IL CASO

Copyright, lettera a Conte: “Chiarire il ruolo Agcom sui controlli a Telegram & co”

Nell’iter di recepimento della direttiva Ue, l’Italia ha approvato una disposizione che estende le competenze dell’Autorità ai servizi di messaggistica. Parlamentari, esperti ed esponenti della società civile scrivono al Presidente del Consiglio: “Differenziare tra servizi di condivisione di contenuti e comunicazione personale”

Pubblicato il 07 Dic 2020

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Parlamentari, esperti e rappresentanti di organizzazioni della società civile scrivono al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte per avere chiarimenti circa il recepimento della direttiva Ue sul copyright (2019/790).

In sede di conversione del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34 – il provvedimento conteneva le norme di recepimento – è stata approvata una disposizione che estende le competenze dell’Agcom ai servizi di messaggistica che utilizzano indirettamente risorse di numerazione locale per compiere violazioni del diritto d’autore e dei diritti connessi. Lasciando così intendere che l’Autorità possa monitorare anche i servizi di comunicazione interpersonale.

La direttiva europea ha già chiarito che questi servizi devono restare fuori dai controlli. Ma allora, si chiede nella lettera, cosa potrà e dovrà realmente fare e non fare l’Agcom in forza di questa disposizione?

“Pensiamo che ci sia una bella differenza tra servizi di condivisione di contenuti e messaggistica personale – si legge – Se ha senso che qualcuno domani controlli se ci sono canali Telegram con migliaia di utenti “one-to-many” che magari diffondono articoli di giornale violando il diritto d’autore, non sarebbe assolutamente accettabile che qualcuno venisse a verificare se, magari sempre su Telegram, ci stiamo scambiando un articolo di giornale con un amico”.

“La disposizione introdotta nel decreto-legge non è chiara su questo, e come capirà non si tratta di una questione marginale o di poco conto. Non possiamo certo accettare che qualcuno acceda alla nostra corrispondenza privata (online), o controlli i nostri messaggi personali sui vari canali social”. In palese contrasto, dunque, con l’articolo 15 della Costituzione, che garantisce l’inviolabilità della corrispondenza “e di ogni altra forma di comunicazione”, che non è più – da parecchi anni ormai –solo la busta che ci arrivava nella buca delle lettere.

“Quindi, mentre c’è una normativa europea che ha cercato un punto di equilibrio e bilanciamento tra diritti tutti ugualmente meritevoli di tutela – evidenziano i firmatari – è importante avere conferma che non stiamo facendo fughe in avanti nella direzione sbagliata. Abbiamo per questo deciso di scriverle, come parlamentari, esperti e rappresentanti di organizzazioni della società civile, per attirare la sua attenzione su una questione tanto delicata e contribuire così a rassicurare le cittadine e i cittadini italiani sulla difesa di una loro libertà fondamentale costituzionalmente garantita”.

 L’elenco dei firmatari della missiva

Alessandro Fusacchia, deputato, co-fondatore di Movimenta

Luca Bolognini, presidente dell’Istituto Italiano per la Privacy e la Valorizzazione dei Dati

Fabrizio Barca, coordinatore del Forum Disuguaglianze Diversità

Giulio De Petra, direttore del Centro per la Riforma dello Stato

Patrizia Feletig, presidente di Copernicani

Federico Ferrazza, direttore di Wired

Alessandra Carbonaro, deputata

Paolo Lattanzio, deputato

Rossella Muroni, deputata

Erasmo Palazzotto, deputato

Lia Quartapelle, deputata

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