Come la Apple Tv, ma con i giochi e i comandi vocali. Amazon ha lanciato la sua Amazon Fire Tv, per adesso solo negli Stati Uniti: 99 dollari come la Apple Tv negli Usa, che invece costa 109 euro in Italia, e fattore di forma molto simile a quello del prodotto di Cupertino: una piccola scatola nera con un telecomando con pochissimi pulsanti. Invece Chromecast di Google, che ha funzioni simili, è molto più piccolo, come una chiavetta USB, e “scompare” dietro il televisore, al costo di 35 dollari negli Usa, 35 euro in Italia.
È la televisione in streaming e on demand dei grandi Over The Top (Ott), con l’aggiunta nel caso di Amazon di alcune novità interessanti. L’azienda di Seattle ha infatti stretto accordi con i soliti noti, perlomeno sul mercato Usa: Netflix, Hulu Plus, Showtime, Espn, Prime Instant Video (e i servizi della stessa Amazon) e in più due novità che gli altri apparecchi non posseggono. Uno è il riconoscimento vocale, per adesso solo in americano (così come i servizi di televisione, che per questioni di diritti sono geolocalizzati con gli apparecchi connessi nel territorio americano) che rappresenta la frontiera che né Apple né Google avevano voluto toccare al lancio dei loro media extender. Ci ha investito Microsoft, invece, con la versione 8.1 di Windows, che adesso ha Cortana, la voce femminile equivalente di Siri caratterizzata con il nome (e la voce della doppiatrice) dell’intelligenza artificiale co-protagonista del videogioco Halo, uno dei maggiori successi di sempre per Xbox. Microsoft, che è già presente con la console di nuova generazione Xbox One nel settore dei media center, compete più direttamente con Sony e la sua Playstation 4 ed entrambe presentano la loro versione di servizi di streaming, noleggio film, download di giochi, ma in una fascia di prezzo (e con un ingombro) completamente diverso.
Parlando di giochi, questa è probabilmente la vera novità di Amazon Fire Tv: la possibilità di scaricare app e giocare con un telecomando semplice o una app per differenti tipi di apparecchi. I giochi sono prezzati come per il mercato dei telefonini (a partire da 99 centesimi di dollaro) e le specifiche della Fire Tv permettono di divertirsi come su un tablet a risoluzione elevata: processore quad core, 2 GB di memoria, GPU potente, video 1080p HD, audio Dolby Digital Plus con surround garantiscono una esperienza che sta a quella delle console per videogiochi come quella su tablet sta a quella per PC: gli hard core gamer saranno probabilmente delusi ma i giocatori casuali no, e Amazon comunque conta su un catalogo di titoli costruito per avere numerosi blockbuster anche nel settore dell’intrattenimento videoludico: da Minecraft-Pocket Edition, aThe Walking Dead fino a Monsters University.
In Italia non è mai arrivato ma un quarto concorrente nella gara al device Ott per la Tv è Roku, un altro media extender che viene venduto a 99 dollari nella versione media player e a 49 per lo streaming stick (praticamente come Chromecast di Google). La complessità per gli utenti sta nel fatto che sostanzialmente è possibile utilizzare tutti o quasi tutti i sistemi di noleggio e streaming di contenuti trasversalmente: i broadcaster italiani, per esempio, stanno entrando da poco nel mondo del video on demand e hanno realizzato app che permettono di fruire dei loro servizi su apparecchi Apple, Android, Microsoft e sulle console Microsoft e Sony. In realtà gli stessi titoli vengono noleggiati o venduti in streaming sullo stesso apparecchio a prezzi differenti (ad esempio come parte di un bouquet o come prezzo secco per il singolo contenuto).
In Italia la battaglia dello streaming è entrata nel vivo ma siamo ancora indietro di una generazione di apparecchi. Apple non sta sostanzialmente aggiornando la sua Apple Tv nel nostro paese (anche se novità sono attese a cavallo dell’estate), Google è appena sbarcato e non ha ancora una massa critica di servizi localizzati in italiano, e Amazon è di là da venire. Invece, i broadcaster locali stanno entrando in conflitto anche su questa area dei servizi: Sky Online di Sky, Infinity di Mediaset, player storici che hanno aperto il mercato come Chili TV, sono tutti attivi nel mercato dello streaming offrendo modalità di accesso al servizio differenti: ticket mensili, cioè abbonamenti ricaricabili con durata mensile, oppure singoli costi per evento.
È il tentativo di ridare profondità e potenza al modello di business tentato con il digitale terrestre e la pay-tv che però non ha funzionato come speravano i grandi della televisione nostrana: il nuovo modello on demand e in streaming, che permette ai nativi digitali di consumare quello che vogliono, quando vogliono e dove vogliono (cioè su qualsiasi apparecchio, sia in streaming che in download) potrebbe essere la rivincita dei broadcaster tradizionali, fino a quando i grandi Ott del mondo tecnologico non prenderanno il largo con i loro apparecchi e i loro contenuti originali: Netflix produce alcune delle sue serie televisive come House of Cards (che ha vinto numerosi premi) e Amazon sta lavorando ai suoi prodotti originali. L’Italia seguirà?