Snellire la concessione di licenze sui diritti d’autore delle opere musicali per rispondere alla crescente domanda di contenuti online. E’ l’obiettivo della proposta presentate dalla Commissione che impone il rispetto di standard comuni a tutte le società di gestione dei diritti d’autore (in Italia la Siae) che intendano concedere licenze multiterritoriali per il proprio repertorio. Secondo Bruxelles questo renderà più agevole ottenere le licenze necessarie per la diffusione di opere musicali online in tutta l’Ue e garantire che i compensi siano riscossi correttamente e distribuiti in modo equo a compositori e parolieri.
“È necessario dare vita a un mercato unico digitale europeo che sia al servizio di autori, consumatori e fornitori di servizi – spiega Michel Barnier, commissario per il Mercato interno e i servizi, Il miglioramento delle società di gestione collettiva dei diritti d’autore musicali permetterebbe ai fornitori di servizi di proporre nuovi servizi a livello internazionale, a beneficio sia dei consumatori europei che della diversità culturale. Più in generale, le società di gestione dei diritti d’autore musicali dovrebbero operare in piena trasparenza e garantire che la remunerazione degli autori avvenga in tempi più rapidi. Ciò è fondamentale per sostenere gli investimenti nelle attività creative e nell’innovazione, che a loro volta porteranno ad un aumento della crescita e della competitività”.
La proposta della Commissione si pone due obiettivi complementari. Prima di tutto promuovere una maggiore trasparenza e migliorare la governance delle società di gestione collettiva, introducendo obblighi di informazione più rigorosi e rafforzando il controllo delle loro attività da parte dei titolari di diritti, in modo da incentivare l’offerta di servizi migliori e più innovativi. Partendo da questa base, incoraggiare e agevolare la concessione di licenze di diritti d’autore multiterritoriali e multirepertorio per l’impiego di opere musicali online nei paesi Ue/See.
Nella pratica i titolari dei diritti potrebbero intervenire direttamente nella gestione dei loro diritti ed essere remunerati più rapidamente. Inoltre, verrebbe sancita dalla legge la loro possibilità di scegliere la società di gestione collettiva più adatta ai loro fini. In questo modo gli interessi dei titolari di diritti sarebbero più tutelati e i consumatori avrebbero accesso a contenuti culturali più ricchi.
Le nuove regole cambierebbero il funzionamento delle società di gestione collettiva in Europa: i nuovi requisiti prevedono, ad esempio, una migliore gestione del repertorio e impongono di versare i compensi ai membri più rapidamente, di garantire chiarezza riguardo alle entrate derivanti dalla gestione dei diritti, di elaborare annualmente una relazione di trasparenza e di comunicare informazioni supplementari direttamente ai titolari dei diritti e ai partner commerciali (ad esempio, altre società di gestione collettiva). Gli Stati membri dovrebbero dotarsi di meccanismi per la risoluzione di controversie fra le società di gestione collettiva e i titolari dei diritti. Il miglioramento delle norme e delle procedure dovrebbe tradursi in un migliore funzionamento delle società di gestione collettiva e a una maggiore fiducia rispetto alle loro attività.
Infine sarebbe facilitata la concessione di licenze di diritti d’autore multiterritoriali per l’utilizzo su internet (e pertanto internazionale) delle opere musicali, a patto però di dimostrare di avere le capacità tecniche necessarie per svolgere tali attività in modo efficace. Ne deriverebbero vantaggi per gli autori, per i fornitori di servizi e anche per i cittadini.
I discografici italiani definiscono la proposta Ue “un importante passo in avanti”. “Con questa proposta – dice Enzo Mazza, presidente Sfc – sono state stabilite regole di trasparenza e di governance nell’amministrazione dei diritti che sono fondamentali nell’era digitale.
“Con la diffusione e la commercializzazione della musica su internet le royalties – spiega – si frammentano sempre di piu e per questo,è necessario che ogni titolare possa ricevere proventi sulla base delle effettive utilizzazioni”.
In ogni caso Scf, ha assicurato il suo presidente, opera già “in linea con le disposizioni sulla trasparenza promosse da Bruxelles”.