Broadcaster europei sotto scacco da Google

Le tv chiamate a cambiare modello per competere sul nuovo mercato

Pubblicato il 17 Mag 2010

È un 2009 difficile quello che i broadcaster europei si lasciano
alle spalle, segnata dalla pesante flessione dei mercati
pubblicitari. Considerando i ricavi complessivi dei broadcaster
europei è il gruppo Rtl a registrare la migliore tenuta, secondo
e-Media Institute, chiudendo il 2009 con una flessione dei ricavi
del 6% rispetto al 2008. Anche Itv (-7% in valuta locale), Mediaset
(-8%) e Tf1 (-9%) registrano complessivamente, a livello
consolidato, una contrazione inferiore al 10%. Più pesanti le
flessioni registrate dal broadcaster tedesco ProSiebenSat.1 (-10%)
e da Antena 3 in Spagna (-15%). Ma la crisi va oltre i ricavi e
riguarda il modello di business che viene messo sempre più sotto
scacco dai siti Google.

In tutto il mondo sono in vertiginoso aumento infatti il numero
delgi utenti che consuma video via Internet dai siti di Google
(YouTube). In particolare e-Media ha monitorato il mercato
britannico: nello scorso mese di febbraio sui portali di BigG sono
stati guardati 2,5 miliardi di video. “Per quanto in forte
crescita, le offerte degli editori, televisivi e non, non riescono
ad avere un traffico di tale rilevanza”, spiega e-Media
Institute. Nello stesso periodo, Bbc ha registrato circa 140
milioni di titoli visti, Channel 4 solo 40 milioni e Itv solo 28
milioni.

“Il nuovo mercato del broadband-video è fortemente dominato
dalle piattaforme meta-editoriali che giocano sempre di più un
ruolo propriamente editoriale, spingendo gli editori in posizione
arretrata nella catena dell’offerta – prosegue l’istituto di
ricerca -. L’impatto è già visibile dal punto di vista dei
ricavi pubblicitari. Per quanto l’offerta broadband-video degli
editori sia in netta ascesa, pare chiaro che in ambiente Internet
aperto i meta-editori giocheranno un ruolo sempre più decisivo e
di assoluto dominio”.

Con singole offerte basate su prevalentemente su contenuti
proprietari, le tv non ce la faranno a competere sul mercato
broadband-video. Per quanto la loro forza si basi su contenuti di
qualità ed esclusivi, “appare chiaro che la strada da percorrere
è quella di alleanze e di piattaforme congiunte per la creazione
di video portali”, rivelano gli analisti. È la strada già
percorsa dalle piattaforme satellitari gratuite (Freesat, TivùSat)
e da vari progetti come Kangaroo (bloccato però dalla Competition
Commission britannica), Canvas e – da ultimo – quello promosso dai
due concorrenti tedeschi della tv commerciale ProSiebenSat.1 and
Rtl Mediengruppe Deutschland. Se questi progetti dovessero
svilupparsi, si andrebbe verso portali nazionali che sarebbero vere
e proprie piattaforme basate sulla co-opetizione fra gli operatori
audiovisivi.

Secondo European Audiovisual Observatory, è grazie alla pay tv che
le società tv europee hanno resistito all’urto della crisi
potendo contare su una maggior diversificazione delle attività
senza, contemporaneamente, dover dipendere troppo dalla
pubblicità. Le revenue delle 12 principali aziende europee – in
tutto 534 canali – sono diminuite dell’1,9% nel 2009 rispetto al
3% del 2008. I dati confermano che le aziende che non hanno puntato
tutte le loro carte sugli inserzionisti hanno avuto risultati
positivi. Così registra una buona annata BSkyB in Uk con una
crescita di revenue del 20% (da 6,9 miliardi di dollari del 2008 a
8,3 miliardi del 2009) mentre ristagnano quelle della francese
Canal Plus (6 miliardi) e scendono del 4% (1,2 miliardi) quelle
della tedesca Sky Deutschland. I peggiori risultati finanziari si
registrano fra i gruppi più pubblicità-dipendenti: la Cme (21
canali in Europa centrale e orientale) subisce un calo del 31%, la
spagnola Prisa del 18%, la tedesca ProSiebenSat1 del 9,6%.

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