Incertezza ma anche spinta all’innovazione e alla trasformazione dei modelli organizzativi del lavoro. Queste sono le consguenze della pandemia da Covid-19 nella fotografia scattata dal report di Fondazione Nord Est e Umana che ha censito oltre 500 imprese del territorio.
Tra gli imprenditori del Nordest emerge da un lato un clima di forte incertezza che si riflette sulle prospettive future per il lavoro e dall’altro una pronta risposta al nuovo contesto competitivo che si trasforma in una revisione dei modelli organizzativi e delle scelte in termini di competenze e strategie formative. Le modalità di lavoro, indipendentemente da nuove disposizioni, vedranno crescere, per circa l’80% del campione, il ricorso allo smart working, con una ricaduta importante sulle competenze e abilità richieste ai lavoratori: non solo competenze digitali, ma anche il saper lavorare in autonomia e per obiettivi.
Smart working, il ruolo delle soft skill
La crisi sanitaria, con il suo forte impatto sulle imprese, ha messo al centro più che mai il ruolo delle competenze soft per rispondere a un processo di sviluppo che appare sempre meno lineare in cui per gestire il rischio connesso a tale incertezza è necessario un forte pensiero strategico. Le organizzazioni, per gestire questi rischi e questo costante processo di cambiamento, ricercano lavoratori che siano portatori di un mix di competenze (lavori ibridi) nel quale accanto alle conoscenze tecniche (più importanti per il 23,8% degli intervistati) e digitali (30%) cresce l’importanza delle abilità traversali. Oggi e in futuro serviranno sempre più lavoratori “resilienti” che sappiano gestire situazioni e problemi nuovi e imprevisti (43,7%), che sappiano farsi carico di attività nuove e sfidanti (40,5%) e autonomi (40,9%). Chi si presenta oggi a un colloquio dovrà aggiungere queste caratteristiche al suo bagaglio di competenze tecniche e professionali.
Allo stesso tempo saranno necessari manager capaci di gestire nuove modalità organizzative, dove viene meno il controllo, riuscendo a coinvolgere, stimolare e gestire lavoratori da remoto, con elevati gradi di autonomia.
L’impatto dell’emergenza sanitaria sui progetti di formazione
La nuova situazione ha reso necessario anche una rimodulazione della attività formative per i lavoratori dell’azienda. Un quarto delle imprese le ha dovute sospendere, mentre un’impresa su dieci ne ha programmate di nuove e il 30% ha confermato quelle già programmate, dove possibile utilizzando una modalità di e-learning (35,5%). Tra i destinatari della formazione in tempi di Covid prevalgono i nuovi assunti (coinvolti dal 26,7% delle imprese) e i lavoratori che altrimenti dovrebbero essere messi in cassa integrazione (23,9%). Le tematiche affrontate confermano come in questo momento sia necessaria anche nella formazione una visione che affronti l’emergenza, nuove competenze per gestire i cambiamenti (73,2%) e la sicurezza (70,6%), e un’attenzione ai nuovi fattori di competitività; autonomia, imprenditorialità, in generale competenze trasversali (44,7%). Nei casi in cui sono stati coinvolti i manager, la nuova formazione ha riguardato soprattutto le modalità di lavoro da remoto, utili a favorire una corretta applicazione dello stesso.
Uno sguardo al futuro
Infine, guardando alle prospettive occupazioni del lavoro nei prossimi sei mesi, le imprese intervistate mettono in luce gli ambiti economico-produttivi e i lavoratori che più avranno difficoltà o, viceversa, migliori opportunità. Sul primo versante gli imprenditori prevedono una riduzione occupazionale per turismo (80,8% di imprenditori che prospettano una diminuzione), moda (65,2% abbigliamento-calzature, tessile 64,9%), automotive (61,3%), commercio (53,7%), legno-arredo (50,6%) e minori occasioni occupazionali per i giovani (70,5%), penalizzati da mancanza di esperienza. Infatti, gli imprenditori intervistati ritengono che nei prossimi mesi saranno favoriti i lavoratori portatori di esperienze pregresse (68,7%), oltre a coloro che hanno una formazione significativa in ambito digitale (87,8%). Gli ambiti produttivi che, invece, offriranno nuove occasioni occupazionali saranno per gli intervistati: il farmaceutico (in crescita per 78,2%), il digitale (72,5%), la sanità (72,3%), la logistica (46,3%).