Rottamazione Tv, sarà uno “tsunami” per la filiera del riciclo. E’ l’allarme che lancia Aura, società che opera nella trasformazione dei Raee, alle prese con la maxi-operazione di smaltimento che accompagnerà il passaggio al nuovo standard di trasmissione del digitale terrestre.
Le previsioni dei fornitori di hi-tech
Sono oltre 15 milioni i televisori da rottamare in circa 15 mesi, fa sapere l’azienda. Secondo le previsioni dei fornitori, “a fronte di una vendita annuale standard di circa 4.5 milioni di televisioni – si legge in una nota – per l’anno solare in corso ne è stata ipotizzata la vendita di 6.5 milioni, stima che cresce fino a 9 milioni per il prossimo anno. Il secondo passaggio, infatti, scatterà a partire dal 1° gennaio 2023, giorno da cui sarà necessario dotarsi di un apparecchio con digitale terrestre di seconda generazione”.
Ma è la stessa Aura a mettere in guardia sull’impatto ambientale della rottamazione. “Come consumatore – spiega Italo Soncini Managing Director Alvarez & Marsal e Presidente Esecutivo della società abruzzese– ritengo che il Decreto Rottamazione Tv rappresenti un cruciale passo avanti nel processo di innovazione tecnologica del Sistema Italia ma, come operatore del trattamento Raee, sono certo che andrà a creare un flusso straordinario di vecchie apparecchiature: una sorta di tsunami sulle strutture per lo smaltimento”.
La ricetta per il successo dell’operazione
Per il successo a 360° dell’iniziativa occorre quindi, si legge in una nota, “che il settore del trattamento Raee venga messo nelle condizioni di ricevere questo flusso straordinario di televisori e che i processi aziendali dei singoli operatori guardino sia alla massimizzazione delle materie prime seconde (separando plastica, schede, vetro e metallo per dare loro una seconda vita) sia a ridurre a zero i rifiuti in discarica”.
La strada affinché l’iniziativa sia vincente, sia sotto il profilo di innovazione tecnologica che ambientale per Aura è chiara: “I produttori di apparecchi elettronici che beneficeranno in modo unico del Decreto Rottamazione – dice Soncini – dovranno, attraverso i consorzi fra gli stessi produttori che oggi gestiscono parte dello smaltimento Rae, concretamente e adeguatamente sostenere lo smaltimento dei televisori pagando – non come accade oggi un prezzo che consenta ai produttori di minimizzare il proprio contributo – bensì quanto necessario a realizzare un processo di recupero in linea con i principi dell’economia circolare. Fino ad oggi ciò non è accaduto ma, grazie al Governo Draghi e nell’interesse del sistema Italia, confido che una volta tanto dovrà accadere”.
Come si articola il processo di rottamazione
Gli apparecchi che appartengono alla categoria R3 dei Raee – spiega Aura – arrivano nello stabilimento Aura direttamente dalle isole ecologiche o da centri di recupero autorizzati, in contenitori specifici che vengono stoccati all’interno dell’area produttiva, in zone autorizzate. Successivamente, operatori specializzati trasferiscono i rifiuti all’interno dell’area di smontaggio manuale dove i dispositivi subiscono dapprima la rimozione delle parti plastiche posteriori e successivamente tutta la componentistica elettronica interna come schede video, schede audio, schede di potenza e tutti i materiali destinati al recupero.
Il residuo del televisore viene inviato alla triturazione all’interno di un macchinario chiamato “Blubox” (del quale ne esistono solo pochi esemplari in tutta Europa) dove un operatore inserisce manualmente, uno per volta, i monitor da trattare. Questo macchinario, che lavora totalmente sotto vuoto (procedimento necessario per evitare immissioni di sostanze nocive nell’ambiente, quale ad esempio il mercurio), tritura e separa perfettamente i materiali, restituendoli divisi in metalli, plastiche e vetro.
L’integrazione della fase manuale di separazione dei materiali con l’innovatività della Blubox, garantiscono, dice l’azienda, “un recupero della “materia prima seconda” in percentuali molto elevate (come prescritto dal Pnrr) e di stupefacente purezza (che ne consente la riutilizzabilità nella produzione di nuovi beni di consumo)”.