LA RELAZIONE 2021

Auditel: è corsa al nuovo oro televisivo. Ma 3,5 milioni di famiglie italiane senza Internet

Il presidente Imperiali: “La Tv ha finito per egemonizzare tanto il web quanto l’industria cinematografica con buona pace di coloro che, agli albori di internet, troppo sbrigativamente, ne avevano decretato la fine. Grave errore previsionale”. A dare la spinta i giganti tecnologici, Netflix in pole

Pubblicato il 24 Mag 2021

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Il nuovo oro televisivo”: così Andrea Imperiali, presidente Auditel definisce il nuovo scenario innescato dalla pandemia e dalla spinta allo streaming da parte dei giganti tecnologici. In occasione della presentazione della Relazione Annuale 2021 al Senato sono due gli elementi che emergono: se da un lato il 2020 passa alla storia come l’anno del balzo più forte verso la digitalizzazione dall’altro i gap a livello nazionale restano forti e ammontano a 3,5 milioni le famiglie non ancora dotate di connessione a Internet.

“Il 2020 sarà ricordato come l’anno in cui la popolazione italiana, segregata per il Covid-19, ha compiuto un balzo nella digitalizzazione. Si è dotata di nuove connessioni e device, ha imparato velocemente a governarli e ha avviato una fruizione più consapevole dei contenuti multimediali e con l’utilizzo di smart Tv, computer e smartphone ha incrementato notevolmente la visione della cosiddetta TV fuori dal televisore. C’è però un’inquietante zona d’ombra: 3,5 milioni di famiglie italiane ancora non dispongono di una connessione alla rete, famiglie che rischiano di essere totalmente emarginate dalle dinamiche in atto”, ha evidenziato Imperiali.

A dare la spinta maggiore i giganti tecnologici. “Si è innescata una grande corsa mondiale al “nuovo oro televisivo”, con processi di concentrazione e alleanze trasversali senza precedenti”, ha detto il presidente di Auditel indicando il successo planetario di Netflix “giunta, ormai, ad avere il maggior numero di clienti di qualunque altra attività televisiva nel continente e che vede competere, sul terreno dello streaming, player globali quali Amazon, Apple, Discovery, Disney, Viacom”. Imperiali ha sottolineato la potenza finanziaria di questi soggetti, “maggiore di tutti gli operatori tradizionali messi insieme e con la cui scala sono capaci di produrre, e acquisire, un volume di contenuti di alta qualità che la maggior parte dei concorrenti locali non potrà mai eguagliare, potenziando, al contempo, imponenti infrastrutture distributive”. Favoriti dal lockdown nei Paesi industrializzati, i colossi dello streaming hanno visto crescere in maniera esponenziale gli abbonamenti e raggiunto capitalizzazioni di Borsa vertiginose “al punto da proporsi oggi con nuovi modelli di business basati non più solo sulla subscription ma anche sulla raccolta pubblicitaria”.

Riguardo ai dati le visualizzazioni dei contenuti Tv sui device digitali sono aumentate del 63%, il tempo speso del +136%, e anche la pubblicità, in totale controtendenza rispetto al perimetro tradizionale, è cresciuta del 53%. “Potremmo affermare che la Tv ha finito per egemonizzare tanto il web quanto – lo dimostra il boom delle serie – l’industria cinematografica, con buona pace di coloro che, agli albori di internet, troppo sbrigativamente, ne avevano decretato la fine. Un grave errore previsionale”, ha sottolineato Imperiali evidenziando che “la Tv, infatti, è ancora più centrale nel racconto della quotidianità e nel coinvolgimento emotivo-sociale del pubblico. E ha davanti a sé la prospettiva di una crescita sempre più marcata dello streaming”.

Stando alle ultime stime di mercato, entro il 2025 il volume quadruplicherà, portando il traffico dati per smartphone da 7,2 a 24 gigabyte mensili e il consumo di video crescerà costantemente del +30% su base annua per i prossimi quattro anni, arrivando a costituire a regime il 76% dell’intero traffico dati da mobile.” Lo streaming, insomma, sarà sempre più pratica quotidiana per tutti, e non solo in mobilità“. Il “new normal” digitale delle famiglie italiane passerà attraverso le nuove tecnologie di accesso, con l’arrivo del 5G e, soprattutto, l’estensione della copertura ultra-broadband nel Paese, ha detto Imperiali il quale segnala anche la crescita esponenziale degli schermi, oltre 112 milioni e sempre più connessi). Cambiano anche gli “spettaori” con nuovi fruitori: sono i Millenials e la Generazione Z a guidare il cambiamento. E cambiano anche le modalità di fruizione, tipicamente on-demand.

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