L'ANALISI

Smart working, senza infrastrutture adeguate non si andrà lontano

L’emergenza coronavirus ha spinto l’adozione delle piattaforme di lavoro a distanza. Ma le aziende devono dotarsi di reti e tecnologie di nuova generazione se vorranno adottare il lavoro agile a regime. E serve un nuovo progetto-Paese in chiave “Innovazione 4.+”. La proposta di Guelfo Tagliavini, consigliere di Federmanager

Pubblicato il 03 Mar 2020

Guelfo Tagliavini

Presidente Tesav e Consigliere Federmanager

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Dispiace registrare come una modalità di innovazione dei processi lavorativi, che va sotto la definizione di smart working, sia stata portata alla ribalta della società da eventi straordinari che hanno riguardato il tema della salute della comunità internazionale. Insieme alla paura determinata dal contagio del coronavirus cresce quotidianamente l’allarme sulla crisi dell’economia che questa epidemia sta causando.

I recenti decreti governativi hanno certamente dato una spinta al fine di consentire l’utilizzo di modalità innovative di lavoro riducendo i vincoli presenti nella legge 81 del marzo 2017. Basta questo provvedimento, attuato in emergenza, per rimuovere quelle consolidate barriere culturali che ci hanno relegato all’ultimo posto della graduatoria europea nell’utilizzo di soluzioni innovative di lavoro? Certamente no e tuttavia gli eventi che stiamo vivendo rappresentano quello che definiremmo un cambio di paradigma, o almeno questo è quello che sarebbe auspicabile.

Si è diffusamente compreso, grazie ad una campagna di stampa incisiva, che nuove modalità di lavoro contribuiscono all’innalzamento dei livelli di produttività e migliorano le condizioni e la qualità di vita di ognuno di noi. Dalle situazioni di crisi spesso si traggono indicazioni per trasformare modelli di produzione e di vita che non sempre rispecchiano le esigenze di un sano progresso. Riuscire ad ottenere un effettivo beneficio da una situazione negativa ed imprevista è quello che, anche come dirigenti di azienda (Federmanager) siamo abituati a fare normalmente nella gestione delle imprese nelle quali operiamo.

Ci auguriamo, tuttavia, che questa delicata e improvvisa condizione nella quale ci siamo venuti a trovare, possa essere l’occasione per spingere il nostro sistema produttivo, aziende pubbliche e private, a dotarsi rapidamente di innovative infrastrutture tecnologiche abilitanti che consentano di cambiare radicalmente pelle ai criteri di lavoro ancora in uso. Allo stesso modo auspichiamo che un grande programma governativo che chiameremmo” Innovazione 4.+ dia vita ,con decisione,  a progetti di investimento per favorire il recupero di un ritardo nell’innovazione di processo che non possiamo più permetterci.

Crediamo che una consistente parte degli investimenti, in deficit di bilancio, che ci accingiamo a chiedere a livello europeo debbano essere indirizzati allo sviluppo di una moderna infrastruttura tecnologica in grado di porci in condizione di competere con le più solide ed avanzate economie internazionali.

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