I PILLAR DI CORCOM

DVB-T2, il nuovo standard hi-tech della Tv digitale terrestre

Il passaggio al Dvb-T2 si concluderà nel 2023. Per chi ha in casa dispositivi comprati prima del 2010 necessario acquistare un decoder, aggiornare il software o prendere un nuovo televisore. Ecco chi potrà utilizzare i bonus messi a disposizione dal governo

Aggiornato il 27 Ago 2024

dvb-t2

Al via il 28 agosto 2024 la transizione al sistema di trasmissione Dvb-t2 del digitale terrestre. Ad annunciarlo è il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, che definisce questo passaggio come come “un ulteriore significativo passo verso il futuro della comunicazione digitale e del sistema televisivo nazionale”.

“Questa scelta strategica – spiega il ministro – in linea con il nuovo contratto di servizio Rai che abbiamo recentemente realizzato, non solo innalzerà la qualità delle trasmissioni, ma rappresenta anche un impegno concreto del governo per un Paese tecnologicamente avanzato e connesso”.

Il nuovo standard del segnale televisivo del digitale terrestre, spiega il ministero, sarà fruibile sui canali Rai Storia, Rai Scuola e Rai Radio 2 Visual, mentre i canali Rai 1 Hd, Rai 2 Hd e Rai 3 Hd nazionale, Rai 4Hd, Rai News 24 Hd, Rai Premium Hd saranno diffusi in alta definizione in Dvb-T2, ed in simulcast anche in Dvb-T.

Il passaggio al nuovo standard consentirà, grazie all’innovazione delle tecnologie, una migliore esperienza televisiva degli spettatori, con immagini di qualità superiore rispetto al sistema attuale, oltre che la fruizione di un numero potenzialmente sempre più alto di canali in alta definizione.

Cos’è il Dvb-T2

Il Dvb-T2 è l’ultima generazione dello standard per trasmettere contenuti attraverso il sistema del digitale terrestre, il Dvb-T. Rappresenta l’evoluzione tecnologica del sistema originario, il Dvb, acronimo che sta per Digital Video Broadcasting, che aggiorna i requisiti per le trasmissioni più “performanti”, fino ad attivare all’alta definizione in 8K.

Tra i vantaggi del nuovo standard ci sono, oltre alla predisposizione per l’ultra high definition, la possibilità di trasmettere un segnale più “pulito” e di consentire una distanza maggiore tra l’antenna che riceve il segnale e il ricevitore che lo trasmette sullo schermo. Il Dvb-T2 inoltre supporta i sistemi MiMo, multiple input-multiple output, che consentono all’apparecchio – proprio come succede per gli smartphone – di gestire più flussi di dati in entrata e in uscita.

Ma il Dvb-T2 non rappresenta soltanto un upgrade tecnologico, dal momento che è uno dei passaggi decisivi per l’implementazione su larga scala del 5G. Dal primo gennaio 2020, infatti sono iniziati i lavori per liberare le frequenze della banda 700 MHz, come previsto dal decreto ministeriale dell’8 agosto 2018, che finora era occupata da alcuni canali televisivi e che servirà per il 5G. Questo comporterà una migrazione delle Tv su altre porzioni di spettro.

Il calendario per lo switch-off prevedeva dal 31 dicembre 2021 la prima fase del passaggio in Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta,  Veneto e le province di Trento e Bolzano. Entro il 31 marzo 2022 l’adeguamento ha riguardato Campania, Lazio, Liguria, Sardegna, Toscana e Umbria, mentre il 20 giugno 2022 è avvenuto il passaggio in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Marche, Molise, Puglia e Sicilia.

Si deve cambiare antenna con il nuovo decoder Dvb-T2?

  1. Non è necessario cambiare antenna, ma eventualmente adeguare le vecchie Tv con un decoder o comprare nuovi apparecchi televisivi. I cittadini, spiegava il Mise annunciando il passaggio, avrebbero potuto controllare se i loro televisori consentissero o meno di vedere i canali HD andando a verificare la visione sui canali a partire dal 501.
  2. Tra i requisiti non basta che il ricevitore della Tv o del decoder sia compatibile con il Dvb-T2: dovrà anche esserlo con il cosiddetto Hevc Main 10, l’High efficiency video coding: si tratta di un sistema di codifica che comprime il segnale con la tecnologia “H.265”, nuovo standard di compressione video.

Quali televisori sono compatibili con il Dvb-T2

Tutti gli apparecchi televisivi che sono stati messi in vendita dal 2017 in poi sono per legge compatibili con lo standard Dvb-T2 Hevc, mentre quelli sicuramente compatibili con l’Hevc main 10, quindi a 10 bit e non a 8, sono quelli messi in vendita dal dicembre 2018.

Per verificare che la propria Tv sia compatibile con il nuovo standard o se sia necessario cambiarla o compare un decoder, è sufficiente sintonizzarsi sui canali 100 e 200, rispettivamente di Rai e Mediaset: chi riuscirà a vedere le trasmissioni non avrà – a parte poche eccezioni – bisogno di intervenire. Altro metodo è quello di controllare codice e modello della propria Tv e verificare che compaia nell’elenco messo a disposizione degli utenti sui rispettivi siti delle case produttrici.

Per alcuni modelli di Tv già predisposti per il Dvb-T2 ma che non siano abilitati alla ricezione Hevc main 10 il problema potrebbe essere risolto aggiornando il software della Tv: il produttore potrebbe infatti rendere disponibile la decodifica del sistema di compressione da remoto con una nuova versione del software.

Digitale terrestre e Tv satellitare

Il cambiamento dello standard di trasmissione ha riguardato anche le trasmissioni della Tv satellitare con il Dvb-S2, che ha riguardato essenzialmente chi possedeva decoder non in grado di ricevere le trasmissioni in alta definizione, una piccola parte del parco installato. Grazie al DVB-S2 – spiegava a suo tempo Tivùsat – è possibile vedere i canali nazionali con una qualità maggiore, utilizzando un decoder satellitare HD o 4K.

Per sensibilizzare gli utenti sullo swotch-ott Tivùsat aveva dato vita a partire dal primo week end di giugno 2021 a una campagna informativa. I cittadini, interagendo con il personale incaricato in modalità tecnologica, hanno ricevuto tutte le informazioni attinenti le modalità da seguire per la visione dei canali tv via satellite.

La campagna di comunicazione del Mise sul Dvb-t2 e il call center

Per fare in modo che i cittadini avessero a disposizione tutte le informazioni sul nuovo standard e su cosa avrebbe comportato il passaggio alla nuova Tv digitale il ministero dello Sviluppo economico aveva dato vita a una campagna di comunicazione che si è conclusa a giugno 2022. Il Piano,  promosso dal Mise in collaborazione con Invitalia, ha previsto un sito internet per l’approfondimento di tutti i temi connessi alla nuova tecnologia e un contact center dedicato.

Previsto anche sulle reti Rai un spot di  comunicazione istituzionale, che gradualmente si è esteso a radio, stampa, web e altri mezzi nazionali e locali. “Una campagna di comunicazione crossmediale con un’ampia e capillare diffusione – spiegava la sottosegretaria Mirella Liuzzi – L’obiettivo è di informare correttamente i cittadini sull’impatto del passaggio a questa tecnologia sulla fruizione televisiva e di guidarli, se necessario, verso un acquisto consapevole e tempestivo di nuovi apparecchi televisivi o decoder, in modo da garantire la continuità di visione dei programmi televisivi trasmessi sul digitale terrestre”.

5G, i broadcaster indipendenti: “No ai rinvii sul Dvb-t2”

Gli operatori nazionali indipendenti, quelli più piccoli non-integrati che cioè si appoggiano a una società terza per trasmettere il proprio segnale, hanno nel tempo fatto sentire la propria voce contro eventuali rinvii dello switch-off che invece erano sostenuti da Confindustria Radio-Tv. Con la loro campagna hanno a suo tempo spinto per il mantenimento del quadro normativo che prevedeva, a giugno 2022 l’obbligatorietà del passaggio, senza rinvii se non di piccola entità e motivati da questioni tecniche precise.

Per rendere chiara questa posizione 12 broadcaster indipendenti avevano inviato una comunicazione al Mise facendo presenti le proprie ragioni. Dal loro punto di vista i player più piccoli, che comunque hanno un ruolo importante per il pluralismo televisivo, avrebbero potuto essere pesantemente penalizzati se le norme avessero introdotto flessibilità nell’adozione dell’Mpeg-4 e del Dvb-T2. Il nuovo standard infatti aumenta – fin quasi a raddoppiarla – la capacità di trasmissione a parità di banda disponibile, e questo avrebbe c compensato gli operatori più piccoli – questo il senso della comunicazione inviata al governo – della capacità persa con l’abbandono della banda 700.

“E’ tutto stabilito da tre anni – spiegava Marco Sciscione, amministratore delegato di GM 24, una delle 12 società firmatarie della lettera – Ora va rispettata la roadmap che è già nero su bianco, non di possono cambiare le carte  in tavola da un giorno. Anche perché se prima dello switch-off c’erano 20 Mux e da quel momento in poi ce ne saranno 12, c’è assoluto bisogno della nuova tecnologia che abiliti più capacità di banda sui Mux disponibili. La stessa Europa parla di ‘migliore tecnologia disponibile, e non c’è dubbio che quesa sil il Dvb-T2”.

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Articolo originariamente pubblicato il 03 Mar 2022

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