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Equo compenso, Bray: “Nessuna tassa su smartphone e tablet”

Il ministro per i Beni culturali nega che sia in arrivo un aumento delle imposte sui terminali hi-tech: “Stiamo lavorando a una soluzione condivisa con autori, produttori, cittadini”

Pubblicato il 04 Feb 2014

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“Non è prevista nessuna tassa su smartphone e tablet e le ipotetiche tariffe pubblicate in merito agli aumenti di costo sono infondate”. Lo puntualizza il ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo rispetto alle notizie su una nuova tassa sui telefonini nei prossimi giorni.

La norma a cui si fa riferimento, specifica il ministero, è quella relativa all’equo compenso per i produttori di contenuti, regolata attraverso decreto ministeriale, in attuazione di una norma vincolante europea che impone rinnovi triennali.

Il precedente decreto del 2009 è già scaduto e il ministro Massimo Bray “sta lavorando a una soluzione condivisa, nel rispetto e nella difesa del valore del diritto d’autore, ascoltando tutte le categorie interessate per raggiungere una decisione equilibrata nell’interesse degli autori, dei produttori di smartphone e tablet e, soprattutto, dei cittadini fruitori degli stessi”.

Anche Confindustria cultura ribadisce il concetto: “Priva di fondamento l’ipotesi per la quale l’industria culturale, gli editori e gli autori di questo Paese abbiano chiesto al Governo una nuova tassa sui dispositivi di nuova generazione (smartphone, tablet ecc). Le cifre che circolano sui mezzi di informazione non corrispondono al vero e servono soltanto a creare disinformazione e inutili polemiche tra gli operatori”. “L’adeguamento dei compensi per le riproduzioni personali a scopo privato di opere digitali è un atto dovuto dalla legge ed è finalizzato a sostenere la cultura di questo Paese e i lavoratori del settore. Come succede ovunque in Europa”.

La smentita arriva dopo l’attacco dei consumatori sull’equo compenso in vista della decisione del ministro della Cultura: per le prossime settimane è attesa infatti la decisione sull’eventuale “compenso” maggiorato su tablet e smartphone, in base all’aggiornamento del decreto Bondi del 2009. Secono Adoc e Adinconsum si tratta di una tassa ingiusta che non farà altro che comprimere i consumi e bloccare i processi di innovazione del Paese.

L’Adoc si dice ”assolutamente” contraria all’imposta sui dispositivi con memoria digitale, il cui importo potrebbe essere aumentato addirittura ”fino al 500%, dai 5 euro per gli smartphone ai 40 euro per i decoder”. ”Ci saranno prodotti, come le chiavette usb, che avranno un costo reale inferiore al costo delle tasse applicatevi – sottolinea presidente Adoc Lamberto Santini – La tassa penalizza soprattutto i prodotti più a basso costo, e quindi più accessibili, a discapito dei consumatori, in particolare la fascia di popolazione under 25” dato che ”su questi si scaricheranno i maggiori costi sostenuti da produttori e commercianti che, a loro volta, subiranno un danno notevole dal calo delle vendite”.

“La fantasia delle lobby non conosce limiti e la tassazione sugli smartphone, tablet, decoder e quant’altro ne è una riprova – dichiara Pietro Giordano, presidente nazionale Adiconsum – Si tratta infatti di una tassa iniqua, di un balzello da Medioevo che aggrava ancora di più il già pesante carico fiscale delle famiglie italiane.

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