LA LETTERA AL PD

“Audiovisivo, basta con lo spezzatino delle competenze”

Un gruppo di esponenti dell’industria culturale, in una lettera aperta ai candidati alla Segreteria del Pd, chiede un’unica direzione generale per il settore. “Necessaria una legge sui media che dia fiato alla produzione indipendente nazionale”

Pubblicato il 14 Nov 2013

L.M.

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Una governance unificata sotto un’unica direzione generale per cinema, tv, nuove piattaforme online, videogiochi, turismo e moda e una organica legge sui media che preveda in primis la crescita dei produttori indipendenti nazionali.

Sono le principali richieste contenute in una lettera aperta ai candidati alla segreteria del Partito Democratico, firmata da un gruppo di addetti ai lavori e incentrata in particolare sul rilancio del settore dell’audiovisivo.

“È un comparto industriale che incarna pienamente l’essenza del made in Italy – si legge nel documento – i cui prodotti sono il risultato di un’originale combinazione tra qualità e gusto, sapere professionale e competenze territoriali,l contenuto estetico e eredità culturale, che rende le produzioni italiane vere e proprie eccellenze a livello mondiale”.

Sostenendo che “occorre affiancare la A dell’Audiovisivo alle altre 4 tipiche del made in Italy (Abbigliamento, Arredo, Automazione e Alimentare)” e ricordando che “l’Italia nel settore dell’audiovisivo ha ancora un mercato del lavoro con una discreta densità e qualità nelle professioni”, i firmatari del documento ribadiscono che è “una partita che è possibile giocare con realismo e ambizione”. E sottolineano: “Solo una strategia di espansione può avere successo”.

È per questo che, a loro dire, “una politica industriale per i settori del cinema, della televisione, delle nuove piattaforme on line, dei videogiochi e dei settori contigui turismo e moda, necessita di una Governance coordinata se non unificata sotto un’unica direzione generale delle competenze, oggi disperse, tra Presidenza del Consiglio, Mise, Mibact e Mae”.

Inoltre, sempre stando al documento, “l’emanazione di una organica legge sui Media dovrebbe prevedere in primis la crescita del ruolo della dimensione dei produttori indipendenti nazionali”.

Ricordando che i finanziamenti pubblici diretti all’audiovisivo sono “scarsi, ma soprattutto non finalizzati” e che “la voce fiscale di gran lunga più rilevante è il canone destinato alla Rai”, il gruppo ritiene che “nel corso degli anni la giustificazione del canone si sia molto indebolita, non solo per errori della Rai, ma anche perché il satellite, poi il digitale terrestre e le piattaforme internet hanno rivoluzionato il contesto”.

Perciò, alla luce dell’imminente scadenza della Convenzione Stato-Rai nel 2016, i firmatari della lettera propongono una “trasformazione virtuosa della Rai e un ripensamento serio sui diversi utilizzi delle risorse da canone e ‘di mercato’ avrebbero il potere di impattare positivamente sulla struttura delle altre imprese televisive”.

Suggeriscono inoltre un “coordinamento tra imprese pubbliche e private nazionali” per favorire lo “sviluppo di produzioni strategiche, che necessitano di un livello di ricerca, investimento e promozione che le singole imprese hanno dimostrato di non avere”

Il coordinamento pubblico-privato “è utile – si legge nella lettera – anche per riequilibrare i rapporti di forza nei confronti degli operatori Over-the-Top. Le varie iTunes, Google/You tube, Amazon ecc. stanno drenando risorse crescenti senza contribuire né al finanziamento delle opere né agli investimenti nelle infrastrutture; hanno certo portato innovazione ma si avvalgono di ingiustificati vantaggi sul lato fiscale e della privacy, senza peraltro pagare le tasse nel paese in cui vendono i propri servizi. Soprattutto si avvalgono dell’assenza in Italia di una piattaforma nazionale, quali quelle su cui stanno lavorando altri paesi europei”.

Il gruppo ritiene che questa piattaforma, sollecitata dalla imprese pubbliche, debba però essere assecondata dall’azione del governo e delle Autorità a tutela della eccezione culturale, del diritto d’autore, della neutralità fiscale e della normativa della privacy.

“Riteniamo che il congresso del principale partito italiano – si chiude il documento – debba servire non solo a definire nuove leadership e gruppi dirigenti, ma soprattutto l’idea e il progetto di che Italia vogliamo tra 10 anni”.

I firmatari sono: Tiziana Aristarco, Stefano Balassone, Francesco Bruni, Daniele Cini, Piero De Chiara, Carlo Degli Esposti, Vito Di Marco, Mario Gianani, Laurentina Guidotti, Erik Lambert, Matteo Levi, Daniele Luchetti, Federica Lucisano, Silvio Maselli, Rosario Rinaldo, Carlo Sarti, Chiara Sbarigia, Maurizio Sciarra, Francesco Siliato, Maurizio Tini, Riccardo Maselli, Rosario Rinaldo, Carlo Sarti, Chiara Sbarigia, Maurizio Sciarra, Francesco Siliato, Maurizio Tini, Riccardo Tozzi.

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