IL REPORT

Smart working “new normal” nelle Tlc: “Ma servono più regole”

L’87% dei dipendenti, inclusi quelli di media e adv, chiede l’adozione a regime nel post-pandemia, secondo la fotografia scattata da Uilcom e Variazioni. Ugliarolo: “Ora affrontare il nodo del diritto alla disconnessione”

Pubblicato il 05 Feb 2021

smart home- smart working

Sì allo smart working anche nel post pandemia per l’87% dei lavoratori nelle comunicazioni: Tlc, Ict, Tv e Radio, informazione, pubblicità. Ma servono più autonomia e regole, diritto alla disconnessione, innovazione tecnologica, e un ruolo più rilevante del sindacato nella gestione del lavoro del futuro. E’ la fotografia scattata da Uilcom nazionale in partnership con Variazioni sul rapporto fra lavoro agile e lavoratori del comparto comunicazione e presentata dall’Unione Italiana Lavoratori della Comunicazione nel corso dell’evento  “Smart working, quale futuro? La ricerca di Uilcom per il lavoro che verrà”.

Nuovi modelli organizzativi aziendali

Stando al report per il 73% dei lavoratori lo smart working influirà sull’innovazione dei modelli organizzativi aziendali. Il 77% ritiene che la propria attività sia totalmente o in prevalenza “smartizzabile”: il 58% lavorerebbe da casa tutti i giorni della settimana, tanto da vivere con preoccupazione il ritorno in ufficio. Il 65% dei lavoratori afferma di aver vissuto con difficoltà il ritorno in ufficio a seguito della prima fase emergenziale, un po’ per timore del contagio e, per il 51% per motivi di conciliazione legato alla gestione della famiglia o alla gestione della mobilità casa lavoro.

Rispetto al vissuto dell’esperienza emergenziale, la metà dei lavoratori afferma di essersi organizzato bene ed aver gestito senza o con pochi problemi la sovrapposizione degli impegni professionali con quelli domestici.  Il 20% degli intervistati afferma di aver lavorato di più del dovuto, per il 93% la qualità del lavoro è aumentata o rimasta costante, l’83% giudica che sia aumentata o rimasta costante anche la qualità della vita.

Lavoratori comunicazione più “tecnologici”

Rispetto agli altri tipi di lavoratori il comparto comunicazione presenta peculiarità: migliore rapporto con le tecnologie e facilità nell’adozione di nuove procedure. Ma la capacità organizzativa e l’autonomia nell’organizzazione del lavoro sono risultati elementi da rafforzare. Valutazioni che evidenziano il bisogno di più formazione e l’identificazione di regole più chiare. Più che in altri settori, i lavoratori nell’industria della comunicazione, considerano il proprio lavoro “smartizzabile” tanto che potendo scegliere, estenderebbero lo smart working anche oltre i 3 giorni alla settimana, dato che negli altri settori non supera i due.

Il 61% inoltre ritiene che nella progettazione di nuove policy aziendali serva il coinvolgimento del sindacato: sviluppo di competenze e tecnologie digitali e comunicative, adozione di policy per regolamentare l’eccesso di reperibilità, una migliore organizzazione e programmazione del lavoro per aumentare autonomia nell’organizzazione del lavoro fra gli obiettivi.

Ugliarolo: “Ora affrontare i nodi”

“Ringraziamo per l’ampia partecipazione alla ricerca i lavoratori e le lavoratrici del settore  – dichiara Salvo Ugliarolo, Segretario Generale di Uuilcom – la loro voce si è espressa all’unisono da tutte le regioni d’Italia, permettendoci di conoscere luci e ombre dello smart working e proiettarle nel futuro. Facciamo tesoro dell’esperienza vissuta e raccontata in questa indagine, che include l’analisi del vissuto del lavoro in emergenza e del successivo “ritorno” in ufficio, per pensare allo smart working, elemento centrale nei tavoli di contrattazione, come strumento che innova il ruolo di rappresentanza e i modelli organizzativi aziendali a beneficio di tutto il comparto”.

Secondo Ugliarolo “è arrivato il momento di entrare nel merito dello smart working e tracciare le coordinate di base per ripensare il lavoro del domani, affrontando temi non più procrastinabili come la sostenibilità, la flessibilità del lavoro e il diritto alla disconnessione; tutto ciò rappresenta alcune delle sfide del prossimo periodo post-covid; ci aspetta il compito, insieme alle nostre controparti, di ridisegnare un nuovo modello di lavoro che tenga sicuramente conto di ciò che responsabilmente abbiamo fatto in questi mesi difficili. Come sindacato, pensiamo si dovrà in futuro sviluppare un confronto che possa trovare un equilibrio tra l’organizzazione del lavoro pre-pandemia con ciò che è scaturito durante tutto il 2020 in particolar modo per la tutela della salute di chi lavora”.

Aziende e lavoratori, serve ricetta win-win

“La ricerca sui lavoratori Uilcom arricchisce e conferma i dati che abbiamo raccolto come Variazioni su un campione misto complessivo di 40.000 rispondenti – spiega Arianna Visentini Ceo e fondatrice di Variazioni – I lavoratori non solo hanno scoperto che si può lavorare e bene anche in un altro modo, fuori dall’ufficio, ma hanno acquisito una nuova consapevolezza del valore dei propri ruoli nella vita privata e della possibilità di conciliarli con la vita professionale. Le aziende dovranno trovare la quadra insieme ai lavoratori e ai loro rappresentanti, se vorranno coinvolgere le persone evitando di impattare negativamente sulla motivazione dei propri collaboratori.  Quale sarà la formula per il lavoro del futuro dunque? Non esistono ricette scritte, ci sono aree di miglioramento, come il diritto alla disconnessione, la formazione, la chiara organizzazione. La condizione imprescindibile è che ciascuno, aziende, lavoratori e comunità in senso lato ne traggano, tutte e in egual misura, vantaggio”.

Smart working taglia-emissioni Co2

L’indagine ha coinvolto su base volontaria un campione di 14.664 aderenti di cui meno della metà iscritto a Uilcom, per il 56% donna e 44% uomo, in prevalenza di età compresa tra i 35 e 55 anni, dipendenti, soprattutto impiegati e quadri, presso aziende (94% private, 6% pubbliche) del settore della comunicazione (telecomunicazioni, ICT, Tv e Radio, Informazione, pubblicità).

Il campione, diffuso su tutto il territorio nazionale con una prevalenza di lavoratori e lavoratrici con sede in Campania, Lazio, Lombardia e Piemonte, ha dichiarato, per il 77%, di non aver mai fatto smart working in precedenza e, per l’88%, che ha lavorato da casa tutti i giorni nel periodo del lockdown, il 61% dei lavoratori ha dichiarato di avere esigenze di conciliazione.

Il 78% degli intervistati ha dichiarato di utilizzare il mezzo privato per recarsi al lavoro, il 18% quello pubblico, con una media di km percorsi pari a 36 al giorno, equivalenti a oltre un’ora di tempo dedicato al trasferimento quotidiano casa-lavoro.

Lo smart working ha quindi permesso di evitare emissioni di CO2 equivalenti a 35 mila alberi al giorno per tutti i partecipanti all’indagine e risparmiare mediamente 18€ al giorno a ciascun lavoratore.

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