Le fake news, ovvero le false notizie, le bufale “uccidono le menti delle persone”, le aziende tecnologiche devono contraccare. Lo sostiene il numero uno della Apple, Tim Cook, intervistato dal Daily Telegraph. Tutte noi imprese tecnologiche dovremmo creare strumenti che contribuiscano a ridurre il volume delle fake news” ha detto l’amministratore delegato del colosso Usa al Daily Telegraph. “Dovremmo tentare di ridurle senza calpestare la libertà di espressione e di stampa, ma dobbiamo anche aiutare il lettore. Troppi di noi al momento non fanno che lamentarsi e non hanno ancora capito che bisogna fare”-
Ma Cook ha detto che i governi dovrebbero promuovere campagne di pubblica informazione. “Dobbiamo avere la versione moderna degli annunci di servizio pubblico. Si può fare velocemente se c’è la volontà”. E ha aggiunto: “stiamo attraversando un periodo in cui sfortunatamente vince chi passa il tempo a cercare di avere più click e non a dire la verità. Questo in qualche misura uccide le menti delle persone”.
“Le elezioni sono finite, il problema delle fake news no”, dice Cook. “Tutte le compagnie tecnologiche – aggiunge – devono creare degli strumenti che aiutino a diminuire il numero delle fake news”. “Occorre – dice ancora – una massiccia campagna, che comprenda ogni fascia generazionale”.
Il tema delle fake news tiene banco anche in Italia. La presidente della Camera, Laura Boldrini ha lanciato #bastabufale, una campagna di sensibilizzazione con raccolta di firme attraverso un sito dedicato. Si punta a sollecitare la consapevolezza di cittadini e utenti Internet nei confronti della pericolosità della nuova “controinformazione”: “Le bufale non sono innocue goliardate – scrive la presidente della Camera – Possono provocare danni reali alle persone, come si è visto anche nel caso dei vaccini pediatrici, delle terapie mediche improvvisate o delle truffe online”.
In una lettera inviata a Mark Zuckerberg, ceo di Facebook, Boldrini si dice “preoccupata per il dilagare dell’odio nel discorso pubblico. Fenomeno non generato certo dai social network, ma che in essi ha un veicolo di diffusione potenzialmente universale. Questo dev’essere quindi per tutti il tempo della responsabilità: tanto maggiore quanto più grande è il potere di cui si dispone. E il suo e’ notevole”.
Secondo la presidente, Facebook in Italia non fa abbastanza per tenere l’odio fuori dal social network e cita alcuni esempi, come le pagine di gruppi politici estremisti e violenti. “Una ricerca dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia ha catalogato 300 pagine che su Facebook esaltano il fascismo. L’apologia del fascismo da noi è un reato, ma i rappresentanti italiani della sua azienda rispondono che non è compreso nelle regole di Facebook e che ‘gli standard della comunità devono poter valere in ogni Paese'”.
“Parlano chiaro i dati di applicazione del codice di condotta contro ‘la diffusione dell’illecito incitamento all’odio in Europa’, che anche la sua azienda ha sottoscritto a maggio 2016 con la commissione Ue. La prima verifica semestrale dice che risulta cancellato appena il 28% dei contenuti segnalati come discriminatori o razzisti. Una media che si ricava dal 50% di Germania e Francia e dal misero 4% italiano. Mi domando se questo dato allarmante lo dobbiamo anche all’assenza di un ufficio operativo di Facebook in Italia”. Il nostro Paese, aggiunge Boldrini, “sconta scarsa collaborazione da parte della sua azienda anche sul fronte della disinformazione, al contrario di quanto avviene in Germania o in Francia”.