IL FINANZIERE

Ben Ammar: “Pronto a comprare La7 o la Rai”

Il finanziere franco-tunisino si dice disposto a diventare socio di Cairo e acquistare l’emittente pubblica in caso di privatizzazione. E su Telecom Italia: “Bernabè ha ereditato macerie, ma è uscito con eleganza”

Pubblicato il 25 Ott 2013

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Tarak Ben Ammar è pronto a “entrare come socio ne La7 e comprare la Rai”. Lo ha detto il finanziere francotunisino ai microfoni di Radio 24. “La7 non è in vendita, ma se Urbano Cairo cerca un socio sono qua” ha affermato l’imprenditore che non ha mai fatto mistero del suo interesse per questa emittente, ceduta lo scorso marzo da Telecom Italia Media all’editore Cairo per un milione di euro. Ha però sempre detto, e lo ha ribadito anche oggi, di non aver mai presentato un’offerta perché essendo consigliere di Telecom Italia sarebbe stato in conflitto d’interessi.

“Anche se la Rai vuole vendere, privatizzare, siamo qua” ha aggiunto. “Penso sia positivo privatizzare la Rai – ha proseguito – come è successo in Francia, così la politica esce fuori dalla televisione che è un grande problema”. L’imprenditore ha poi sostenuto che “per rinnovare la concessione del canone gli italiani dovrebbero decidere la linea editoriale che il servizio pubblico dovrebbe avere. Sawiris si è comprato Wind – ha proseguito – Telecom forse va agli spagnoli, il lusso ai francesi, perché due arabi non possono essere soci con altri italiani se la Rai è privatizzata?”.

“La Rai non è in vendita” è stata la pronta replica dell’Usigrai. “Spiace deludere l’imprenditore Tarak Ben Ammar, ma nessun grande Paese europeo si è privato del Servizio pubblico radiotelevisivo. E per liberare la Rai dai partiti non serve privatizzare, ma approvare alcune riforme: cambiare la legge di governance, nuovi limiti antitrust e una seria legge sui conflitti di interesse. A proposito di conflitti di interessi, ricordiamo che Tarak Ben Ammar è consigliere di amministrazione di Mediobanca, che proprio ieri è tornata ad occuparsi dei conti della Rai e che non più di tre mesi fa fissò anche il prezzo di una eventuale vendita.Chi vuole davvero un Servizio pubblico libero e forte, sia al fianco dell’Usigrai nella battaglia per far uscire dalla Rai i partiti, i governi, le lobby, ma anche i conflitti di interessi”.

Passando poi a parlare di Telecom Italia, ha sostenuto che il presidente esecutivo Franco Bernabè, “ha ereditato le macerie da altri. Non ha saputo tenere i soci italiani e quelli spagnoli uniti nella stessa visione, infatti non ha votato e se n’è andato. È stato elegante e ha detto ‘arrivederci’”. Alla domanda se ci sia da rimpiangere l’epoca delle partecipazioni statali, Ben Ammar, che è anche consigliere di amministrazione di Telecom Italia, ha risposto: “Senza dubbio”.

Ben Ammar ha anche affrontato la questione Alitalia, sostenendo che sarebbe una buona occasione di investimento per i capitali arabi, ma ci sono timori a investire nel Paese, anche per il funzionamento della giustizia. “Lo dico sempre agli arabi, venite, sbrigatevi, investite qui in Italia, ma non è che mi ascoltano sempre. Hanno paura dell’Italia, quando vedono che un imprenditore come Silvio Scaglia finisce in galera per un anno, innocente, e poi esce. Uno ci pensa due volte prima di venire”. L’ex ad di Fastweb Scaglia è stato assolto in primo grado la scorsa settimana in un caso di frode e riciclaggio da 2 miliardi di euro.

Su Silvio Berlusconi, l’imprenditore franco-tunisino assicura di essere lui l’unico socio estero e che Frank Agrama “non è mai stato socio” occulto del Cavaliere. “I giudici non mi chiamano mai perché pensano che l’amicizia rende cieco. Ma l’amicizia con Berlusconi non mi impedisce di dire la verità” afferma Ben Ammar. E sostiene che la stagione politica del leader del centrodestra, anche dopo la condanna definitiva e l’interdizione per due anni dall’attività pubblica, non è finita. “In tutti gli affari di Berlusconi negli ultimi trent’anni Berlusconi è innocente, vedrete. Non sono finite le sorprese su questo argomento. Avrete delle sorprese. Berlusconi è innocente, non è finito il ruolo della ricerca della giustizia, è come De Gaulle”.

Ben Ammar che, tra l’altro, è consigliere di Mediobanca, azionista di Rcs, ha parlato anche del futuro del gruppo editoriale e del Corriere della Sera. “Diego Della Valle deve fare l’editore. Mi auguro che per Rcs ci sia un editore come Murdoch” e alla domanda se questo editore possa essere Diego Della Valle ha risposto: “assolutamente”.

Le parole del franco-tunisino sulla Rai non hanno mancato di suscitare la reaziione dell’Usigrai. “La Rai non è in vendita” ha detto il sindacato dei giornalisti. “Spiace deludere l’imprenditore Tarak Ben Ammar, ma nessun grande Paese europeo si è privato del Servizio pubblico radiotelevisivo. E per liberare la Rai dai partiti non serve privatizzare, ma approvare alcune riforme: cambiare la legge di governance, nuovi limiti antitrust e una seria legge sui conflitti di interesse. A proposito di conflitti di interessi, ricordiamo che Tarak Ben Ammar è consigliere di amministrazione di Mediobanca, che proprio ieri è tornata ad occuparsi dei conti della Rai e che non più di tre mesi fa fissò anche il prezzo di una eventuale vendita.Chi vuole davvero un Servizio pubblico libero e forte, sia al fianco dell’Usigrai nella battaglia per far uscire dalla Rai i partiti, i governi, le lobby, ma anche i conflitti di interessi”

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