Insufficiente informazione agli abbonati sulle modalità di visione
dei programmi Rai in simulcast via satellite. Mancanza di preavviso
sulle scelte effettuate. Difficoltà di orientamento dei
consumatori nella scelta degli apparati. Carenza di informazione
sulla regolamentazione e le modalità di criptaggio dei programmi.
Mancanza di tutela dei cittadini all'estero. Queste le cinque
motivazioni alla base dell'istruttoria aperta dall'Agcom
nei confonti della Rai in materia di digitale terrestre.
L'autorità presieduta da Corrado Calabrò ha esaminato il
dossier relativo alla piattaforma Tivù-Sat e ha deciso di dare il
via alle verifiche formali sul rispetto da parte di viale Mazzini
degli degli obblighi di servizio pubblico e del contratto di
servizio.
"L'istruttoria dovrà accertare le modalità di
distribuzione delle smart card (incluse quelle per gli italiani
all'estero) i criteri per la distribuzione dei programmi
televisivi privi di diritti per l'estero, la possibilità per
tutti gli utenti di ricevere la programmazione di servizio pubblico
gratuitamente su tutte le piattaforme distributive anche in linea
con quanto avviene in altri paesi europei. Questo, per dare
risposta alle concrete esigenze manifestate dai consumatori e per
consentire lo sviluppo della concorrenza in base ai contenuti
offerti e non alle apparecchiature utilizzate", si legge in
una nota diffusa dall'Autorità per le Garanzie nelle
Comunicazioni.
Il Consiglio dell'Agcom ha inoltre deciso, all'unanimità,
che allo stato degli atti, "non esistono i presupposti per
l'avvio di un'istruttoria relativa alla costituzione della
società Tivù-Sat ai sensi dell'art.43 del Testo Unico della
radiotelevisione a condizione che le smart card Tivù-Sat non siano
utilizzate per la fruizione di programmi a pagamento e che la
piattaforma offra i propri servizi a tutti i soggetti che ne fanno
richiesta a condizioni eque, trasparenti e non discriminatorie.
Qualunque modifica agli accordi notificati all'Autorità
comporterà il riesame della decisione".
"Contestualmente, anche a seguito delle segnalazioni di alcune
associazioni dei consumatori e della situazione d'incertezza
venutasi a creare tra gli utenti, ha aperto un'istruttoria –
conclude la nota – al fine di accertare le tipologie dei decoder
attualmente sul mercato, la loro conformita' degli accordi di
cessione delle licenze alla normativa di settore nonche' tutte
le iniziative utili all'adozione di un decoder unico".