IL DDL

Diffamazione: per testate Web obbligo di rettifica

L’aula del Senato approva un emendamento a firma del pidiellino Franco Mugnai: obbligati tutti i prodotti editoriali diffusi online, con periodicità regolare e contraddistinti da una testata. Nel mirino anche gli archivi digitali. Wikipedia: “Minacciata la nostra indipendenza”

Pubblicato il 25 Ott 2012

Sarà più estesa la platea dei soggetti che pubblicano online obbligati alle rettifiche anche se non si tratta di giornali ma di siti web. Nella formulazione del ddl sulla diffamazione licenziata dalla commissione Giustizia di palazzo Madama, l’articolo 3 parlava di “testate giornalistiche diffuse per via telematica”. Ma l’aula del Senato ha approvato un emendamento – primo firmatario il senatore del Pdl Franco Mugnai – che cambia la formulazione e si sgancia dall’idea originaria della quale si era discusso in commissione, quella delle edizioni online dei giornali cartacei. L’obbligo di rettifica riguarda ora i “prodotti editoriali diffusi per via telematica, con periodicità regolare e contraddistinti da una testata”.

L’approvazione avviene subito dopo l’approvazione dell’emendamento Idv, a firma Li Gotti, che parlava solo di obbligo di pubblicare le smentite o le precisazioni per le edizioni cartacee “e le relative edizioni telematiche”. Il senatore Pd Vincenzo Vita ha spiegato che l’emendamento Mugnai contrastava con quello Li Gotti. “Quel testo Pdl complica il testo Idv- dice Vita – ora ci saranno difficoltà interpretative”. Tanto che aveva chiesto di non far mettere in votazione il testo Mugnai.

Il parlamentare del Pdl conferma che il suo emendamento amplia l’obbligo di rettifica: “Certo che è così – sottolinea Mugnai – ma sono due cose diverse, prevediamo che la rettifica avvenga con modalità tecnicamente diverse per i due casi, includendo, oltre alle testate web dei giornali cartacei, anche i prodotti editoriali definiti dalla legge n.66 del 2001″, ossia quelli che hanno l’obbligo di registrarsi e avere un direttore responsabile.

Inoltre è passato un emendamento presentato dai senatori dell’Api Franco Bruno e Francesco Rutelli, nato originariamente per consentire a chi consulta un archivio digitale di un “quotidiano o di un periodico” cartaceo, di prendere visione anche dell’aggiornamento della notizia pubblicata in origine.

Nel corso della discussione in aula la proposta di modifica è stata riformulata ed estesa agli archivi digitali “dei prodotti editoriali”. “Il gestore del’archivio – recita la norma – è tenuto a predisporre un sistema idoneo a segnalare con evidenza e facilità a chi accede alla notizia originaria l’esisteza dell’integrazione o dell’aggiornamento”.

Ieri la Camera ha convocato per lunedì 29 settembre la conferenza dei capogruppi per calendarizzare in Aula il ddl Diffamazione.

Tra gli operatori del Web la prima a scendere in campo è Wikipedia che sul suo sito pubblica un appello ad hoc “Gentili lettori ancora una volta l’indipendenza di Wikipedia è sotto minaccia si legge sull’enciclopedia online – In queste ore il Senato italiano sta discutendo un disegno di legge in materia di diffamazione che, se approvato, potrebbe imporre a ogni sito web (ivi compresa Wikipedia) la rettifica o la cancellazione dei propri contenuti dietro semplice richiesta di chi li ritenesse lesivi della propria immagine o anche della propria privacy, e prevede la condanna penale e sanzioni pecuniarie fino a 100.000 euro in caso di mancata rimozione. Simili iniziative non sono nuove, ma stavolta la loro approvazione sembra imminente”.

Secondo Wikipedia, che riconosce il diritto alla tutela della reputazione di ognuno “l’approvazione di questa norma, tuttavia, obbligherebbe ad alterare i contenuti indipendentemente dalla loro veridicità. Un simile obbligo snaturerebbe i principi fondamentali di Wikipedia, costituirebbe una limitazione inaccettabile alla sua autonomia e una pesante minaccia all’attività dei suoi 15 milioni di volontari sparsi in tutto il mondo, che sarebbero indotti a smettere di occuparsi di determinati argomenti o personaggi, anche solo per “non avere problemi”.

“Wikipedia è la più grande opera collettiva della storia del genere umano: in 12 anni è entrata a far parte delle abitudini di milioni di utenti della Rete in cerca di un sapere neutrale, gratuito e soprattutto libero – conclude l’appello – L’edizione in lingua italiana ha quasi un milione di voci, che ricevono 16 milioni di visite ogni giorno, ma questa norma potrebbe oscurarle per sempre. L’Enciclopedia è patrimonio di tutti. Non permetteremo che scompaia”.

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