Conti sotto le attese per Vivendi, la media company di proprietà della famiglia Bolloré e titolare di partecipazioni in Mediaset e Tim. I ricavi crescono nel primo trimestre del 2018: fatturato di 3,109 miliardi di euro, in aumento del 16% rispetto ai 2,680 miliardi del primo trimestre del 2017. In particolare le società di analisi si aspettavano una crescita dell’1,2% in più. Si tratta del primo bilancio “firmato” Yannick Bolloré, figlio di Vincent, che ha preso il posto del padre come presidente del consiglio di sorveglianza.
L’incremento delle revenue è guidato dalle performance di Universal Music Group che vede una crescita delle revenue del 4,5% (a 1,222 milioni di euro) grazie ad abbonamenti e streaming: gli occhi degli investitori sono puntati sul business musicale, in particolare, in vista di aggiornamenti sui piani per una possibile quotazione in grado di rafforzare il valore del gruppo francese dopo le controverse vicende in Italia.
In aumento anche gli abbonati al canale di pay Tv Canal+, che registra 620,000 abbonati in più dell’anno passato per un totale di 15,3 milioni, con una crescita dei ricavi del 2,5% a 1.298 milioni di euro. Bene anche l’andamento della controllata Havas attiva nella comunicazione d’impresa (ricavi per 482 milioni di dollari). Aumentano gli abbonati al canale payTV Canal+, che registra 620,000 abbonati in più dell’anno passato per un totale di 15,3 milioni, con una crescita dei ricavi del 2,5% a 1,298 milioni di euro.
Nel dettaglio, facendo focus sul driver più forte – quello di Umg – l’azienda segnala che il supervisory board ha approvato la proposta del cda di lavorare alle operazioni legali necessarie per un potenziale cambiamento nella struttura azionaria del gruppo di musica. La crescita di Universal è trainata dall’aumento mondiale di utenti delle piattaforme di streaming: nel primo trimestre del 2018, i ricavi sono stati pari a 1.222 milioni di euro, in crescita del 4,5% a cambi e perimetro costanti rispetto allo stesso periodo del 2017 (-4,8% su base effettiva).
I ricavi generati dalla vendita di musica sono aumentati del 5,9% mentre la crescita dei ricavi in abbonamento e streaming (+ 31,5%) ha più che compensato il calo delle vendite fisiche (-26,2%) e download (-25,6%).
Vivendi torna a fare la voce grossa con Tim. A nemmeno due settimane di distanza dall’assemblea dello scorso 4 maggio, in occasione dei conti trimestrali, chiusi con un balzo dei ricavi per il consolidamento di Havas, Vivendi fa capire in un inciso che non ha intenzione di mollare la presa sulla società italiana.
“La nuova governance” di Tim “preoccupa Vivendi”, scrive nella nota sulla trimestrale. “Il rischio di smantellamento (della società, ndr) e di una governance che non tenesse abbastanza in conto gli interessi degli azionisti potrebbe indurre Vivendi, come prevede la legge, a chiedere la convocazione di un’assemblea per proporre un rimaneggiamento del consiglio di amministrazione”, indica il gruppo francese. Insomma, all’orizzonte ci potrebbe essere una nuova battaglia a suon di azioni tra i due litiganti.
Vivendi resterà “estremamente vigile” per assicurare che il piano industriale 2018-2020 di Telecom Italia presentato da Amos Genish possa essere “attuato nella sua interezza”, ha ribadito il ceo Arnaud De Puyfontaine. Il manager ha riconfermato l’impegno di lungo termine del gruppo in Telecom Italia e ha ribadito che prenderà le necessarie misure per preservare il suo valore ed evitare lo “smantellamento”. Si è anche detto soddisfatto per la conferma di Amos Genish alla guida di Tim.