RAPPORTO CENSIS-EUDAIMON

Robot e Ai, l’85% dei lavoratori italiani teme il peggio

Sette milioni i cittadini che hanno paura di perdere il posto. Gli operai i più preoccupati dall’avvento della fabbrica intelligente. Ma per gli esperti opportunità enormi: chi lavora nei settori tecnologici guadagna il doppio degli altri

Pubblicato il 06 Feb 2020

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Sono sette milioni i lavoratori italiani che hanno paura di perdere il posto di lavoro a causa dei robot e dell’intelligenza artificiale, cioè delle nuove tecnologie. In particolare, più si scende nella piramide aziendale, più crescono le paure: esse, infatti, sono fortemente correlate al tipo di lavoro svolto e al ruolo ricoperto in azienda, con gli operai molto più convinti che avranno un peggioramento della qualità del proprio lavoro. Infatti, quasi un operaio su due vede il proprio lavoro a rischio. Lo dicono alcuni dei principali risultati del terzo rapporto Censis-Eudaimon sul welfare aziendale. È la fotografia di un mercato del lavoro “spaventato” dal cambiamento.

L’85% dei lavoratori esprime una qualche paura o preoccupazione per l’impatto atteso della rivoluzione tecnologica e digitale (il dato supera l’89% tra gli operai). Per il 50% si imporranno ritmi di lavoro più intensi, per il 43% si dilateranno gli orari di lavoro, per il 33% (il 43% tra gli operai) si lavorerà peggio di oggi, per il 28% (il 33% tra gli operai) la sicurezza non migliorerà.

Secondo il rapporto i lavoratori in generale sono rassegnati a buste paga più leggere, minori protezioni e maggiori conflitti. Il 70% dei lavoratori (il 74% degli operai) teme la riduzione di redditi e tutele sociali. Per il 58% (il 63% tra gli operai) in futuro si guadagnerà meno di oggi. E per il 50% si avranno minori tutele, garanzie e protezioni.

È molto forte anche il timore di nuovi conflitti in azienda: per il 52% dei lavoratori (il 58% degli operai) sarà più difficile trovare obiettivi comuni tra imprenditori, manager e lavoratori. Ci sono anche aree che viaggiano a una velocità diversa. Chi lavora nei settori tecnologici infatti guadagna il doppio degli altri. Fatto 100 lo stipendio medio italiano, nei settori tecnologici il valore sale a 184,1, mentre negli altri comparti scende a 93,5. Sono i numeri di una disuguaglianza salariale in atto nelle aziende italiane che convive con le paure dei lavoratori e certifica l’esistenza di un gap tra chi oggi lavora con le nuove tecnologie e chi no.

Secondo gli studiosi il welfare aziendale può mitigare le disuguaglianze. Guardando al futuro, il 54% dei lavoratori è convinto che gli strumenti di welfare aziendale potranno migliorare il benessere in azienda. E in vista dell’arrivo di robot e intelligenza artificiale, il welfare aziendale viene annoverato tra le cose positive che si possono ottenere in un futuro immaginato con meno lavoro, meno reddito e minori tutele.

IL RAPPORTO CENSIS-EUDAIMON

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