L’emergenza Coronavirus ha scatenato, sin dall’inizio, il proliferare sul Web di notizie dai toni allarmanti ed enfatici sulla tenuta delle reti di Tlc, veicolate non solo attraverso i social ma anche dalla stampa, a dimostrazione delle scarse competenze in materia. L’ondata di fake news sta creando un vero e proprio cortocircuito: i cittadini non riescono più a orientarsi e per gli operatori di Tlc tutto ciò si traduce in un danno, in primis di immagine ma anche e soprattutto economico. Un paradosso se si considera che proprio alle telco è stato chiesto di spingere gli investimenti nelle infrastrutture, un impegno che si aggiunge a quello già oneroso messo in campo nel corso degli anni.
Come stanno dunque le cose? A fare il punto con CorCom è il Cto di Fastweb Andrea Lasagna. Ecco le 5 principali fake news.
Il traffico è esploso, la rete non regge
“Falso. Sulle reti fisse, in effetti, il traffico cresce e di molto. Ma anche qui, sono stati utilizzati indicatori non sempre utili a dare l’idea del fenomeno e soprattutto non si è dato un parametro per misurare la capacità delle reti di supportare l’incremento di traffico”, spiega Lasagna. Il traffico dati su Internet non è sempre costante: i picchi vengono raggiunti nelle ore serali e durante i week-end, mentre durante le ore giornaliere la rete è molto più scarica. Per valutare la capacità delle reti di gestire gli incrementi che si stanno verificando sono importanti – evidenzia il manager- due indicatori: il volume di traffico durante il picco e la “larghezza del tubo”, quindi la capacità di contenere tutto il traffico scambiato durante il picco. “In Fastweb, ad esempio, nel periodo pre-crisi il picco serale era di circa 2,8 Terabit/sec e le reti erano dimensionate per far passare fino a 3,5 Terabit/sec; oggi i picchi sono di circa 4 terabit/sec (un aumento del 40%) e le reti sono state prontamente dimensionate per “contenere” fino a 4,4 Terabit/sec. Quindi, tutto sotto controllo”.
Le reti mobili sono quelle più a rischio
“Parzialmente falso. Il traffico dati cresce su rete fissa, molto meno su rete mobile”. Il motivo? “È evidente – sottolinea Lasagna -: gli utenti bloccati in casa tendono ad utilizzare il wifi e a collegare tutti i propri device alla rete fissa. Quindi la moderata crescita del traffico dati mobile (circa 20-30%) è generata dal traffico degli utenti “mobile only” è compensata dalla riduzione del traffico mobile da parte dei clienti convergenti”. Tuttavia – puntualizza il manager – gli utenti che utilizzano il mobile come unico strumento di connessione soffrono il fatto che la ricezione indoor non è sempre ottimale e, in alcune zone meno coperte dal fisso, alcune antenne possono effettivamente dover gestire volumi di traffico più alti del normale. Il traffico voce invece è in generale cresciuto, invertendo il trend degli ultimi anni che lo vedeva in lento ma costante calo, in quanto con lo smartworking i meeting faccia a faccia sono stati in parte sostituiti dalle videoconferenze e in parte dalle telefonate.
L’aumento di traffico è dovuto allo smart working e alla didattica online
“Falso. Le piattaforme di smartworking e di didattica online utilizzano codifiche che comprimono moltissimo il segnale, quindi l’aumento di dati, rispetto ai tempi pre-emergenza è molto limitato”. Lasagna spiega che in realtà gli incrementi di traffico sono legati al forte aumento del video ott e del gaming online. “mai sentito parlare di Fortnite?”. Fatto 100 il traffico dati complessivo – speiga Lasana dati alla mano – il 50% è occupato da applicazioni video, il 20% dal gaming (+300% rispetto a prima) e solo il 18% dal web browsing e da altre applicazioni legate alla remotizzazione del lavoro e della didattica. E il picco del traffico rimane serale tra le 22 e le 24, quindi non in orario di smart working.
Le reti sono “vecchie” e lo scarso Ftth ci penalizza
“Distinguiamo: i fenomeni che abbiamo descritto fino ad ora non pesano sulle reti di accesso, il cosiddetto “ultimo miglio”, ma sulle reti di trasporto, le cosiddette “dorsali”, che vanno più o meno dalle centrali o armadi fino ai nodi in cui il traffico si connette alle piattaforme internazionali”. Ciò per un semplice motivo: la rete di accesso è dedicata al singolo cliente ed è già dimensionata per supportare il normale utilizzo di internet di una famiglia; il telelavoro di giorno, l’utilizzo di video o giochi online di sera. La rete di trasporto, invece, è dimensionata assumendo che non tutti gli utenti utilizzino contemporaneamente tutta la banda a loro disposizione. Gli ampliamenti fatti sulle dorsali servono appunto ad adeguare le reti ai nuovi modelli di consumo. “Il problema della rete di accesso si pone evidentemente per tutti quei cittadini che vivono in aree non coperte da reti a banda larga ed ultralarga. Li il problema, che evidentemente già esisteva, è acuito dall’emergenza attuale”, sottolinea Lasagna.
Le reti attuali non sono adatte per lo smar tworking perché non supportano il traffico “simmetrico”
“Falso. Al netto di poche attività la maggior parte delle attività svolte in smartworking continua a generare una forte prevalenza di download rispetto all’upload di dati”. Come già detto, le applicazioni video per la didattica online e per le videoconferenze comprimono moltissimo i dati e dunque pesano in modo molto limitato sulla crescita dei dati. Tant’è vero che il traffico in upload cresce in proporzione poco di più di quello in download, anche nelle reti Ftth, in cui la capacità è maggiore. “Le nostre reti si stanno dimostrando resilienti ed in grado di contribuire in modo importante alla gestione di questa complessa emergenza, supportando tutti quelli che da casa continuano a lavorare, ad informarsi, ad intrattenersi”, conclude il manager.