IL CASO

Iptv pirata: denunciate 223 persone, prima volta in Italia

Inchiesta della Guardia di finanza sulla fruizione illegale di serie, film ed eventi sportivi. I responsabili rischiano fino a otto anni di carcere

Pubblicato il 19 Feb 2020

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Per la prima volta in Italia sono state identificate e denunciate all’Autorità Giudiziaria 223 persone, responsabili di aver acquistato abbonamenti pirata su internet che consentivano di vedere i contenuti delle principali piattaforme televisive a pagamento (film, serie ed eventi sportivi). Il Nucleo Speciale Beni e Servizi della Guardia di Finanza ha condotto una complessa e mirata attività che ha portato all’identificazione dei responsabili di aver acquistato abbonamenti pirata per accedere ai più diversi canali a pagamento; di questi, 223 sono già stati denunciati all’Autorità Giudiziaria competente. L’operazione è tuttora in corso e volta anche all’identificazione di ulteriori possibili soggetti coinvolti. Acquistando abbonamenti di questo tipo i clienti si rendono responsabili del reato di ricettazione.

La legge sul diritto d’autore prevede la confisca degli strumenti utilizzati per la fruizione del servizio; di conseguenza, ai 223 clienti in caso di condanna verranno confiscati il proprio televisore, computer e smartphone. Le sanzioni per il cliente prevedono, inoltre, la reclusione fino ad otto anni ad una multa di 25.000 euro, oltre le spese legali.

L’attività condotta è volta allo smantellamento di una delle principali modalità di distribuzione illecita dei contenuti, ossia la cosiddetta Iptv (Internet Protocol Television), ultima frontiera della pirateria mediante la quale i ‘pirati’ acquisiscono e ricodificano i palinsesti televisivi delle maggiori piattaforme a pagamento – Dazn, Sky e Mediaset Premium su tutte – per poi distribuirli sulla rete internet, sotto forma di un flusso di dati ricevibile, dagli utenti fruitori, con la sottoscrizione di un abbonamento illecito ed un semplice PC, smart-tv, tablet, smartphone o decoder connesso alla rete.Le indagini in corso, che hanno come obbiettivo principale l’individuazione della centrale di trasmissione dei segnali illegali, delineano una complessa organizzazione composta da decine di ‘reseller’ e centinaia di clienti che, acquistando gli abbonamenti, non solo fruiscono illegalmente della visione di eventi sportivi e altri contenuti audiovisivi, oltre ai palinsesti televisivi ‘pay per view’, ma alimentano il circuito criminale. Acquistando questa tipologia di abbonamento, inoltre, il fruitore si trova a condividere con vere e proprie realtà criminali i propri dati personali, inclusi quelli anagrafici e bancari, lasciando pertanto traccia delle attività illecite effettuate ed esponendosi allo stesso tempo a rischi, anche informatici, di vario tipo.L’attività sviluppata, che si è avvalsa dell’ausilio, anche di natura tecnica, della Fapav (Federazione per la Tutela dei Contenuti Audiovisivi e Multimediali), rientra tra gli obbiettivi prioritari del Corpo a tutela in generale della proprietà intellettuale e, nel caso di specie, del diritto d’autore.

Lega Seria A: “Fenomeno criminale, utenti spesso inconsapevoli”

“Per fortuna viviamo in un paese civile, in cui chi sbaglia paga. Complimenti alla Guardia di Finanza e all’Autorità giudiziaria per il grande risultato conseguito con questa operazione”, commenta Luigi De Siervo, Ad della Lega Serie A – Da mesi la Lega Serie A ha dichiarato guerra alla pirateria perché è  un fenomeno criminale alimentato spesso da utenti inconsapevoli del reato che stanno commettendo e delle gravi conseguenze cui vanno incontro – sottolinea De Siervo -. Oggi, per la prima volta, sono stati condannati oltre duecento consumatori finali, questo fatto rappresenta una svolta epocale nella lotta contro questa piaga, a tutela di tutti i club e dei tifosi che onestamente si abbonano per seguire le partite del nostro campionato”.

Anica: “Pirateria mette a rischio migliaia di posti di lavoro”

“È un’ operazione senza precedenti, che colloca l’Italia in prima linea contro la pirateria: solo responsabilizzando gli utenti si può contrastare la criminalità informatica, salvando migliaia di posti di lavoro e l’avvenire di industrie importanti – sottolinea il Presidente dell’Anica Francesco Rutelli -. È preziosa l’azione delle Forze dell’Ordine, e in particolare della Guardia di Finanza; è ottimo il lavoro svolto dalla Fapav in rappresentanza dei mondi creativi e produttivi (anche grazie ad un avanzato Regolamento Agcom). Sarà possibile assicurare a tutti una vasta, plurale, accessibile e non costosa offerta di contenuti solo se gli utenti saranno scoraggiati a far ricorso a strumenti illeciti. I provvedimenti di oggi vanno in questa doverosa e saggia direzione”.

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