Calabrò: “La Rete non sia un Far Web. Intervenga il Parlamento”

In audizione al Senato il presidente Agcom difende la delibera sul diritto d’autore, ma avverte: “Le Camere affrontino le questioni ancora aperte”

Pubblicato il 21 Lug 2011

"L'Autorità non ha la benché minima propensione a
diventare lo sceriffo di Internet come qualcuno ha paventato.
Intende al contrario utilizzare tutto il suo expertise nel
tentativo di affrontare innovativamente in maniera organica ed
efficace il tema del diritto d'autore'', con un
bilanciamento ''tra una rete libera e aperta e la
protezione della proprietà intellettuale''. E' questo
uno dei passaggi dell'audizione
che stamani ha tenuto al Senato, davanti alle commissioni riunite
Cultura e Lavori pubblici, il presidente dell'Agcom Corrado
Calabrò in merito allo schema di regolamento sul diritto
d'autore approvato il 6 luglio dall'Autorità.

''Sono sempre stato convinto – ha aggiunto Calabrò – che
non si possa usare una mentalità ottocentesca che andava bene per
il cartaceo per regolare con giudizi di valore tipo vintage un
fenomeno quale quello della pirateria digitale in vertiginosa
evoluzione tecnologica. Ma questo non può costituire una
giustificazione per non fare. Che il principio della rete libera si
risolva in un Far web non è un esito degno di un Paese che creda
nel diritto anziché nella sopraffazione del più svelto e del più
spregiudicato'', ha sottolineato il presidente
dell'Agcom durante l'audizione in cui ha anche descritto il
regolamento.

Calabrò ha poi ricordato che il provvedimento è stato
''messo alla consultazione pubblica'' e ha
osservato che ''il più appropriato ed elevato confronto è
certamente quello col Parlamento che ha competenza legislativa in
materia''. ''Ci permettiamo di auspicare – ha
concluso – che anche il Parlamento nella sua sovranità affronti le
principali questioni aperte che si collocano oltre l'orizzonte
dell'azione amministrativa. Solo in questo modo internet potrà
integrare e far convergere, realmente e per tutti, diversi media
ampliando a dismisura le loro possibilità. Non ne segnerà la fine
ma ne aumenterà il valore''.

In commissione è
intervenuto anche il senatore PD Vincenzo Vita: ''Si è
sottolineato che non basta un regolamento. Sono anni, ormai, che
l'Italia attende la riforma della legge sul diritto
d'autore''.

''Basterebbe, come affermato dallo stesso presidente
dell'Agcom durante la relazione annuale al Parlamento, una sola
norma di legge ben calibrata a consacrare a livello di legislazione
primaria principi guida equilibrati – aggiunge Vita -. Nell'era
digitale e nell'avanzamento delle tecnologie web la difesa del
vecchio diritto si rivela un boomerang, mettendo in crisi gli
stessi interessi che si vorrebbe astrattamente tutelare.
L'evoluzione acceleratissima dei beni immateriali richiede una
forma di tutela adeguata alle novità. La libertà della rete e la
tutela del lavoro intellettuale sono entrambi diritti essenziali.
Proprio per questo è indifferibile una chiara norma di
legge''.

''Per questo – sottolinea Vita – è preferibile una scelta
di moratoria da parte dell'Autorità, facendo precedere
l'atto
definitivo dell'Agcom dal varo di una breve ma impegnativa
legge di principi del Parlamento italiano. O è meglio che piovano
ricorsi a proposito della legittimità della decisione
dell'organismo di garanzia e della stessa competenza a decidere
di quest'ultimo? E' ormai ineludibile che il Parlamento
affronti la questione con una legge, prima che si realizzi
l'ambizione di Berlusconi di occuparsi della rete dopo la
televisione".
"La tragedia italiana non avrebbe più fine. Senza una legge
ad hoc il disagio rischia di diventare molto serio'',
conclude il parlamentare del Pd.

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