Agcom scende in campo contro l’hate speech. Il Consiglio dell’Autorità ha avviato l’iter per l’adozione dello “Schema di regolamento – relatori il presidente Angelo Marcello Cardani e il commissario Antonio Nicita – per il rispetto della dignità umana, del principio di non discriminazione e di contrasto all’hate speech.
L’obiettivo è quello di contrastare l’istigazione all’odio basato su etnia, sesso, religione o nazionalità nei servizi media audiovisivi. Si punta ad elaborare regole volte “a prevenire e combattere fenomeni di discriminazione, spesso alimentati da strategie di disinformazione, in contrasto con i principi fondamentali di tutela della persona e del rispetto della dignità umana, in particolare allorquando alimentato da notizie inesatte, tendenziose o non veritiere”.
“Nel corso degli ultimi anni – si legge nella delibera – l’Autorità ha registrato un crescente e preoccupante acuirsi, nelle trasmissioni televisive di approfondimento informativo e di infotainment delle principali emittenti nazionali, del ricorso ad espressioni di discriminazione nei confronti di categorie o gruppi di persone (target) in ragione del loro particolare status economico-sociale, della loro appartenenza etnica, del loro orientamento sessuale o del loro credo religioso”.
Le nuove regole saranno sottoposte consultazione pubblica (la procedura durerà 30 giorni) e riguarderanno sia i programmi di informazione che quelli di intrattenimento. Ma soprattutto le piattaforme online sempre più spesso “cassa di risonananza” di fenomeni di odio. Lo schema di regolamento prevede infatti che i fornitori di piattaforme per la condivisione di video trasmettano all’Autorità un report trimestrale sul monitoraggio effettuato per l’individuazione dei contenuti d’odio online, con l’indicazione anche delle modalità operative e dei sistemi di verifica utilizzati. Facebook & co sono inoltre invitati a prevedere campagne di sensibilizzazione o altre iniziative aventi ad oggetto l’inclusione e la coesione sociale, la promozione della diversità, i diritti fondamentali della persona al fine di prevenire e combattere fenomeni di discriminazione online.
Secondo gli ultimi dati diffusi dall’Ufficio per le Istituzioni Democratiche e i Diritti Umani dell’Ocse, i crimini generati dall’odio, prevalentemente basati su razzismo e xenofobia sono quasi raddoppiati nell’arco di un triennio, dal 2013 al 2016, confermando i timori di una possibile correlazione tra la crescente diffusione dei discorsi d’odio (hate speech) sui diversi media; l’incremento di aggressioni concrete e violente (hate harm), ancorché isolate, nei confronti di categorie di persone oggetto di azioni mirate, secondo un preoccupante schema che sembra accomunare, peraltro, i numerosi episodi accaduti negli ultimi mesi, con la ribalta assunta, sui diversi media, dal dibattito pubblico nazionale ed internazionale sul fenomeno dei flussi migratori e delle politiche di soccorso umanitario, accoglienza, integrazione ed educazione alla diversità.