Ieri anche il socio di maggioranza relativa di Mediaset, Fininvest, ha depositato una citazione contro Vivendi in cui si chiede il rispetto del contratto firmato lo scorso aprile e 570 milioni di euro di danni. Citazione che si aggiunge a quella di Mediaset, che da parte sua ha chiesto 50 milioni al mese al gruppo che fa capo a Vincent Bolloré. Nonostante le citazioni legali gli advisor dei due player continuano da giorni a lavorare a un accordo alternativo.
È pur vero che lo scorrere delle lancette dell’orologio sembra poter ampliare la richiesta danni nei confronti del gruppo francese, che non commenta la nuova azione legale intrapresa da Fininvest. Fonti interne alla vicenda fanno sapere all’Adnkronos che “arrivare a un accordo è nell’interesse di tutti”. La stessa opinione già ripetuta dagli analisti nelle scorse ore. Nel nuovo possibile schema di accordo Mediaset-Vivendi potrebbe essere coinvolto un fondo di private equity, che acquisirebbe il 20% di Premium almeno fino a quando i conti saranno in rosso. Il cda di Vivendi previsto per domani potrebbe sicuramente rendere la situazione più chiara.
Il terzo attore in gioco, ossia Telefonica che ha in portafoglio l’11% di Premium, “non commenta i rumors”, ma secondo quanto appreso dall’Ansa la quota in mano alla telco spagnola non è strategica. Anzi, la compagnia non solo non sarebbe intenzionata ad incrementare la sua partecipazione, ma nemmeno a mantenerla.
Sky, Liberty Media e le cinesi Phoenix e LeTv sarebbero invece le 4 compagnie che in caso di rottura fra Mediaset e Vivendi potrebbero entrare in corsa per la pay-tv Premium. A riportare quest’ipotesi è Milano Finanza, che prende in esame anche l’eventualità di fine delle trattative fra la media company francese e il Gruppo italiano. Una possibilità che esiste ma a cui il mercato, al pari degli analisti, non sembra ancor voler dare quota.