De Benedetti: in bolletta un canone a favore degli editori

Il presidente del Gruppo L’Espresso propone un “balzello” per ricompensare il valore delle news online di cui “beneficiano” gli operatori di Tlc

Pubblicato il 24 Set 2009

I siti di news generano oltre il 30% del traffico in Rete ma non
ricevono compensi dai gestori: se il giornalismo indipendente e di
qualità è a rischio, quale può essere la soluzione? L’ipotesi
è un prelievo dalle bollette con cui gli utenti pagano la
connessione Adsl, secondo Carlo De Benedetti, presidente del gruppo
L’Espresso, in un articolo su Il Sole 24 Ore.

“Oggi un’informazione tempestiva, accurata e articolata è
sempre più costosa perché le redazioni che un tempo producevano
per una sola piattaforma – carta, radio o tv che fosse – sono
chiamate a fornire news, video, audio, mappe interattive,
fotogallerie, con linguaggi e tecnologie in costante e caro
aggiornamento”, afferma De Benedetti. “Con la pubblicità in
drammatica diminuzione e le notizie che si possono trovare senza
sborsare un centesimo”, il vecchio modello di business non
funziona più.

Il problema non è nuovo. A Berlino lo scorso giugno i principali
editori europei hanno sottoscritto la “Dichiarazione di
Amburgo”, che individua alcuni principi “il cui mancato
rispetto mette a repentaglio la libera stampa e la democrazia”.
Il documento fa notare che “Numerosi operatori di Internet usano
il lavoro degli autori, degli editori e dei broadcaster senza
pagare alcunché. (…) L’accesso per tutti ai siti web non
significa accesso gratuito”. Tra gli operatori contro cui si
scagliano gli editori ci sono “i motori come Google e le
telecom”, spiega De Benedetti, “ossia chi fornisce i servizi di
ricerca e l’accesso alla rete. Perché questi anelli della catena
del valore aumentano fortemente i loro utili mentre gli editori
soffrono? Vediamo di spiegarlo. Google prospera sui contenuti degli
altri perché, su richiesta dell’utilizzatore, li rintraccia con
il suo motore di ricerca e, nella pagina di risposta, gli piazza
accanto la pubblicità”.

Sul solo mercato italiano queste pubblicità si tradurranno
quest’anno in un fatturato di 400 milioni di euro. A loro volta,
“gli operatori di telefonia in Italia controllano circa 13
milioni di connessioni ad alta velocità (…). Calcoli ufficiali
in Germania e Stati Uniti mostrano che oltre il 30% del traffico in
Rete è generato dai siti di quotidiani e reti televisive. Quindi
l’informazione mainstream è un driver eccezionale per le
telecom, che si fanno pagare con margini molto elevati ogni Adsl e
abbonamento ai dispostivi mobili con accesso al web”.

In Germania, è pronta una soluzione: è molto probabile che il
nuovo Parlamento “chiami presto ogni azienda tedesca a dichiarare
quanti sono i suoi computer collegati a Internet e a pagare per
ciascuno una flat fee mensile di 5 euro. I relativi ricavi
andrebbero solo agli editori”. Per l’Italia De Benedetti ha una
proposta per il legislatore: “Il passaggio dei giornali al web,
che amplia l’audience e diminuisce i fatturati, venga sussidiato
alla stregua del passaggio dall’analogico al digitale nella
televisione”. Come sulla bolletta dell’energia viene effettuato
un prelievo a favore dello sviluppo delle rinnovabili, qui il
prelievo potrebbe avvenire sulla bolletta della connettività.

Oppure, continua De Benedetti, “si discuta l’opportunità di
‘girare’ agli editori, a compensazione della quota del valore
creato a vantaggio degli operatori di telefonia, una piccola parte
di quanto pagano gli utilizzatori per l’Adsl o per la connessione
a Internet in mobilità”. Nel 2007 le linee Adsl hanno prodotto
un fatturato superiore a 4 miliardi di euro e per De Benedetti non
sarebbe iniqua una “ripartizione di questo fatturato, come
d’altronde avviene già negli Usa, tra operatori telefonici e
generatori di contenuti”. Le obiezioni saranno probabilmente
tante, da parte delle aziende e anche dei consumatori, ammette De
Benedetti, ma la posta in gioco, ovvero “la sopravvivenza del
giornalismo indipendente”, giustifica “azioni con carattere
d’eccezionalità”.

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