L’evoluzione del modello broadcast verso un futuro
broadband-and-mobile sempre connesso non intacca il successo della
tv, perché se il contenuto è ovunque e Internet è la piattaforma
che può offrire la scelta più ampia, il televisore resta la
piattaforma preferita per guardare i programmi, che siano
on-demand, imposti dal vecchio palinsesto generalista, o, sempre
più spesso, offerti dalla pay-tv. Per questo il nuovo rapporto di
ItMedia Consulting, “Turning digital: Tv reloaded?” realizzato
nei 15 Paesi Ue più Norvegia e Svizzera, suggerisce una possibile
corsa dell’industria verso piattaforme e servizi di connected-tv:
il televisore resta la base su cui lavorare.
Non va trascurato un elemento che determina il primato della tv:
l’invecchiamento della popolazione. Chi ha 50-60 anni è fedele
al piccolo schermo e conta anche di più per il modello di business
perché questa fascia demografica ha il massimo potere
d’acquisto. I giovani da parte loro non guardano meno
televisione, ma lo fanno su una molteplicità di schermi.
Le ore passate davanti alla tv sono in aumento in tutta Europa. Dal
2009 al 2010, in Uk le ore trascorse di fronte al piccolo schermo
sono cresciute dell’8%, in Germania del 5%, in Italia del 3,4%;
tuttavia noi siamo il Paese dove si guarda più tv in assoluto (246
minuti al giorno, contro 243 minuti in Uk, 234 in Spagna, 223 in
Germania), anche perché la penetrazione dei Pc è tra le più
basse in Ue. Cifre alla mano, da noi il televisore si trova in
quasi tutte le case, al contrario del computer, presente circa nel
60% delle famiglie (solo Grecia e Portogallo fanno peggio di noi;
Norvegia, Svezia e Germania hanno penetrazioni dei Pc tra l’80 e
il 90%). L’ascolto medio europeo è cresciuto del 2,7%.
Come si spiega questo rinnovato amore per la tv? Gli ascolti sono
trainati dai nuovi canali digitali, quelli tematici, ai quali va
aggiunta l’IpTv, ovvero tutti i contenuti che arrivano sullo
schermo tv grazie alle connessioni Internet a banda larga e che
hanno riportato gli spettatori alla tv. E’ l’effetto del
switch-off, insomma, che si evidenzia al massimo grado in Gran
Bretagna, ma anche in Spagna, dove il passaggio al digitale è
completo.
Così in Uk i nuovi canali digitali hanno già il 43% di share,
contro il 20% dell’Italia (ma con un tasso di crescita
dell’8%). Chi torna a guardare la tv lo fa attratto dai nuovi
contenuti e dalla maggior disponibilità di scelta offerta dai
canali digitali. E anche dalla pay-tv.
A scomporre nei suoi elementi l’inossidabile successo della tv,
si scopre che ci sono settori al tramonto accanto ad altri in piena
crescita. Il modello generalista interessa sempre meno: ora a
tirare il business in Europa è la pay-tv. Se nel 2010 il settore
nel compesso è cresciuto del 5,6%, più del triplo
dell'incremento del Pil europeo, la fetta più grande della
torta è ormai rappresentata dalla tv a pagamento (43%), seguita
dalla pubblicità (35%). Ma mentre i ricavi della pubblicità
conoscono una ripresa a singhiozzo, a livello Ue, rispetto al 2009,
quelli della pay-tv crescono di un solido +10%, segno che la tv,
forse, è sempre meno dei pubblicitari e sempre più degli
spettatori. Che, nonostante il ristagno dei consumi privati, hanno
immesso nel sistema l’anno scorso risorse pari a 40 miliardi di
euro.