CONFINDUSTRIA CULTURA E FIMI

Copyright: “Grave dietrofront di Agcom”

Calabrò annuncia che la discussa delibera non sarà varata in questa consiliatura. In allarme Confindustria Cultura e Fimi: “Così si allarga lo spread tra legalità e illegalità”. Plaudono Vita e Vimercati (PD): “Una scelta sensata. Ora decida il Parlamento”

Pubblicato il 02 Mag 2012

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“Profonda delusione” per il dietrofront di Agcom sulle norme a tutela del copyright. Con queste parole Enzo Mazza, presidente della Fimi, commenta l’annuncio, dato oggi nel bilancio di fine mandato dal presiedente Agcom, Corrado Calabrò.

“Il presidente Calabrò – commenta Mazza in una nota – oggi ha di fatto sancito la resa dell’Autorità, consegnando virtualmente la maglia dell’Agcom agli ultras della pirateria. Bene ha fatto l’amministrazione Obama ha mantenere l’Italia nella lista nera dei Paesi con scarsa tutela dei diritti di proprietà intellettuale a causa della mancata adozione del regolamento Agcom, ampiamente promesso anche dal presidente dell’Autorità in più occasioni. Situazione resa ancora più paradossale dal fatto che la Spagna è invece uscita dalla lista nera con l’adozione di una nuova norma antipirateria”.

In Italia, secondo i dati di Comscore, circa il 26% degli utenti di internet – ricorda la nota della Fimi – accede ai servizi illegali. “Proprio in questa fase nella quale si sta sempre più affermando il mercato digitale della musica, in Italia secondo i dati Deloitte, nel primo trimestre del 2012, la musica online ha superato il 30% del totale mercato, con una crescita del 44%, sarebbe stato necessario dare un segnale all’offerta illecita con un provvedimento coraggioso – conclude Mazza – Alla fine però abbiamo assistito ad un discutibile dietro-front che di certo non ha messo in buona luce il nostro Paese nei confronti dei principali partner commerciali stranieri”.

Sulle stessa lunghezza d’onda anche Confindustria Cultura che parla di “un giorno triste” per il diritto d’autore. "Questo è un giorno triste in Italia per il diritto d’autore perché a causa dell’inerzia dell’Agcom si è allargato lo spread tra legalità e pirateria su internet – commenta il presidente Marco Polillo- L’incomprensibile dietrofront del presidente Calabrò rispetto agli impegni pubblici da lui stesso presi in Senato e poi alla Camera dei Deputati lascia sgomenti Non avremmo mai creduto che un ‘uomo delle istituzioni si lasciasse influenzare da cattivi consiglieri e dagli estremisti della rete che pretendono un web anarchico dove è possibile calpestare ogni forma di diritto.

“Per due anni l’Agcom ha lavorato ad un provvedimento che rendesse efficace il contrasto alle piattaforme pirata che stanno distruggendo l’industria della cultura italiana – ricorda Polillo – Malgrado l’enorme lavoro e l’ampio consenso questa Autorità ha preferito non decidere dandola vinta a chi si arricchisce illegalmente con il nostro lavoro. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: è stato affossato un provvedimento che aveva incassato l’assenso della Commissione Ue, del Parlamento, del Governo in carica. Non lo diciamo solo noi: il report 301 del Governo Usa conferma il nostro Paese nella watch list degli stati a più alto tasso di pirateria e contraffazione, puntando il dito sull’incapacità di adottare un regolamento tecnico per contrastare più efficacemente le violazioni della proprietà intellettuale sulle reti digitali”.

“Per questo chiediamo con forza al governo e alla prossima Autorità – conclude – di mettere il tema al primo posto in agenda e potenziare il nostro sistema di risposta alla diffusione illegale di opere dell’ingegno”.

Anche Bsa condivide la sensazione di “delusione” manifestata da parte di Confindustria Cultura e da nonché da Fimi. “Si tratta dell’ennesima battuta d’arresto del nostro Paese sul fronte della tutela del copyright nelle reti digitali – commenta il presidente Matteo Mille – L’intero settore attende da mesi l’approvazione di un regolamento che aiuterebbe il nostro sistema a non avere un software su due illegalmente utilizzato: una piaga contro la quale ci battiamo da anni, in un contesto web tuttora privo di chiara regolamentazione a tutela della proprietà intellettuale”.

“Provvedimenti simili recentemente hanno dimostrato di dare risultati molto interessanti in altre nazioni europee”, prosegue Mille. “E l’Authority ha pieno titolo a svolgere attività di enforcement della legislazione vigente, come ha confermato il parere autorevolmente espresso dal Professor Onida, ex Presidente della Consulta”.

“Invece – nonostante gli sforzi di tutte le realtà impegnate in questa battaglia – il nostro Paese rimane incluso nella Watch List dello Special 301 Report, come si legge chiaramente nelle motivazioni addotte dall’Office of the United States TradeRepresentative per mantenere il nostro Paese ‘sotto osservazione’”:

“Ciò penalizza il nostro sistema economico, che perde ancora una volta l’opportunità di trarre vantaggio per la propria ripresa economica dall’essere considerato un partner commerciale pienamente affidabile”, conclude Mille.

Di tutt’altro genere i commenti provenienti da Vincenzo Vita e Luigi Vimercati, senatori del Partito Democratico. “Finalmente il presidente dell’Agcom Corrado Calabrò ha preso atto della inopportunità di varare un regolamento sul diritto d’autore in assenza di una legge- si legge in una nota congiunta – Del resto nella stessa Autorità si era svolta una discussione lunga e articolata. Quella di oggi è una scelta sensata e, come si vede, è prevalso il buon senso. Sentiamo in tale orientamento il risultato di una lunga e impegnata battaglia politica e culturale, che ha visto in prima fila il popolo della Rete e diversi di noi. Ora si tratta di varare davvero in Parlamento una norma specifica. Già nelle prossime settimane – concludono – verrà depositato un testo, dopo un’adeguata discussione pubblica”.

L’annuncio del dietrofront è stato dato da Calabrò nella sua relazione di fine mandato, smentendo l’orientamento che sembrava prevalente. “L’intesa era che il governo avrebbe adottato una norma di interpretazione” per definire la competenza dell’Agcom, ha ricordato Calabrò. “Finché il governo non la adotterà – ha proseguito – noi, almeno in questa consiliatura, non ci sentiremo tenuti alla deliberazione del regolamento, pur così equilibrato, che abbiamo predisposto". La bozza di regolamento, più volte modificata e sottoposta a consultazione pubblica, non prevedeva il potere di oscurare siti da parte dell’Autorità, ma solo quello di rimuovere i contenuti pubblicati in violazione del copyright. “Il popolo della rete non abbia timori – ha aggiunto Calabrò – l’Agcom saprà conciliare” i diritti in gioco.

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