Da paladina dell’economia verde e digitale a ostacolo per la diffusione di e-book. Il “paradosso “della Ue è tutto illustrato nelle procedure d’infrazione diffuse oggi, che contestanola riduzione dell’Iva sui libri digitali a paesi come la Francia e il Lussemburgo. Parigi dal primo gennaio 2012 applica un’Iva del 7% agli e-book al posto del previsto 19,6%, mentre Lussemburgo l’ha ridotta addirittura al 3%. Molti governi e l’industria editoriale si sono lamentati con Bruxelles per quella che viene considerata concorrenza sleale, e che la Commissione ha riconosciuto “creare gravi distorsioni della concorrenza”.
Allo stesso tempo, però, ha ammesso ancora l’esecutivo comunitario, c’è una “distorsione di trattamento” tra i libri cartacei e gli e–book, che sono considerati prodotti elettronici e sono soggetti quindi a un’Iva più elevata. Bisognerà però aspettare sino al 2015 perché nuove regole Ue sull’applicazione dell’Iva ai servizi digitali entrino in vigore.
Intanto negli Usa tre librerie indipendenti fanno causa ad Amazon e alle Big Six, le sei maggiori case editrici (Random House, Penguin, Hachette, HarperCollins, Simon & Schuster and Macmillan). La class action – riporta la stampa americana – è stata avviata al tribunale di New York e parte dall’assunto che avendo raggiunto accordi privati con le Big Six, che controllano il 60% dei ricavi dei libri stampati sul mercato americano, Amazon ha creato un monopolio in grado di determinare i prezzi di vendita, distruggendo così le librerie indipendenti. L’azione legale si concentra sulla gestione dei diritti digitali, ovvero sul blocco tecnologico che previene la possibilità che i consumatori possano trasferire gli ebook acquistati sul Kindle di Amazon ad altri ereader. Se l’azione legale avrà successo potrebbe cambiare radicalmente il panorama degli ebook