“Ogni giorno rimuoviamo 8 milioni di annunci ingannevoli per evitare che le persone siano esposte a truffe, e scansioniamo 100 miliardi di app per verificare che siano sicure. Siamo consapevoli della responsabilità che Google e YouTube hanno nel contrasto alla disinformazione e continueremo a lavorare per una soluzione soddisfacente”. Lo scrive Matt Brittin, President Business & Operations Emea di Google, firmando un post sul blog aziendale in cui ripercorre tutte le iniziative adottate dal colosso di Mountain View negli ultimi 18 mesi contro la diffusione delle fake news.
“Oggi più della metà degli abitanti globali è online – spiega Brittin – e l’uso della tecnologia durante la pandemia ha registrato un balzo in avanti pari a cinque o dieci anni. Il web è stato un punto di riferimento e un’ancora di salvezza per molti. Ma l’accelerazione digitale ha portato con sé diverse sfide, tra cui la disinformazione: un problema persistente sia online che offline”.
Per focalizzare l’attenzione su questi temi l’azienda ha organizzato insieme all’European University Institute e alla Fondazione Calouste Gulbenkian il summit europeo “Contrastare la disinformazione online”, coinvolgendo addetti ai lavori, governi, educatori, organizzazioni non profit, esperti di tecnologia e mondo dell’informazione. E per supportare le attività di fact checking, media literacy e ricerca sulla disinformazione nell’ultimo anno Google ha stanziato 25 milioni di euro per avviare il Fondo Europeo sulle Notizie e l’Informazione.
“Da quando la pandemia è cominciata – spiega il manager – abbiamo messo in evidenza le informazioni di 170 organizzazioni attive nella sanità pubblica in tutto il mondo. Sulla nostra Ricerca abbiamo reso più semplice ottenere informazioni sui risultati mostrati e abbiamo offerto maggiore contesto sui siti web prima che vengano visitati, con funzionalità disponibili in un numero crescente di lingue”.
Quanto a YouTube, la società – spiega il manager – segue quattro regole: remove, raise, reduce, reward: rimozione tempestiva dei contenuti che violano le norme, rilevanza alle voci autorevoli mentre gli utenti cercano informazioni o notizie, ridurre la diffusione di contenuti che non rispettano le linee guida, ricompensare i creatori di contenuti affidabili.
“Nel 2018 – prosegue Brittin – abbiamo firmato il Codice di condotta dell’UE sulla disinformazione. Ora siamo impegnati insieme agli altri firmatari per aggiornare il Codice e renderlo più solido, efficace e all’altezza delle sfide attuali. Un’attività che si inserisce nel solco di altri investimenti in questo campo, come la Google News Initiative, che ha formato più di 90mila giornalisti sulla verifica delle fonti”. Tra le ultime iniziative c’è il Google Safety Engineering Center di Dublino – conclude Brittin – centro ingegneristico dedicato al contrasto dei contenuti dannosi o illegali.