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Canone Rai, Anzaldi (Pd): “Ricorso al Tar crea sconcerto”

Il segretario della Vigilanza commenta la notizia di un possibile ricorso dell’azienda pubblica contro il Governo per il mancato adeguamento del canone all’inflazione programmata: “Il direttore generale non parla con chi l’ha nominato? La commissione verifichi come stanno le cose: situazione allo sbando”

Pubblicato il 21 Gen 2014

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“Se risponde al vero che la Rai ha intenzione di fare causa al governo sul mancato adeguamento all’inflazione del canone 2014, è opportuno che la commissione di Vigilanza se ne occupi”. Così Michele Anzaldi, deputato del Pd e segretario della commissione di Vigilanza, commenta la notizia pubblicata oggi da Repubblica, secondo cui i consiglieri d’amministrazione della Tv pubblica avrebbero suggerito alla Presidente Anna Maria Tarantola di depositare un ricorso al Tar del Lazio contro il mancato adeguamento all’inflazione programmata del canone Tv.

Una decisione del ministro Zanonato che avrebbe creato scompiglio in viale Mazzini, dal momento che potrebbe tradursi in una perdita di 21 milioni di euro per le casse dell’azienda.

“E’ opportuno che il presidente della Vigilanza Roberto Fico – continua Anzaldi – verifichi subito come stanno le cose. L’eventuale decisione di un’azienda pubblica di ricorrere al Tar contro il suo azionista è certamente un caso che la commissione deve valutare. Il direttore generale non si parla con chi l’ha nominato, ovvero il governo? Il Consiglio di amministrazione ha chiesto pareri legali su una scelta del genere?”.
“L’impressione – conclude il deputato Pd – è che ci sia una situazione di sbando, con il servizio pubblico che da una parte crea sconcerto per decisioni che lasciano perplessi, come la chiusura di trasmissioni di successo come il talent radiofonico ‘Demo’, dall’altra decide di far causa al governo. E’ opportuno che ci sia chiarezza”.

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