IL PAGINONE

Con Arrow Europeana (ri)sfida Google

E’ made in Italy il sofware scelto dalla Ue per trovare i titolari dei diritti delle opere da digitalizzare. Ma l’Italia non può permetterselo

Pubblicato il 28 Ott 2012

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Non sono solo i cervelli a emigrare all’estero, esportando talento creativo nei settori più innovativi della scienza e della tecnologia. Anche i software, sviluppati in Italia, possono prendere la strada dei paesi stranieri ed essere implementati lì prima che da noi. Fino a diventare strumento essenziale per i grandi progetti europei e entrare nelle Direttive Ue legate alla digital economy. È questa la storia di Arrow (Accessible registries of rights information and orphan works towards Europeana): come indica la sigla, all’interno del grande disegno di Europeana per il trasferimento in digitale del patrimonio culturale del nostro continente, Arrow offre uno strumento tecnologico che aiuta le biblioteche a risolvere il problema principe alla base di ogni processo di digitalizzazione: la gestione dei diritti d’autore. Con la tecnologia di Arrow si determina infatti se un’opera è protetta da diritto d’autore o è in pubblico dominio e si individuano gli eventuali titolari dei diritti cui chiedere la licenza per la digitalizzazione e l’utilizzo. Si tratta di un progetto, finanziato dalla Commissione Ue, ma a guida italiana, perché coordinato dall’Aie (Associazione italiana editori) e il cui partner tecnologico è il nostro Cineca (Consorzio interuniversitario che rappresenta il maggiore centro di calcolo in Italia). “Arrow integra informazioni contenute in repository esterne (come quelle delle grandi biblioteche europee) usando algoritmi sviluppati interamente da Cineca: sono questi che elaborano i dati in modo da definire lo status di diritto dell’opera e fanno anche dialogare tra loro le repository europee, quasi sempre non interoperabili”, spiega Gabriella Scipione, responsabile editoria e biblioteche universitarie di Cineca.


A ottobre è arrivato il suggello definitivo dell’Ue al progetto made in Italy, con la Direttiva sulle opere orfane approvata dalla Commissione e dal Consiglio d’Europa che include il sistema Arrow tra le fonti di informazione che è obbligatorio consultare per l’individuazione delle opere orfane. Non l’unica, dunque, ma una di quelle che necessariamente dovrà essere utilizzata per cercare gli aventi diritto nel processo di digitalizzazione delle opere “orfane”.


Anche prima della direttiva, il progetto era stato già lanciato sulla scena internazionale: non solo per la partnership di molti soggetti stanieri (associazioni di editori e autori, società di gestione collettiva dei diritti, biblioteche nazionali di tutta Europa), ma perché i primi test si sono tutti svolti all’estero: Francia, Germania, Regno Unito e Spagna. A questi ha fatto seguito il primo utilizzo concreto di Arrow in un contesto produttivo reale: la digitalizzazione della collezione storica di testi scientifici della fondazione privata Wellcome Trust, in Gran Bretagna.

La Commissione Ue ha poi promosso una seconda fase del progetto Arrow, chiamata Arrow Plus e con la quale è arrivata la partecipazione anche dell’Iccu (Istituto Centrale del catalogo unico delle biblioteche italiane – ministero per i Beni e le attività culturali). L’Iccu ha il ruolo di National contact point per le biblioteche in Italia, spiega Patrizia Martini, responsabile del progetto per l’Iccu, e svolge anche l’attività di dissemination del sistema Arrow tra le biblioteche. L’Istituto si coordinerà anche con la Direzione Generale per le biblioteche, gli istituti culturali ed il diritto d’autore, che ha competenze in materia di diritto d’autore. “Ma restano da sciogliere alcuni nodi – dice Martini -: i costi del servizio per le biblioteche, i tagli dei fondi che stiamo subendo per la gestione ordinaria e la mancanza di finanziamenti rendono difficoltosa ogni pianificazione volta allo sviluppo e all’innovazione nel mondo delle biblioteche”.

“Per l’applicazione del sistema occorrerebbe un forte investimento pubblico nella digitalizzazione, ma sappiamo che oggi i fondi pubblici scarseggiano”, concorda Giovanni Bergamin, direttore dei servizi informatici della Biblioteca nazionale di Firenze. Insomma, l’Italia resta ancora alla finestra, mentre all’estero le implementazioni vanno avanti: la Francia ha sciolto sia i nodi legali che finanziari, perché il Parlamento ha approvato la legge sulla gestione dei diritti digitali delle opere librarie fuori commercio e messo a disposizione un fondo, cui partecipano anche privati, per un totale di 100 milioni di euro: la biblioteca nazionale francese (Bnf) dovrà creare una banca dati dei libri fuori commercio e avviare la digitalizzazione di parte del suo patrimonio: il più grande progetto del genere in Europa, per il quale sarà usato proprio il “nostro” Arrow.

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