SOCIAL MEDIA

Fake news più che “redditizie”: su Facebook l’engagement aumenta di sei volte

Secondo i risultati di uno studio della New York University e dell’Università di Grenoble Alpes, bufale e notizie false legate ai temi politici e al coronavirus fanno lievitare like e commenti. La disinformazione si autoalimenta nella “bolla di filtraggio”

Pubblicato il 08 Set 2021

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Un dato allarmante arriva da una ricerca congiunta della New York University e dell’Università francese di Grenoble Alpes: le fake news su Facebook ricevono sei volte più Mi piace, condivisioni e interazioni rispetto alle notizie verificate.

I ricercatori hanno esaminato le pagine Facebook di oltre 2.500 editori di notizie postate tra agosto 2020 a gennaio 2021. La disinformazione sia di estrema destra che di estrema sinistra si diffonde più velocemente dei fatti provenienti da fonti autorevoli come l’Organizzazione mondiale della sanità e organi di informazione come la Cnn. Tuttavia gli editori di notizie di destra “hanno una maggiore propensione a condividere informazioni fuorvianti rispetto a tutte le altre parti politiche”. Più una pagina pubblica fake news e più riceve Mi Piace, condivisioni e commenti. Tristemente la “regolarità” della disinformazione premia.

Facebook ha commentato puntualizzando che lo studio valuta l’engagement e non il reach: un conto sono le interazioni con i contenuti e un conto è il numero di persone che effettivamente vede quei contenuti su Facebook, afferma il social media.

Fake news, una battaglia aperta

Lo studio è stato pubblicato dopo che Facebook ha chiuso gli account personali dei ricercatori che lo stavano conducendo e che stavano esaminando le pagine di alcuni editori nonché alcune ads politiche. Facebook ha spiegato che dare ai ricercatori accesso a questi dati violava il patteggiamento raggiunto con la Federal trade commission dopo lo scandalo Cambridge Analytica.

Ma la Ftc ha affermato che “non è esattamente così”, perché Facebook può mostrare quei dati a terze parti “per la ricerca in buona fede nell’interesse pubblico”

La “bolla” della disinformazione politica

I ricercatori della New York University hanno scoperto che il 40% delle fonti di estrema destra e il 10% delle fonti di centro o di sinistra promuovono la disinformazione. Inoltre la disinformazione rappresenta il 68% del coinvolgimento con fonti di estrema destra, rispetto al 36% delle fonti di estrema sinistra.

I ricercatori hanno usato le metriche di due organizzazioni no profit, NewsGuard e Media Bias/Fact Check, che hanno classificato migliaia di pagine sulla base delle convinzioni politiche e la propensione a diffondere notizie non affidabili.

Stando a Laura Edelson, una delle autrici dello studio, il lavoro non dimostra che gli algoritmi di Facebook favoriscono certe pagine o parti politiche “ma la disinformazione viene amplificata perché funziona bene con chi si circonda di utenti e contenuti che postano notizie fuorvianti in maniera regolare”.

In pratica si crea un circolo vizioso in cui le persone cercano solo conferme alle proprie opinioni circondandosi di opinioni simili anziché vagliare criticamente più fonti. Gli stessi algoritmi di profilazione e proposta di contenuti “in linea con i propri gusti” alimentano questa “bolla di filtraggio”.

Le fake news nell’era del Covid

I risultati hanno enormi implicazioni in questa epoca di pandemia di Covid-19. Secondo il Covid States Project, quasi un terzo delle persone, il 31%, riceve notizie sul coronavirus da Facebook. 

Nel tentativo di testimoniare il proprio impegno contro la disinformazione Facebook ha pubblicato un “transparency report” ad agosto che contiene i post più visti del secondo trimestre 2021 e che sembrano mostrare che le fake news sul social hanno una dimensione meno allarmante di quanto indicano le ricerche accademiche.

Tuttavia il New York Times afferma che Facebook non ha pubblicato il transparency report del primo trimestre 2021 perché la sua reputazione ne sarebbe uscita danneggiata: il post più visto nel periodo gennaio-marzo è stato un articolo che falsamente collegava il vaccino anti-Covid alla morte di un medico in Florida e che molti siti di destra hann condiviso per screditare le campagne di vaccinazione.

Gli impegni di Facebook

L’azienda di Menlo Park sta cercando di fare la sua parte per arginare le fake news, ma controllare l’attività di una piattaforma con 1 miliardo e mezzo di iscritti senza colpire la libertà di espressione da una parte e il business aziendale dall’altra non è facile.

A marzo Facebook ha riferito di aver rimosso, da ottobre a dicembre 2020, 1,3 miliardi di account falsi. Negli ultimi tre anni ha anche eliminato più di 100 reti Cib (Comportamenti inautentici coordinato) dalla sua rete social.

Facebook ha anche costruito una rete globale di 80 fact-checkers indipendenti che passano in rassegna i contenuti postati in 60 lingue diverse e inseriscono dei warning in caso di contenuti segnalati come falsi. Per i casi più gravi di disinformazione, come quelle legati al Covid-19 e ai vaccini o all’interferenza sulle elezioni, Facebook assicura che il contenuto viene rimosso.

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