In Italia i mobile worker sono circa 7 milioni (su 22 milioni di occupati) ed entro il 2022 diventeranno 10 milioni. È quanto stima la società di analisi Idc secondo cui però il nostro Paese è attualmente sotto la media europea e non raggiungerà le best practice continentali nemmeno di qui ai prossimi 4 anni. Dalle rilevazioni Idc risulta infatti che in Europa Occidentale i mobile worker cresceranno con un tasso composto medio annuo del +3,6%, passando da 103 milioni di individui nel 2017 a 123 milioni nel 2022. Sull’intera popolazione europea (Europa Occidentale) dei lavoratori, che nel 2022 Idc stima arriverà a quasi 190 milioni di individui, i mobile worker incideranno quindi per il 65%, nove punti percentuali in più rispetto al 2017 (56%). L’ Italia con i suoi 7 milioni di mobile worker corrispondenti al 32% dei lavoratori si piazza dunque sotto la media del 56% dell’Europa Occidentale.
“Il paradigma Digital Workspace oggi sostituisce quello della postazione fisica di lavoro: il focus si sposta su chi sei-cosa fai rispetto al quando entri-quando esci-dove sei”, sottolinea Daniele Rao, Senior Director Research and Consulting di Idc Italia. “In ambienti sempre più popolati da lavoratori in movimento e device e app intelligenti, le postazioni fisiche di lavoro tendono ormai a essere sostituite dalle cosiddette piattaforme di Digital Workspace, ovvero spazi di lavoro online dove ogni individuo può accedere in maniera univoca alle proprie informazioni di lavoro indipendentemente dal luogo, dal momento o dal dispositivo utilizzato”. Nelle piattaforme di Digital Workspace – evidenzia la società di analisi – stanno inoltre confluendo e si stanno integrando tecnologie in grado di cambiare e migliorare il modo di lavorare offrendo a imprese e utenti maggiore focalizzazione sulle attività e sul business aziendale, connettività always on – fuori e dentro l’azienda e su tutti i device – e aumento delle capacità operative e sensoriali di molte tipologie di lavoratori.
A livello tecnologico, la sempre più spinta digitalizzazione del posto di lavoro sta portando le piattaforme UCC (Unified Communication and Collaboration) a integrare processi di mobilità, collaborazione e social, nonché a sviluppare funzioni di smart building, preparandosi a diventare soluzioni integrate di business process management. Nelle aziende stanno sparendo le postazioni individuali e si stanno moltiplicando gli spazi per la collaborazione (meeting room, sale attrezzate per videoconferenza). I dispositivi e le soluzioni per la comunicazione wireless indoor e outdoor stanno inoltre diventando l’infrastruttura di base del sistema delle comunicazioni aziendali. Sul fronte degli utenti finali, accanto ai più tradizionali device mobili (smartphone, tablet e notebook ultraslim) stanno arrivando nuovi dispositivi che estenderanno il concetto di “smart working” a “intelligent working” e “augmented worker performance”: visori e strumenti capaci di liberare le mani di molti lavoratori così come assistenti virtuali in grado di consigliare gli utenti o addirittura di prendere decisioni in autonomia.
Indubbiamente – segnala però la società di analisi – con il crescere della forza lavoro mobile aumenterà la complessità degli ambienti tecnologici da gestire e si moltiplicheranno i fronti relativi alla sicurezza del patrimonio informativo aziendale e alla privacy dei lavoratori e degli attori della business community. “Le piattaforme di Digital Workspace che offrono la centralizzazione della gestione dello spazio di lavoro fisico e virtuale diventano perciò essenziali per mantenere il controllo sugli asset aziendali, ottenere una migliore produttività e anche una più alta qualità dell’esperienza lavorativa delle persone”.