Scontro Raggi-Calenda sullo smart working. I due candidati alla carica di sindaco di Roma si sono confrontati sul tema in occasione di un incontro promosso dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati della Capitale . Secondo la sindaca uscente Virginia Raggi, il lavoro agile “è una grandissima risorsa ma questa transizione deve essere abbracciata modificando i principi che sorreggono il pubblico impiego dalla pubblica amministrazione. Ad oggi i dipendenti vengono valutati parzialmente per obiettivi, ma principalmente per l’orario di lavoro”.
Secondo Raggi “bisogna fare una rivoluzione concettuale e pensare lo smart working, per le attività che non prevedono un prevalente contatto con il pubblico, con una valutazione stringente sugli obiettivi raggiunti e non sull’orario di lavoro, che consente alla PA di diventare davvero smart e di dialogare in modo più
efficiente con tutti i soggetti, in particolare con i professionisti, che come è noto non hanno orari”.
“Quando sento parlare Raggi ogni tanto penso di vivere a Zurigo ma così non è – ha obiettato il candidato di Azione, Carlo Calenda – Qui c’è un grado di difficoltà che non esiste in nessun altra città europea”. A regime, ha spiegato “ci sarà lo smart working, ma quello che è successo oggi è stata solo la cessazione di tutte le funzioni degli uffici del Campidoglio, tanto che oggi per avere una carta d’identità ci vuole una quantità di mesi imbarazzante”.
“C’è un sacco di retorica sulla questione – secondo Calenda – ma il punto è che se dietro i processi non sono ristrutturati, un front end digitale o lo smart working senza ridefinire la struttura dei contratti, porta il cittadino mortificato ad essere ancora più suddito. La prima cosa che farò da sindaco – ha annunciato – è una business review con tutti gli uffici, verificare tempi delle pratiche e le persone che ci lavorano per ridisegnare i processi, inserendo, se serve, lo smart working ma senza ridurre i servizi al cittadino che oggi sono ai minimi storici”.
Il piano di Brunetta
Una riflessione, quella di Calenda, in linea con il piano del ministro della PA, Renato Brunetta, che punta a “contrattualizzare” lo smart working. È atteso per domani l’incontro tra Aran e sindacati per affrontare la questione dell’inserimento de lavoro agile nel processo di riforma del Ccnl del comparto.
Secondo la bozza a cui è al lavoro Aran i lavoratori della pubblica amministrazione interessati al lavoro agile dovranno fare un accordo scritto che preveda la durata dell’accordo, le modalità di svolgimento della prestazione fuori dalla sede abituale “con indicazione delle giornate di lavoro da svolgere in sede e di quelle da svolgere a distanza”.
Nell’accordo dovranno essere indicate anche e modalità di recesso, le fasce di operabilità, di contattabilità e di inoperabilità, i tempi di riposo e le modalità di esercizio del potere di controllo del datore di lavoro.
L’accordo individuale per il lavoro agile tra amministrazione e lavoratore impegnato ovviamente in attività “smartabili” dovrà contenere “le modalità di esercizio del potere direttivo e di controllo del datore di lavoro sulla prestazione resa dal lavoratore all’esterno dei locali dell’amministrazione nel rispetto dell’articolo 4 dello Statuto dei lavoratori” sugli impianti audiovisivi (controllo a distanza esclusivamente per esigenze organizzative e produttive, per la sicurezza del lavoro e per la tutela del patrimonio aziendale e previo accordo collettivo).
Nella nuova bozza vengono confermate le tre fasce orarie previste per la prestazione lavorativa (operatività, contattabilità e inoperabilità, fascia quest’ultima nel quale il lavoratore non può erogare nessuna prestazione). Nelle giornate di lavoro agile non si possono fare straordinari, trasferte né lavoro disagiato. Per sopravvenute esigenze di sevizio il lavoratore può essere richiamato in sede ma la comunicazione deve arrivare almeno il giorno prima della necessaria presenza in sede.
Per accompagnare il percorso di introduzione e consolidamento del lavoro agile “saranno previste specifiche attività formative” che dovranno perseguire l’obiettivo di addestrare il personale all’utilizzo delle piattaforme di comunicazione e degli altri strumenti previsti per operare in modalità agile. L’amministrazione dovrà anche diffondere modelli organizzativi che rafforzino il lavoro in autonomia, l’empowerment, la delega decisionale, la collaborazione e la condivisione delle informazioni”.
La nuova bozza chiarisce che il lavoro a distanza dovrà essere svolto entro i confini nazionali a meno che la sede di lavoro sia all’estero. Il lavoro agile comunque potrà essere utilizzato solo “per processi e attività di lavoro, previamente individuati dalle amministrazioni, per i quali sussistano i necessari requisiti organizzativi e tecnologici per operare con tale modalità. E’ finalizzato – si legge – a conseguire il miglioramento dei servizi pubblici e l’innovazione organizzativa garantendo, al contempo, l’equilibrio tra vita professionale e vita lavorativa”.
L’amministrazione avrà cura di facilitare l’accesso al lavoro agile ai lavoratori che si trovano in condizioni di particolare necessità, non coperti da altre misure, come ad esempio i genitori di bambini di età inferiore a 3 anni, i disabili e coloro che assistono disabili.