“Non possiamo imporre a tutta Italia di non andare il lavoro ma possiamo incentivare il ricorso allo smart working”. Così la ministra della PA Fabiana Dadone, intervistata da radio Capital, ha escluso la chiusura totale degli uffici pubblici per contrastare la diffusione del Coronavirus, spingendo invece su forme di lavoro agile.
“In questo momento tutte le decisioni vengono prese con la dovuta attenzione, siamo sempre assistiti dal comitato scientifico, ci facciamo aiutare nella presa delle decisioni – ha spiegato Dadone – è una situazione nuova anche per noi, non è facile per tutti e non è facile per noi prendere misure drastiche. Stiamo cercando di prendere misure in maniera scaglionata; negli 11 comuni nell’area rossa sono stati chiusi tutti gli uffici, dove c’è una quarantena forzata è chiaro che un dipendente pubblico come uno privato non possa andare al lavoro. Ma non possiamo imporre a tutta Italia di rimanere chiusa e bloccare completamente il Paese”.
“Per questo motivo – ha sottolineato – ho spinto molto con la circolare sullo smart working, per permettere non di tenere necessariamente aperto l’ufficio al pubblico per limitare i contagi ma di riorganizzare il lavoro per permettere che i servizi di back office che si fanno al di la’ dello sportello possono essere seguiti da casa”. Per ora quindi non si parla di chiusura degli uffici – ha ribadito rispondendo alle domande – e i dipendenti pubblici “possono mostrare il tesserino e possono muoversi”.
Cosa prevede la circolare sullo smart working
La circolare che mira a rendere il lavoro agile strutturale negli uffici pubblici fornisce alcuni chiarimenti sulle modalità di implementazione delle misure normative (direttiva sullo Smart working e Telelavoro n.3/2017 prevista dalla Riforma Madia del 2015) e sugli strumenti, anche informatici, a cui le pubbliche amministrazioni possono ricorrere per incentivare il ricorso a modalità più adeguate e flessibili di svolgimento della prestazione lavorativa.
Ecco i dettagli.
Disciplina per la promozione della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro nelle PA
L’articolo 14 della legge 7 agosto 2015, n. 124 ha disposto l’obbligo per le amministrazioni pubbliche di adottare misure organizzative volte a fissare obiettivi annuali per l’attuazione del telelavoro. La disposizione prevede che l’adozione delle misure organizzative e il raggiungimento degli obiettivi costituiscano oggetto di valutazione nell’ambito dei percorsi di misurazione della performance organizzativa e individuale all’interno delle amministrazioni pubbliche.
Le PA, inoltre, adeguano i propri sistemi di monitoraggio e controllo interno, individuando specifici indicatori per la verifica dell’impatto sull’efficacia e sull’efficienza dell’azione amministrativa, nonché sulla qualità dei servizi erogati, delle misure organizzative adottate in tema di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro dei dipendenti, anche coinvolgendo i cittadini, sia individualmente, sia nelle loro forme associative.
La direttiva smart working del 2017 – follow up di quanto previsto dalla legge Madia – definisce, invece, gli indirizzi per l’attuazione delle misure e linee guida contenenti le indicazioni metodologiche per l’attivazione del lavoro agile, gli aspetti organizzativi, la gestione del rapporto di lavoro e le relazioni sindacali, le infrastrutture abilitanti per il lavoro agile, la misurazione e valutazione delle performances, la salute e la sicurezza sul lavoro.
Ora per effetto delle modifiche apportate al richiamato articolo 14 della legge n. 124 del 2015 dal recente decreto-legge 2 marzo 2020, n. 9, recante “Misure urgenti di sostegno per famiglie, lavoratori e imprese connesse all’emergenza epidemiologica da Covid-19”, è superato il regime sperimentale dell’obbligo per le amministrazioni di adottare misure organizzative per il ricorso a nuove modalità spazio-temporali di svolgimento della prestazione lavorativa con la conseguenza che la misura opera a regime. Inoltre le nuove regole inviat le PA a potenziare il ricorso al lavoro agile, individuando modalità semplificate e temporanee di accesso alla misura con riferimento al personale complessivamente inteso, senza distinzione di categoria di inquadramento e di tipologia di rapporto di lavoro. Sono inoltre previste misure normative volte a garantire, mediante Consip, l’acquisizione delle dotazioni informatiche necessarie alle pubbliche amministrazioni al fine di poter adottare le misure di lavoro agile per il proprio personale.
Misure di incentivazione
Tra le misure e gli strumenti, anche informatici, a cui le pubbliche amministrazioni possono ricorrere per incentivare l’utilizzo di modalità flessibili di svolgimento a distanza della prestazione lavorativa, si evidenzia limportanza:
- del ricorso, in via prioritaria, al lavoro agile come forma più evoluta anche di flessibilità di svolgimento della prestazione lavorativa, in un’ottica di progressivo superamento del telelavoro;
- dell’utilizzo di soluzioni “cloud” per agevolare l’accesso condiviso a dati, informazioni e documenti;
- del ricorso a strumenti per la partecipazione da remoto a riunioni e incontri di lavoro (sistemi di videoconferenza e call conference);
- del ricorso alle modalità flessibili di svolgimento della prestazione lavorativa anche nei casi in cui il dipendente si renda disponibile ad utilizzare propri dispositivi, a fronte dell’indisponibilità o insufficienza di dotazione informatica da parte dell’amministrazione, garantendo adeguati livelli di sicurezza e protezione della rete secondo le esigenze e le modalità definite dalle singole pubbliche amministrazioni;
- dell’attivazione di un sistema bilanciato di reportistica interna ai fini dell’ottimizzazione della produttività anche in un’ottica di progressiva integrazione con il sistema di misurazione e valutazione della performance.
Monitoraggio
Le amministrazioni sono tenute ad adottare tutte le iniziative necessarie all’attuazione di progetto di lavoro agile, curando e implementando il sistema di monitoraggio previsto nella direttiva per una valutazione complessiva dei risultati conseguiti in termini di obiettivi raggiunti nel periodo considerato e/o la misurazione della produttività delle attività svolte dai dipendenti.
“E’ importante ricordare che nella stessa direttiva si precisa che le amministrazioni, tramite apposito atto di ricognizione interna – evidenzia la ministra – individuano le attività che non sono compatibili con le innovative modalità spazio-temporali di svolgimento della prestazione lavorativa, tenendo sempre presente l’obiettivo di garantire, a regime, ad almeno il 10 per cento del proprio personale, ove lo richieda, la possibilità di avvalersi di tali modalità”.
“Considerato il tempo trascorso dall’entrata in vigore della legge n. 124 del 2015 è auspicabile che, in esito al monitoraggio, le amministrazioni, nell’esercizio dei poteri datoriali e della propria autonomia organizzativa- spiega la ministra Dadone – verifichino la sostenibilità organizzativa per l’ampliamento della percentuale di personale che può avvalersi delle modalità flessibili di svolgimento della prestazione lavorativa, tra cui in particolare il lavoro agile, anche ricorrendo alle misure di incentivazione sopra descritte”.
Il monitoraggio da parte del Dipartimento della funzione pubblica è finalizzato a verificare gli effetti delle misure normative, anche al fine di eventuali interventi integrativi o modificativi sulla disciplina di riferimento e sulla direttiva n. 3 del 2017.