Asta Lte, le tv locali raddoppiano la posta

480 milioni: è la richiesta di Aeranti Corallo per lasciar libere le frequenze (dal canale 61 al 69) destinate alle Tlc: “Largamente insufficiente” (240 milioni) la proposta di rimborso previsto dalla legge di Stabilità 

Pubblicato il 11 Apr 2011

"Largamente insufficiente". È la definizione con cui
Aeranti-Corallo, una delle due maggiori associazioni di tv locali,
respinge al mittente la proposta di rimborso – 240 milioni –
previsto dalla legge di Stabilità per "traslocare" dai
canali 61-69 destinati, con l'asta Lte, alle Tlc per la
realizzazione del l'Lte mobile. La richiesta, che verrà
presentata al Senato dove è in discussione il ddl di conversione,
sarà del doppio: 480 milioni, il 20% di quanto il governo punta a
incassare dalla gara.

Questo perché, scrive Aeranti-Corallo in una nota, " con il
modesto – e largamente insufficiente – importo previsto nessuno
avrà interesse a dismettere la propria attività, stante il fatto
che tale importo, in molti casi, risulterà inferiore agli
investimenti effettuati per il passaggio al digitale".
Dopo la pubblicazione in Gazzetta ufficiale, avvenuta lo scorso 31
marzo, del decreto legge n. 34/2011, approvato dal Consiglio dei
Ministri il 23 marzo (il cosiddetto “decreto omnibus”), è
iniziato al Senato l’iter per la conversione dello stesso in
legge.

Il provvedimento, rubricato con il numero AS 2665, è stato
assegnato in sede referente alle commissioni riunite Bilancio (V) e
Cultura (VII) di Palazzo Madama e il termine per la presentazione
degli emendamenti scade lunedì 11 aprile alle ore 21. Frattanto,
la Commissione VIII (Comunicazioni) ha sollevato un conflitto di
competenza, ai sensi del regolamento del Senato, rilevando che
nell’articolato del decreto sono presenti numerose disposizioni
rientranti nella specifica competenza della VIII Commissione.

Le norme di interesse per il settore sono tutte contenute
all’art. 4 del decreto. Anzitutto, viene posticipato al 30
settembre il termine per stabilire il calendario definitivo per il
passaggio alle trasmissioni televisive digitali terrestri; entro il
30 giugno 2012, il Ministero dello Sviluppo economico provvede
all’assegnazione dei diritti di uso delle frequenze.

Per le frequenze in ambito locale, vengono introdotti, scrive
l'associazione, "nuovi inaccettabili criteri" che
prevedono la predisposizione, in ogni area tecnica, di apposite
graduatorie dei soggetti già operanti in tecnica analogica che ne
facciamo richiesta, basate sui seguenti criteri: patrimonio al
netto delle perdite; dipendenti a tempo indeterminato; ampiezza
della copertura della popolazione; priorità cronologica di
svolgimento dell’attività nell’area, anche con riferimento
all’area di copertura.
I soggetti esclusi dalle graduatorie possono svolgere l’attività
di fornitore di contenuti, con norme relative alle modalità e alle
condizioni economiche da emanarsi dalla Agcom, sui multiplex dei
soggetti che otterranno l’assegnazione dei diritti di uso delle
frequenze sulla base delle graduatorie medesime.

La norma interessa sia le aree ancora da digitalizzare (dove non
verranno assegnate le frequenze dal 61 al 69 Uhf, che, secondo
quanto disposto dalla legge 220/2010, verranno sottratte alle tv
locali per essere destinate ai servizi di telefonia mobile in larga
banda), sia le aree già digitalizzate (dove tali frequenze 61-69
Uhf dovranno essere liberate entro il 30 settembre p.v. per la
successiva destinazione ai servizi di telefonia mobile in larga
banda). I soggetti non collocati in posizione utile nella
graduatoria (e che, quindi, non potranno esse-re operatori di rete)
verranno indennizzati con il 10% (fino a un massimo di 240 milioni
di euro) di quanto incassato dallo Stato per la cessione delle
frequenze agli operatori di telefonia mobile in larga banda tramite
asta competitiva.

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