L'INDAGINE

Lo smart working promosso dagli italiani. Ma mancano gli strumenti giusti

Sondaggio Izi-Comin & Partners: computer e connessioni insufficienti per un lavoratore su tre. E se il 40% si dice disposto a ridursi lo stipendio pur di non rinunciare al telelavoro anche dopo l’emergenza, il 23% segnala il rischio di non staccare mai

Pubblicato il 15 Apr 2020

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Smart working promosso dai lavoratori italiani. Quattro su 10 di loro addirittura sarebbero disposti a ridursi lo stipendio pur di continuare il lavoro da casa anche dopo l’emergenza. Ma un italiano su tre non possiede gli strumenti adatti. Emerge dal sondaggio condotto da Izi in collaborazione con Comin & Partners, secondo cui a poco più di un mese dall’inizio del lockdown, l’80% degli italiani che lavora da casa giudica positivamente questa modalità. Purtroppo però, non per tutti il telelavoro è una scelta possibile: spesso vengono registrati problemi di accesso alla rete o di scarsità di computer e apparecchi tecnologici.

Smart working per 2 mln di italiani

Gli smart worker italiani sono quasi due milioni, il 35% dei quali sarebbero disposti a mantenere questa nuova normalità anche superata la crisi sanitaria. Inoltre, il 57% sarebbe disponibile a una formula di lavoro agile parziale. Significativa la percentuale di italiani (il 37%) che sarebbe anche disposto a rinunciare a parte del proprio stipendio pur di continuare a lavorare dalla propria abitazione.

I vantaggi del telelavoro, secondo gli intervistati, sono numerosi. Al primo posto, per oltre un terzo degli intervistati, c’è il risparmio del tempo che solitamente si impiega per recarsi al lavoro. Inoltre, si indica una maggiore flessibilità di orari (30%), il risparmio economico su trasporti e pranzo (15%) e la possibilità di trascorrere più tempo con la famiglia (13%). Minore, ma comunque interessante, il dato di quanti affermano di preferire il lavoro agile per la possibilità di mangiare più sano.

In linea generale, il 58% si ritiene abbastanza soddisfatto della nuova modalità di lavoro, contro un 16% di poco soddisfatti. Se da un lato è più facile organizzarsi il lavoro, a casa, dall’altro però questo può portare ad una difficoltà nel trovare il tempo da dedicare alle attività personali. È esattamente per questo che il 23% ha dichiarato di “non staccare mai”, mentre il 5% fa fatica ad organizzare il proprio tempo e il 7% trova complesso gestire e pianificare il lavoro.

Troppo pochi i computer in casa

Ma la mole di lavoro non è l’unico limite che lo smart working deve superare. Infatti, non sempre si dispone di una connessione internet adeguata, abbastanza veloce da non complicare il normale svolgimento delle proprie mansioni. Inoltre, in questo momento di lockdown, molti lavoratori non sono soli in casa e che quindi molti dispositivi connessi simultaneamente non hanno una connessione in grado di supportarli. In più, tra coinquilini, famiglia, televisioni e quant’altro le distrazioni non mancano: per il 13,4%, infatti, queste rappresentano un problema.

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