Le imprese italiane sono pronte ad assumere poco meno di 458mila persone nel mese di gennaio e la quota di contratti di lavoro programmati salirà a circa 1,2 milioni nel trimestre gennaio-marzo. Il dato è in crescita sia su base trimestrale che annuale ma per alcune di queste potrebbe essere difficile reperire le risorse cercate e l’industria delle Tlc e dell’Ict è tra le più colpite dallo skill gap.
È quanto rileva è il Bollettino del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Anpal (le previsioni del mese di gennaio si basano sulle interviste realizzate su un campione di 89.500 imprese. Le interviste sono state raccolte nel periodo 16 novembre 2021 – 1 dicembre 2021).
A incontrare le maggiori difficoltà di reperimento sono, nell’ordine, le imprese delle costruzioni (53,3% dei profili ricercati), seguite dalle industrie del legno e del mobile (53,0%), dalle industrie metallurgiche (52,5%) e dalle imprese dei servizi informatici e delle telecomunicazioni (51,9%). Le figure più difficili da reperire, come evidenzia il Borsino Excelsior delle professioni, sono i tecnici informatici, telematici e delle telecomunicazioni (68,1%).
Assunzioni trainate dalla crescita dei servizi alle imprese
Il dato sui contratti programmati a gennaio e nel primo trimestre 2022 rappresenta un incremento delle entrate previste: +112mila in confronto a gennaio 2021 e +265mila in confronto al trimestre gennaio-marzo 2021. Positivo anche il confronto rispetto a dicembre 2021, con 104mila contratti in più (+29,4%), per tutti i settori economici tranne che per il turismo dove pesano le crescenti incertezze legate all’andamento dell’epidemia nelle ultime settimane.
L’industria, nonostante le difficoltà legate ai rincari dell’energia e di molte materie prime, prosegue nella tendenza espansiva già registrata nel corso dell’anno appena concluso e programma per il mese di gennaio 150mila entrate. Sono alla ricerca di personale soprattutto le imprese delle costruzioni (46mila entrate), seguite dalle imprese della meccatronica con 26mila entrate e da quelle metallurgiche e dei prodotti in metallo che prevedono 22mila entrate.
Nel complesso i settori del terziario totalizzano 307mila entrate e in testa ci sono i servizi alle imprese (142mila assunzioni), che comprendono servizi informatici e delle telecomunicazioni, servizi avanzati di supporto alle imprese, servizi operativi di supporto alle imprese, servizi finanziari e assicurativi, servizi di trasporto, logistica e magazzinaggio e servizi dei media e delle comunicazioni.
Seguono il commercio (62mila entrate) e i servizi alle persone (56mila). La nuova ondata pandemica fa sentire i suoi effetti negativi soprattutto sulla filiera turistica dove le imprese hanno previsto per il momento un calo del 14,6% nell’attivazione dei contratti rispetto a dicembre.
Manca all’appello più di un terzo delle competenze
Anche a gennaio si presenta in crescita l’indicatore della difficoltà di reperimento: rispetto ad un anno fa aumenta di 5 punti percentuali raggiungendo il 38,6% delle entrate programmate.
La mancanza di candidati è il motivo della difficoltà maggiormente segnalato dalle imprese (22,2%), seguito dalla preparazione inadeguata (13,4%) e da altri motivi (2,9%). A incontrare le maggiori difficoltà di reperimento sono le imprese delle costruzioni (53,3% dei profili ricercati), seguite dalle industrie del legno e del mobile (53,0%), dalle industrie metallurgiche (52,5%) e dalle imprese dei servizi informatici e delle telecomunicazioni (51,9%). Le figure più difficili da reperire, come evidenzia il Borsino Excelsior delle professioni, sono i tecnici informatici, telematici e delle telecomunicazioni (68,1%), gli attrezzisti, operai e artigiani del trattamento del legno (67,9%), i fonditori, saldatori, montatori carpenteria metallica (62,4%), gli artigiani e operai specializzati addetti alle rifiniture delle costruzioni (62,3%) e gli specialisti in scienze matematiche, informatiche, chimiche, fisiche e naturali (61,9%).
Tra le azioni intraprese dalle imprese per fronteggiare la difficoltà di reperimento, la più diffusa è quella di assumere figure con competenze simili rispetto a quelle ricercate per poi formarle in azienda, soluzione adottata nel 38,6% dei casi. Mentre nel 17,2% dei casi le imprese affronteranno la difficoltà di reperimento offrendo una retribuzione superiore rispetto alle condizioni contrattuali mediamente proposte per il profilo ricercato.
La maggior parte dei contratti è a tempo determinato
Nel complesso il flusso delle assunzioni è caratterizzato da una prevalenza di contratti a tempo determinato (181mila unità, +55mila rispetto allo scorso anno), seguono i contratti a tempo indeterminato (116mila unità, +26mila rispetto all’anno scorso), quelli in somministrazione (70mila, +20mila rispetto allo scorso anno), di collaborazione (19mila, +6mila rispetto a gennaio 2021), in apprendistato (17mila, +3mila rispetto al 2021) e le altre forme di contratti alle dipendenze (11mila, +6mila rispetto al 2021) e non alle dipendenze (44mila, -4mila rispetto a un anno fa).
A gennaio sono 73mila i contratti proposti a lavoratori immigrati, pari al 16% del totale entrate programmate. Cresce di 27mila unità la richiesta di immigrati rispetto allo scorso anno (+59,1%), quando gli ingressi programmati sono stati circa 46mila, con un incremento di circa 11 punti percentuali anche della difficoltà di reperimento (47,0% rispetto al 36,3% di 12 mesi fa).
Servizi operativi e di supporto alle imprese, servizi alle persone, trasporto e logistica rappresentano i settori terziari a maggiore domanda di lavoratori immigrati (ciascuno con circa 11mila entrate previste). Per quanto riguarda l’industria spiccano le costruzioni e le industrie metallurgiche (rispettivamente con circa 8mila e 5mila entrate programmate).