L'INTERVENTO

Copyright online, Asstel: “Le telco non possono agire come la Guardia di Finanza”

Marzia Minozzi in audizione alla Camera sulle proposte di legge in discussione. “Tutte le operazioni che sono state e vengono tuttora fatte a tutela del diritto d’autore sono a carico degli operatori. Troppi oneri e non si ottiene la repressione del fenomeno”

Pubblicato il 11 Gen 2022

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Fra il dire e il fare ci sono di mezzo un mare di ostacoli, fra burocrazia, oneri economici e questioni tecniche: in audizione ala Camera sulle proposte di legge riguardanti disposizioni per la prevenzione e la repressione della diffusione illecita via web di contenuti tutelati dal diritto d’autore, Marzia Minozzi, responsabile normativa e regolamentazione di Asstel, evidenzia le criticità sul cammino. “Spesso sentiamo parlare di necessità d’immediatezza, di operazioni in tempo reale; ora, sulla carta è possibile, ma nella realtà è molto difficile, sarebbe onerosissimo e direi proprio non fattibile”, ha detto Minozzi ricordando  che “le reti hanno bisogno di sistemi appositi, e questi sistemi appositi hanno dei vincoli di capacità; tra l’altro, non parliamo di qualcosa che sorge in maniera imprevista: la numerosità di operazioni di disabilitazione dell’accesso è molto significativa a livello nazionale”.

Da non sottovalutare anche la quantità di soggetti autorizzati a avviare la rimozione dei contenuti: “Le operazioni di disabilitazione dell’accesso non vengono disposte solo dall’Autorità per le comunicazioni, ma anche dall’Antitrust in collaborazione con la Guardia di finanza, dalla magistratura ordinaria e, ultimamente, anche dalla Consob in relazione ai siti di gambling e operazioni finanziarie non regolamentate e illecite”. “Siamo nell’ordine di qualche migliaio di operazioni all’anno, con tutto ciò che ne consegue in termini di procedura, avvio dell’ordine, rendicontazione. È un altro passaggio che genera oneri da valutare in un’ottica di costo/beneficio”, ha detto Minozzi secondo la quale la repressione oltre al rischio di innescare “un obbligo generalizzato di sorveglianza, che è vietato” non è la strada per arginare il fenomeno. “Il ruolo dell’operatore diventa quasi centrale, in un contesto in cui, evidentemente, non ha alcuna leva rispetto ai comportamenti illeciti che si vogliono perseguire. Tutte le operazioni che sono state e vengono tuttora fatte a tutela del diritto d’autore sono a carico degli operatori. Tra l’altro questi comportamenti illeciti, come nota anche l’Autorità garante nella sua ultima relazione al Parlamento, denotano sempre più un’organizzazione finalizzata allo sfruttamento di questi contenuti in maniera illecita“.

Di qui il suggerimento a perseguire chi commette gli illeciti: “Si può procedere alla repressione della circolazione del contenuto online, ma trovare altre strade di circolazione di questo contenuto, per coloro che hanno un interesse economico specifico a farlo circolare, è abbastanza semplice. Abbiamo visto invece, in alcune situazioni, che le operazioni sono di contrasto ai soggetti che operano questi comportamenti sono più efficaci. Improntare l’ambiente digitale a un principio di legalità riteniamo sia un valore per tutti, che consente di valorizzare il mercato per tutti”.

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