LE REGOLE

Elezioni 2018, par condicio anche per Google e Facebook: ecco le linee guida Agcom

Trasparenza massima nella pubblicazione dei messaggi elettorali ed eliminazione immediata dei contenuti lesivi dell’onore dei candidati. Massima vigilanza sulle fake news. Martusciello: “Propaganda computazionale rischio per la democrazia”

Pubblicato il 02 Feb 2018

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Anche Google o Facebook devono garantire “pari opportunità” ai candidati e ai partiti il lizza alle elezioni politiche del 4 marzo. Il tavolo tecnico aperto presso Agcom approva una serie di le  Linee guida per la parità di accesso alle piattaforme online durante la campagna elettorale 2018”.

Il Tavolo ha visto la partecipazione della quasi totalità degli stakeholder aderenti all’iniziativa tra cui Google, Facebook, rappresentanti dei principali gruppi editoriali della stampa e radiotelevisione, le rispettive associazioni di categoria, nonché rappresentanti del mondo del giornalismo e della componente pubblicitaria.

Da sottolineare che le piattaforme web non devono attenersi alle norme sulla par condicio ma devono “uniformarsi ai princìpi che animano il dettato normativo”.

Il Garante indica i soggetti politici da  tutelare: nella prima fase della campagna elettorale le forze che hanno già una rappresentanza parlamentare nelle assemblee da rinnovare e, nella seconda fase, le liste e le coalizioni che si presentano “in tante circoscrizioni da interessare almeno un quarto degli elettori su base nazionale”.

In questo quadro Google e Facebook dovranno intervenire su tre fronti:  informare i soggetti politici “degli strumenti che possono mettere a loro disposizione per coadiuvare la comunicazione politica online”; precisare la natura di “messaggio elettorale” delle inserzioni e il soggetto politico committente e infine bloccare tempestivamente messaggi o videomessaggi con contenuti illeciti, oppure lesivi dell’onore di altri partiti o candidati.

Anche i social dovranno rispettare il silenzio elettorale.  La normativa vigente vieta di fatto ogni forma di propaganda elettorale (in tv e attraverso comizi pubblici) nel giorno del voto e in quello precedente. “Sarebbe pertanto auspicabile che anche sulle piattaforme in questi due giorni fosse evitata, da parte dei soggetti politici, ogni forma di propaganda, per evitare di influenzare con pressioni indebite l’elettorato ancora indeciso” si legge nelle linee guida.

Coerentemente con quanto previsto dalle linee guida Google e Facebook hanno messo a disposizione dei propri utenti alcuni strumenti di contrasto alla disinformazione online, tra cui la campagna informativa lanciata da Facebook sulle pagine dei propri utenti italiani per l’individuazione delle notizie false e le iniziative di Google nella promozione e valorizzazione del fact-checking e per l’uso della propria piattaforma da parte dei soggetti politici impegnati nella campagna elettorale.

La riunione plenaria ha approvato anche l’istituzione di cinque gruppi di lavoro: metodologie di classificazione e rilevazione dei fenomeni di disinformazione online; definizione dei sistemi di monitoraggio dei flussi economici pubblicitari, da fonti nazionali ed estere, volti al finanziamento dei contenuti fake; fact-checking: organizzazione, tecniche, strumenti ed effetti; media literacy e disinformazione online; progettazione e realizzazione di campagne informative su disinformazione rivolte ai consumatori.

Unicum nel panorama mondiale, il Tavolo di autoregolamentazione nasce sulla scorta di indagini e studi avviati a partire dal 2015 sul sistema dell’informazione online, che avevano evidenziato le criticità connesse al crescente utilizzo dei social network anche nelle campagne elettorali e referendarie e la diffusione di strategie di disinformazione mediante le piattaforme digitali.

E di come il digitale sta cambiando il modo di fruire della democrazia ha parlato oggi, mettendo in guardia, il commissario Agcom Antonio Martusciello, intervenendo all’evento presso l’Università Telematica Pegaso all’evento, patrocinato dall’Autorità, su Fake news e disinformazione online: “Il sistema democratico è ormai sempre più messo a rischio dalla cosiddetta propaganda computazionale che, con l’impiego di algoritmi e profili automatizzati, condiziona l’opinione pubblica creando l’illusione che ci sia un qualche tipo di consenso intorno a una questione o candidato”.

“Come regolatori – prosegue – dobbiamo domandarci se abbiamo a disposizione strumenti normativi adeguati per garantire una informazione plurale e di qualità, soprattutto durante il periodo elettorale in cui vige una legge, quella sulla par condicio, promulgata nel 2000, quando Internet si presentava ancora nella sua versione 1.0”.

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