Avrà 18 mesi di tempo per delineare una strategia anti-fake news la Commissione parlamentare d’inchiesta che ha incassato l’ok della Camera. La proposta di legge, che passa al Senato, è stata approvata a Montecitorio con 234 voti a favore, 172 contrari e due astenuti. Contro la commissione di inchiesta i deputati dell’opposizione.
La commissione è chiamata ad acquisire elementi conoscitivi “in merito al fenomeno dell’attività di disinformazione e ai suoi fini ed effetti”, si legge nel testo, ma anche a valutare l’adeguatezza degli strumenti normativi ed amministrativi esistenti per contrastare il fenomeno della disinformazione ed eventualmente a proporre l’adozione di iniziative, anche legislative, per una più adeguata prevenzione e un più efficace contrasto del fenomeno.
Media nel mirino: dai giornali ai social
In particolare, la Commissione avrà il compito di indagare sulle attività di diffusione massiva di informazione e contenuti illegali, falsi o non verificati oppure dolosamente ingannevoli, quando la diffusione avvenga attraverso i media tradizionali o attraverso le reti telematiche e le altre piattaforme tecnologiche, analogiche o digitali.
Nel mirino anche attività di disinformazione effettuate con la creazione di false identità digitali o la produzione e la comunicazione di contenuti in forma personalizzata, studiata sul profilo degli utenti, utilizzando i dati sui profili di questi utenti.
Altro compito affidato alla Commissione è verificare se l’attività di disinformazione sia riconducibile a soggetti, gruppi o organizzazioni, anche aventi struttura internazionale, che si avvalgono del sostegno finanziario di soggetti interni o esteri che abbiano lo scopo di manipolare l’informazione e di condizionare l’opinione pubblica, in modo particolare in occasione di consultazioni elettorali o referendarie.
Come sarà composta la commissione
Composta da 20 deputati e senatori, la commissione dovrà verificare se attività di disinformazione siano state poste in essere durante l’emergenza Covid-19, ma anche verificare se vi siano attività di disinformazione con finalità di odio ossia di incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici e nazionali.
All’organo, in base alla Costituzione, sono attribuiti gli stessi poteri e le stesse limitazioni dell’autorità giudiziaria. Non interferisce con lo svolgimento delle campagne elettorali o referendarie, in particolar modo durante il periodo della par condicio.
Fiano: “Italia si allinea all’Europa”
“Dobbiamo indagare su come la diffusione delle fake news incida sulla qualità della nostra democrazia e se la rete da strumento che migliora la trasparenza possa anche avere le caratteristiche di limitare la libertà – dice Emanuele Fiano, PD, primo firmatario della proposta di legge -. La diffusione delle false informazioni indebolisce la libertà di crearsi un’opinione. Fa bene quindi l’Italia a dotarsi di uno strumento, come già avviene in Europa, che verifichi da dove queste false informazioni nascono e quali conseguenze determinano. Per questi motivi come Gruppo Pd abbiamo proposto la creazione della commissione di inchiesta e diamo oggi voto favorevole”.
“Questa è la prima proposta che Italia Viva ha presentato raccogliendo il lavoro dei nostri comitati sul territorio. Adesso la parola passa al Senato e speriamo che i tempi siano rapidi – dice Maria Elena Boschi, capogruppo di Italia Viva, alla Camera-. Come Italia Viva continueremo a batterci perché ci siano anticorpi nella nostra società contro la degenerazione delle fake news e perché i social non siano un’arena dove ogni aggressione verbale pare consentita”.
“Il compito più importante della commissione sarà quello di indagare sulla diffusione di notizie false durante la pandemia – dice Marco Bella, deputato del Movimento 5 Stelle in commissione Cultura -. Non si vuole in nessun modo limitare la libertà di espressione, e ci sarà la massima cautela per evitare che questo possa anche involontariamente accadere”.
“Fratelli d’Italia ha votato contro l’istituzione della commissione d’inchiesta sulla disinformazione ma continuerà a vigilare sull’attività dei commissari – dice Federico Mollicone capogruppo Fdi commissione Cultura e relatore di minoranza del provvedimento -. Va stabilita la sovranità digitale: è necessario regolamentare gli algoritmi delle piattaforme digitali. Inoltre, abbiamo garantito la primazia della giurisdizione dell’Ordine dei Giornalisti per i propri iscritti”.