Frequenze televisive. Dentro il cantiere aperto della manovra si
affacciano due parole finora sconosciute al linguaggio delle misure
anti-crisi. Le pronuncia Marco Carlomagno, segretario della Flp.
“Se solo si decidesse di vendere” le frequenze lasciate libere
dal passaggio delle tv al digitale terrestre, “come stanno
facendo Francia, Germania, Stati Uniti, si potrebbero incassare dai
6 agli 8 miliardi di euro oppure, qualora il governo volesse
cederle in concessione onerosa, potrebbe ricavarne almeno 2
miliardi di euro all'anno”. In questo modo secondo Carlomagno
si concretizzerebbe “un’alternativa al blocco dei contratti
pubblici”.
Perché, secondo la federazione dei lavoratori pubblici e funzioni
pubbliche, “l'Italia è l'unico paese che si appresta a
regalarle ai soggetti che già operano nel settore, Rai, Mediaset,
Telecom”. Secondo Carlomagno “non c'è traccia di misure di
lotta all'evasione fiscale. Si mettono le mani nelle tasche
delle solite categorie: lavoratori dipendenti e fasce deboli della
popolazione", ma un’alternativa ci sarebbe. Appunto, lo
sfruttamento del dividendo digitale. “Ma quella che manca – dice
Carlomagno – è la volontà di far pagare chi non lo ha mai fatto.
Se poi si parla di sistema radiotelevisivo, in Italia si alza un
muro invalicabile di interessi”.