Ambrogetti: anticipiamo al 2011 l’Italia sul digitale

Il presidente di Dgtvi chiede al governo di accorciare i tempi dello switch off totale. Il viceministro Romani: stiamo valutando. Dalla conferenza di Milano il no degli operatori a Sky sul terrestre. Piano frequenze: troppo teorico il modello di Agcom, serve l’accordo tra emittenti

Pubblicato il 04 Mag 2010

Un anno prima. L’Italia potrebbe approdare allo switch off toale
nel 2011 anziché nel 2012 come programmato. Lo ha proposto Andrea
Ambrogetti, presidente di Dgtvi, intervenendo alla conferenza
nazionale dell’associazione in corso a Milano.

“Alla fine di quest'anno – ha detto Ambrogetti – quasi il 70%
della popolazione italiana avrà definitivamente abbandonato
l'analogico e il digitale terrestre avrà raggiunto una
penetrazione vicina all'85%. Riteniamo non vi sia alcun motivo
plausibile per aspettare altri due anni ancora per concludere
questo passaggio. Anche perché a questo punto troppi sarebbero i
disagi che soffrirebbero le emittenti e gli utenti stessi nel
prolungarsi di una situazione ibrida. Chiedo allora formalmente al
viceministro di rivedere da subito il calendario del 2011 in modo
che tutte le Regioni rimanenti siano calendarizzate nel prossimo
anno e che quindi la transizione possa concludersi in modo
anticipato entro il 2011”.

La replica immediata del viceministro alle Comunicazioni: “Stiamo
valutando la possibilità di anticipare al 2011 il passaggio
definitivo di Calabria, Sicilia, Umbria e Toscana al digitale
terrestre – ha detto Paolo Romani -. Sono decisioni che vanno prese
d'accordo con i governatori. Ma se vanno in porto, potremo
varare lo switch off definitivo entro il 2011”.

Il 2011 è anche l’anno da cui Sky potrebbe cominciare a offrire
programmi pay sul digitale terrestre. Ma “i broadcaster
protagonisti della nuova tecnologia non intendono tollerare regali
a Sky” ha detto Ambrogetti. “Sia ben chiara una cosa: nessun
regalo né in terra né, soprattutto, in cielo” ha sottolineato
riferendosi alla richiesta della tv satellitare alla Commissione
europea di poter sbarcare sul digitale terrestre prima del termine
del 31 dicembre 2011, fissato all'atto della fusione tra Stream
e Tele+, partecipando all'imminente gara per le nuove reti che
si libereranno con il passaggio al Dtt.

“Realizzare questo processo, raggiungere questi risultati – ha
aggiunto Ambrogetti – non è stato facile. Ci sono voluti
investimenti, energie, intelligenze. Adesso che il duro lavoro è
stato fatto, adesso che l'Italia è digitale, che nessuno si
illuda di presentarsi pretendendo di accedere a questo sistema e di
godere, per di più secondo lui gratis, dei benefici che altri, con
investimenti ingenti e per lunghi anni, hanno costruito. Lo abbiamo
detto a Bruxelles e lo ripetiamo: competizione e concorrenza sì,
ma a parità di regole e di condizioni. Ma lo sa la Commissione
Europea che mentre autorizza il monopolista pay a effettuare
offerte free sul digitale terrestre è vietato a TivùSat di fare
offerte pay sul satellite? E' consapevole il commissario per la
Concorrenza che le sue decisioni rischiano di snaturare
completamente la gara per l'assegnazione delle frequenze che la
stessa Europa ha voluto discriminando i piccoli e i nuovi operatori
e proprio in nome dell'apertura del mercato consegnarle invece
clamorosamente ad un monopolista? Ci batteremo e continueremo a
farlo – ha concluso – perché nessuno possa accedere
all'attribuzione di frequenze senza rispettare gli investimenti
realizzati da tutti”.

Per quanto riguarda il piano nazionale frequenze cui sta lavorando
l'autorità per le comunicazioni, secondo Ambrogetti “così
non va: rischiamo, invece di convertire i segnali, di trasferirci
nelle aule dei tribunali” dice parlando della direzione
intrapresa dall’Agcom nell’elaborazione del nuovo piano
nazionale. Il futuro assetto rischia infatti di essere inquadrato
secondo criteri “teorici ed ingegneristici che non corrispondono
alla realtà”. Invece il piano “non deve in alcun modo mettere
in discussione le assegnazioni nelle Regioni in cui lo switch off
è stato effettuato”. Le ultime elaborazioni degli uffici
dell’authority “rischiano seriamente – aggiunge Ambrogetti – di
compromettere il cammino fin qui compiuto”. Non si può
“alterare un equilibrio faticosamente raggiunto e che ha portato
ad effettuare le assegnazioni delle frequenze per la prima volta
dopo trent'anni, e a realizzare, unici in Europa, reti in
isofrequenza per ottimizzare le risorse, dando vita ad un dividendo
digitale e rispettando praticamente ovunque gli accordi
internazionali”.

Torna sul nodo frequenze anche Vincenzo Vita (Pd), componente della
Vigilanza Rai, secondo il quale serve “mettere a punto un
dividendo digitale che preveda una vera e propria gara per le
frequenze”.

Sul fronte dell’Lcn, l'ordinamento automatico dei canali,
secondo Ambrogetti “è un elemento che va affrontato con
decisione, subito, per evitare che si ripetano i conflitti che
hanno caratterizzato gli ultimi switch off con i conseguenti disagi
per le emittenti e, di conseguenza, per gli utenti. Ci sono ancora
alcuni elementi che devono essere rivisti prima di passare alla
vera e propria assegnazione che realizzerà il ministero e ci
lavoreremo insieme in questi giorni”.

Rispondendo alla domanda sulle indiscrezioni che lo vedono
candidato alla sostituzione di Claudio Scajola, dimissionario, al
ministero per lo Sviluppo economico, “Non è il momento – ha
detto Paolo Romani -, non mi pare l'occasione per
rispondere”.

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