri economici e sociali, e la rivoluzione digitale che oggi attraversiamo non è da meno”, ha concluso Orlando.
La proposta della Ue
Lo scorso dicembre la Commissione europea ha proposto una serie di misure volte a migliorare le condizioni di lavoro nel lavoro mediante piattaforme digitali e a sostenere la crescita sostenibile delle piattaforme di lavoro digitali nell’Ue.
Le nuove norme garantiranno che le persone che lavorano mediante piattaforme di lavoro digitali possano godere dei diritti e delle prestazioni sociali loro spettanti. Esse beneficeranno inoltre di una protezione aggiuntiva per quanto riguarda l’uso della gestione algoritmica (ossia di sistemi automatizzati che affiancano o sostituiscono le funzioni dirigenziali sul luogo di lavoro). Un insieme comune di norme dell’UE garantirà una maggiore certezza del diritto, consentendo così alle piattaforme di lavoro digitali di trarre pieno vantaggio dal potenziale economico del mercato unico, e condizioni di parità.
Nell’ambito del pacchetto odierno, la Commissione propone:
- una comunicazione che definisce l’approccio e le misure dell’UE sul lavoro mediante piattaforme digitali. Queste ultime sono integrate da azioni che le autorità nazionali, le parti sociali e altri soggetti interessati dovrebbero adottare al loro livello. La comunicazione mira inoltre a gettare le basi per lavorare a future norme globali per un lavoro di alta qualità mediante piattaforme digitali;
- una proposta di direttiva relativa al miglioramento delle condizioni di lavoro nel lavoro mediante piattaforme digitali, che comprende misure volte a determinare correttamente la situazione occupazionale delle persone che lavorano mediante piattaforme di lavoro digitali e nuovi diritti per i lavoratori subordinati e autonomi per quanto riguarda la gestione algoritmica;
- un progetto di orientamenti che chiariscono l’applicazione del diritto dell’UE in materia di concorrenza ai contratti collettivi dei lavoratori autonomi individuali che cercano di migliorare le loro condizioni di lavoro, compresi coloro che lavorano mediante piattaforme di lavoro digitali
L’impatto sulla qualità dell’occupazione
La proposta di direttiva mira a garantire che la situazione occupazionale delle persone che lavorano mediante piattaforme di lavoro digitali corrisponda, a livello giuridico, ai loro effettivi contratti lavorativi. Essa prevede un elenco di criteri di controllo volti a determinare se la piattaforma è un “datore di lavoro”. Nei casi in cui la piattaforma soddisfa almeno due di tali criteri, giuridicamente si presume che essa sia un datore di lavoro. Le persone che lavorano mediante tali piattaforme godrebbero quindi dei diritti sociali e dei lavoratori che derivano dalla condizione di “lavoratore subordinato”. Per coloro che sono riclassificati come lavoratori subordinati, ciò significa il diritto a un salario minimo (laddove esista), alla contrattazione collettiva, a un orario di lavoro e alla tutela della salute, a ferie retribuite o a un migliore accesso alla protezione contro gli infortuni sul lavoro, alle prestazioni di disoccupazione e di malattia, nonché alle pensioni di vecchiaia contributive. Le piattaforme avranno il diritto di contestare o “confutare” questa classificazione, con l’onere di dimostrare che non esiste un rapporto di lavoro a loro carico. I criteri chiari proposti dalla Commissione consentiranno alle piattaforme di beneficiare di una maggiore certezza del diritto e una riduzione dei costi delle controversie e faciliteranno la pianificazione aziendale.
La gestione degli algoritmi
La direttiva aumenta la trasparenza nell’uso degli algoritmi da parte delle piattaforme di lavoro digitali, garantisce il monitoraggio umano del rispetto delle condizioni di lavoro e conferisce il diritto di contestare le decisioni automatizzate. Questi nuovi diritti saranno concessi sia ai lavoratori subordinati sia ai veri lavoratori autonomi.
Tracciabilità delle piattaforme
Spesso le autorità nazionali hanno difficoltà ad accedere ai dati relativi alle piattaforme e alle persone che lavorano mediante le stesse. Ciò è ancora più difficile quando le piattaforme operano in più Stati membri, con conseguenti difficoltà a stabilire dove venga svolto il lavoro e da chi.
La proposta della Commissione porterà a una maggiore trasparenza per quanto riguarda le piattaforme, chiarendo gli obblighi esistenti di dichiarare il lavoro alle autorità nazionali e chiedendo alle piattaforme di mettere a disposizione delle autorità nazionali informazioni chiave sulle loro attività e sulle persone che lavorano mediante esse.
La Commissione ha dunque invitato gli Stati membri, le parti sociali e tutti i soggetti interessati a proporre misure per migliorare le condizioni di lavoro nel lavoro mediante piattaforme digitali. L’obiettivo è sfruttare i vantaggi della trasformazione digitale e proteggere l’economia sociale di mercato europea.