VERSO IL 5G

Asta frequenze al secondo step, la palla ad Agcom

Con l’approvazione della legge di Stabilità entra nella seconda fase la grande manovra che coinvolgerà il Paese fino al 2022. Authority al lavoro per definire in quattro mesi le procedure di gara. Chiusa dal Mise entro i termini previsti la partita interferenze: l’accordo con Malta sancisce la riabilitazione dell’Italia considerata finora “osservato speciale” dagli organismi internazionali

Pubblicato il 04 Gen 2018

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Asta 5G, con l’approvazione della legge di Stabilità entra nella seconda fase la grande manovra che coinvolgerà l’Italia fino al 2022. Il comma 1026 disegna le linee strategiche per la liberazione delle frequenze che dovranno essere assegnate agli operatori di Tlc per lo sviluppo di reti 5G con una gara che dovrebbe far incassare allo Stato almeno 2,5 miliardi.

Ora la palla passa all’Agcom: entro il 30 aprile 2014 l’authority delle Comunicazioni dovrà definire le procedure di gara per l’assegnazione dei diritti d’uso delle frequenze nella banda 700 Mhz e nelle bande cosiddette pioniere 3,6-3,8 e 26,5-27.5 Ghz agli operatori mobili. Sempre Agcom dovrà poi, entro il 30 maggio, adottare il nuovo Piano nazionale di assegnazione delle frequenze da destinare alla Tv digitale terrestre – il Pnaf 2018 – facendo perno sulle codifiche o srtandard più avanzati per consentire un uso più efficiente dello spettro. Per le pianificazione in ambito locale dovrà essere utilizzato il criterio delle aree tecniche.

Completata anche la partita che riguarda coordinamento delle frequenze con i paesi confinanti. Con l’accordo raggiunto nei giorni scorsi con Malta il Mise chiude i negoziati bilaterali rispettando in questo modo gli impegni assunti con l’Europa. I Paesi coinvolti erano Vaticano, Francia, Principato di Monaco, Spagna, Austria, Svizzera, paesi Adriatici (Ex-Jugoslavia, Albania e Grecia).

L’Italia non aveva alcun accordo di coordinamento internazionale con i paesi vicini, “ma ora per la prima volta in 25 anni abbiamo l’intesa con 15 paesi e lo chiuderemo entro fine anno”, ha annunciato Sassano. “Siamo sulla strada giusta: l’Italia otterrà 14 UHF su 28 disponibili, metà delle risorse, e potremo registrare a Ginevra i multiplex”.

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