Gli esercenti cinematografici all’attacco della Biennale Cinema di Venezia: sbagliato ospitare film che usciranno contemporaneamente in sala e sulle piattaforme digitali. In particolare sono Anec (Associazione Nazionale Esercenti Cinema) e Anem (Associazione Nazionale Esercenti Multiplex) a contestare “quanto comunicato dal Direttore della Mostra del Cinema di Venezia e le iniziative successive che prevedono la contemporaneità dell’uscita di alcuni film sia in sala che su altri mezzi”.
“Pur riconoscendo l’affermazione del Direttore che in Francia esiste una legge che vieta ciò, le modalità di distribuzione condivise finora tra le categorie hanno permesso lo sviluppo complessivo dell’intera filiera – dicono le associazoni -. Al contrario, novità introdotte unilateralmente sembrano orientate a perseguire esclusivamente gli interessi di breve periodo solo di una parte, a danno degli altri attori”.
“Non si può trascurare le nuove realtà produttive come Netflix e Amazon – ha detto il direttore della Mostra Alberto Barbera presentando il programma -. Gran parte del cinema d’autore di oggi è prodotto da questi soggetti. Non sta a noi decidere se la politica distributiva di un imprenditore privato sia giusta o sbagliata”.
“Si tratta di un tema molto delicato – dicono però gli esercenti – che andrebbe affrontato d’intesa con tutti gli operatori della filiera cinematografica, specie in un periodo in cui l’esercizio – che rimane il principale canale di sfruttamento e valorizzazione di un’opera cinematografica – è in una fase di grave crisi, per via di problemi strutturali del mercato (stagionalità e fiscalità in primis) che meritano un approfondimento e un’analisi che si stanno sviluppando presso i competenti contesti istituzionali. La Legge Cinema ha fornito i primi strumenti: l’Esercizio è a disposizione per lavorare a soluzioni utili al mercato, ma senza penalizzare questa fondamentale catena del valore”.
A questo punto le associazioni dell’esercizio “si opporranno con ogni mezzo a tale proposta, se le convergenze sulle finestre di sfruttamento verranno disattese senza l’avallo dei cinema italiani”.