Un accordo quadro “tempestivo” sul lavoro agile. La necessità è evidenziata dalla ministra della PA, Fabiana Dadone. Lo smart working ”richiederà la definizione tempestiva di un primo accordo quadro, per disciplinare i diritti e i doveri dei lavoratori dopo il lungo anno di deroghe necessarie ed emergenziali e in vista del prossimo, imminente, avvio della contrattazione collettiva nazionale – scrive su Faceook la ministra – ”Abbiamo innestato nella vita quotidiana il lavoro agile: oltre tre milioni di lavoratori pubblici sono interessati da una modalità organizzativa fortemente efficace ed efficiente, se applicata adeguatamente”.
”Grazie al potenziamento del lavoro agile con l’introduzione del Pola, quale modalità organizzativa integrata nel piano delle performance ma soprattutto quale innesto culturale, abbiamo introdotto il tema della razionalizzazione della spesa della PA”, sottolinea il ministro. Un obiettivo che può essere perseguito ora anche ”senza intaccare i diritti di chi lavora ma con la possibilità di aggredire le sacche di improduttività, i costi storici ma non più necessari, dimostrando finalmente la centralità e la strategicità dell’amministrazione pubblica per il rilancio del Paese”.
In questo mandato, inoltre, è stato introdotto ”un sistema di reclutamento e selezione del personale pubblico per un capitale umano rinvigorito non solo sul piano anagrafico ma anche e soprattutto sul piano competenziale e culturale”, spiega Dadone. Bandi di concorso volti a ”valorizzare le esperienze pregresse e le competenze tecniche e trasversali, come le soft skills, per sviluppare team di lavoro e una organizzazione più performante”. Ma anche, secondo il ministro, una struttura ”più idonea a offrire servizi a misura d’uomo che sappia fare della Pa digitale non un orpello in più a esclusivo appannaggio delle nuove generazioni e delle aree più informatizzate ma una leva concreta di sviluppo, per permettere alle imprese di lavorare meglio, per permettere ai cittadini di avere di più con meno, per permettere all’Italia di essere forte, competitiva, efficace e riconquistare con orgoglio e caparbietà il ruolo sul piano internazionale che merita”.
Smart working, cosa sono i Pola
Il Pola (Piani operativi del lavoro agile) è uno strumento previsto dal decreto Rilancio. Il provvedimento stabilisce che entro il 31 gennaio di ciascun anno le amministrazioni pubbliche debbano redigere, sentite le organizzazioni sindacali, il Piano organizzativo del lavoro agile. Il Piano deve individuare le modalità attuative per almeno il 60% dei dipendenti che si può avvalere di questa modalità.
Il Pola deve inoltre definire le misure organizzative, i requisiti tecnologici, i percorsi formativi del personale, anche dirigenziale, e gli strumenti di rilevazione e di verifica periodica dei risultati conseguiti, anche in termini di miglioramento dell’efficacia e dell’efficienza dell’azione amministrativa, della digitalizzazione dei processi, nonché della qualità dei servizi erogati, anche coinvolgendo i cittadini, sia individualmente, sia nelle loro forme associative.
In caso di mancata adozione del Pola, lo smart working si applica almeno al 30% dei dipendenti, ove lo richiedano. E’ istituito presso la Presidenza del Consiglio un osservatorio del funzionamento e dell’organizzazione dello smartworking nel settore pubblico, col compito di monitorare e promuovere l’efficienza del funzionamento del lavoro agile.
L’Osservatorio nazionale del lavoro agile
Il ministro della Funzione Pubblica Fabiana Dadone ha nominato i componenti dell’Osservatorio nazionale del lavoro agile nelle pubbliche amministrazioni e i membri della Commissione tecnica a supporto dell’Osservatorio. Secondo quanto stabilito dall’articolo 263 della legge di conversione del Decreto Rilancio il mandato dei componenti dell’osservatorio avrà durata triennale ed è rinnovabile una sola volta. La partecipazione è a titolo gratuito, e non sono previsti emolumenti, compensi, indennità o rimborsi di spese
Smart working, ancora una proroga fino al 30 aprile per i dipendenti pubblici. Lo stabilisce un decreto della Funzione pubblica che allinea le regole sul lavoro nella PA ai tempi dello stato di emergenza. Viene dato in questo modo più tempo alle amministrazioni per avviare il passaggio verso lo smart working strutturale che fatica a decollare.
Fino al 30 aprile dunque lo smart working nella PA rimane la modalità ordinaria: nessun bisogno di accordo individuale con il lavoratore. I dirigenti devono coniugare a gestire l’organizzazione così da permettere lo smart working al 50% dei dipendenti per i quali non sia necessaria l’attività in presenza. Prorogata anche la disposizione che equipara al servizio prestato anche l’assenza per accertamenti sanitari (sia del lavoratore che dei figli).