La direttiva Dadone sullo smart working non resti un provvedimento straordinario. L’appello arriva da Gianni Dominici, direttore generale di FPA, società del gruppo Digital360 all’indomani del varo del provvedimento varato per arginare l’emergenza Coronavirus.
“La Direttiva Dadone che incoraggia le pubbliche amministrazioni a potenziare il ricorso al lavoro agile è un provvedimento positivo non soltanto per arginare l’emergenza Coronavirus ma anche perché potrebbe accelerare la diffusione dello smart working e dello smart learning nel settore pubblico – spiega Dominici – Per essere davvero una svolta, però, non deve restare una misura di emergenza, ma diventare un modello da sperimentare e applicare anche in tempi ordinari e inserirsi in un progetto più ampio di rinnovamento della PA, in cui l’utilizzo delle tecnologie smart è solo un elemento”.
“Questo momento di crisi – continua Dominici – può essere un’occasione per comprendere tutte le potenzialità del lavoro e della formazione agile, ma tutti i benefici si potranno manifestare soltanto se si proseguirà su questa strada anche dopo che l’emergenza sarà passata”.
Secondo l’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, lavorare in modalità smart migliorerebbe l’equilibrio fra vita professionale e privata dei dipendenti pubblici, porterebbe un maggior benessere organizzativo e aumenterebbe la produttività e la qualità de lavoro. Eppure soltanto il 16% delle PA ha avviato progetti strutturati di Smart Working, ben 4 amministrazioni su 10 non hanno attivato alcuna iniziativa, il 31% è incerto e il 7% addirittura disinteressato. Appena il 12% dei lavoratori pubblici, inoltre, è coinvolto in queste iniziative.
“La spinta normativa è importante, ma deve essere accompagnata da un cambiamento culturale e di mentalità – conclude Dominici – Oggi le tecnologie digitali consentono di lavorare e formarsi in qualunque luogo e in qualunque momento della giornata, aumentando la produttività e la possibilità di gestire in autonomia il proprio lavoro e il proprio percorso di apprendimento continuo. I vantaggi sono numerosi – dalla responsabilizzazione e motivazione dei dipendenti alla riorganizzazione degli spazi, passando per una maggiore flessibilità – ma ancora non del tutto conosciuti e compresi. Affinché la PA sia smart non soltanto nei momenti straordinari, bisogna lavorare sulla consapevolezza e sulla formazione di lavoratori e manager pubblici”.
Cosa prevede la direttiva Dadone
Spinta sul lavoro agile in favore del personale complessivamente inteso e sul lavoro flessibile con un occhio di riguardo per i dipendenti delle PA affetti da patologie pregresse, che usano i trasporti pubblici o che hanno carichi familiari ulteriori connessi alle eventuali chiusure di asili e scuole dell’infanzia. Sono questi i contenuti principali della direttiva emanata dalla Funzione pubblica emanata alle PA per affrontare l’emergenza coronavirus.
“Siamo di fronte a un documento di indirizzo che forniamo alle amministrazioni a tutela di lavoratori e cittadini – spiega la ministra della PA, Fabiana Dadone – Stiamo mettendo in atto tutte le misure che servono a bilanciare l’imprescindibile esigenza di proteggere la salute e garantire la sicurezza nei luoghi di lavoro con la necessità di mandare avanti la complessa macchina dello Stato e di assicurare i servizi essenziali, di cui il Paese ha comunque bisogno. Ma stiamo anche lavorando a una norma che possa dare piena protezione professionale ai dipendenti della Pa che saranno costretti ad assentarsi per cause di forza maggiore. Andiamo avanti con decisione e razionalità per rispondere al meglio all’epidemia da coronavirus”.
La direttiva introduce, per questo momento di emergenza, una preferenza per riunioni, convegni e momenti formativi svolti con modalità telematiche che possono sostituire anche gran parte delle missioni nazionali e internazionali, escluse quelle strettamente indispensabili.
Previste anche misure organizzative ad hoc per le prove concorsuali, in modo da evitare un’eccessiva vicinanza tra i candidati e il rafforzamento della pulizia e dell’aerazione dei locali di lavoro, ma anche una maggiore dotazione di presidi di igiene e, soltanto per specifiche attività e laddove l’autorità sanitaria lo prescriva, di protezione individuale come mascherine e guanti monouso. Infine, diffusione del decalogo di regole di comportamento utili alla sicurezza dei pubblici dipendenti e dell’utenza.
“I datori di lavoro pubblico che non insistono sulle aree coinvolte nell’emergenza portano avanti la loro attività e continuano a erogare i servizi in modo regolare”, si legge nel provveidmento che potrà comunque essere integrato o modificato in ragione dell’evoluzione dell’emergenza sanitaria.